Un maestro di ornato: i decori nell’atrio e nello scalone di Palazzo Bortolani di Modena.
Grazie alla collezione di disegni dell’artista conservata nel Museo Civico di Carpi, l’attività di Becchi nei teatri, nelle chiese, nelle ville e nei palazzi di città è in gran parte nota (1). Gli ornati di Palazzo Bortolani a Modena in corso Canalgrande all’attuale civico n. 27, costituiscono un intervento decorativo poco studiato, al centro di un articolo sulla stampa cittadina del tempo. Nel prestigioso corso cittadino verso il 1880 Becchi aveva eseguito i decori di Palazzo Valenti, sia in facciata, sia negli interni. Purtroppo le decorazioni dell’interno, andate distrutte, sono ora note solo grazie ai progetti conservati nel Museo Civico di Carpi (2). I lavori nel Palazzo Bortolani (3), eseguiti a partire dal 1883 sono così descritti su “Il Panaro” del 14 luglio 1886: “Meritevole di nota e di molto encomio ci sembra la decorazione dello scalone nella nuova casa Bortolani in Canal grande, pregevole e degna opera di Andrea Becchi (…) di questo egregio artista tanto operoso quanto valente abbiamo avuto occasione di vedere parecchi recenti lavori (…) nei quali l’artista ha lasciato tracce notevoli dei pregi che lo distinguono; la felice intuizione del progetto, la efficacissima esecuzione dei chiaroscuri, e quella disinvolta ed elegante dei fiori, sparsi in quasi tutte le sue decorazioni” (4). E più avanti: “L’ambiente riccamente spazioso, la luce che piove abbondante dalle ampie finestre rendono più efficaci i chiaroscuri maestrevolmente ottenuti con tinte apparentemente chiare, semplici elegantissime. La mancanza di una navetta o di una cornice proporzionata, dovuta forse alla necessità di rendere meglio praticabili gli ambienti dell’ultimo piano, è abilmente mascherata dalla decorazione del soffitto mentre quella egualmente giudiziosa e bene intesa dell’atrio che dà accesso alla scala, attenua le difficoltà dell’ambiente piuttosto piccolo e ristretto”. Infine l’ambiente dello scalone era coronato da una pittura di Fermo Forti: “In mezzo al soffitto siede tra le nubi una figurina del Forti, la quale se pure non può dirsi tra le sue più belle, non è poi certamente indegna di quel paradiso di donne e di bambini di cui l’egregio artista fino ad ora quasi esclusivamente tiene la chiave” (5).
Oggi l’atrio carrozzabile di accesso alla scala si presenta con le due volte decorate a finti stucchi, cornici e decori a candelabra e festoni vegetali. Al centro della prima volta una tinozza e una cornucopia che, come la coppia di putti al centro della seconda volta, introducono al tema iconografico dei putti con simboli delle stagioni che coronerà la decorazione del soffitto all’ultimo piano. Dall’atrio delle carrozze, si accede all’ingresso della scala sulla sinistra: sulla parete di fondo il visitatore è accolto da un trompe-l’oeil che finge un nicchione con trofeo di fiori, quattro putti e la struttura di una fontana monumentale. Si sale poi per quattro piani completamente decorati da raffinate decorazioni illusorie: finte zoccolature di marmo, finte cornici a stucco, finti medaglioni con profili antichi. Le pareti sono ripartite in ampi settori a tinte alternate in azzurro polvere e giallo Napoli. Ancora finti architravi, sormontati da scenografiche sovrapporte illusorie, festoni e ghirlande di fiori a monocromo accompagnano la salita fino al quarto piano, concluso da una volta ribassata abitata da quattro putti e simboli delle stagioni. La figura al centro, dipinta da Fermo Forti non è più in sede, per via della presenza dell’impianto dell’ascensore.
Nelle collezioni del Museo Civico di Carpi si
trova un progetto di decorazione con soluzioni identiche a quelle realizzate nella scala di Palazzo Bortolani. Possiamo in effetti supporre che tali disegni appartengano al processo di elaborazione dei decori del palazzo di corso Casalgrande (6).
NOTE
(1) G. Martinelli Braglia (a cura di), Dall’accademia al revival: Andrea Becchi (1849-1926), catalogo della mostra (Carpi), Modena 1983.
(2) Ivi, p. 77 n. 46.
(3) Per riferimenti documentari che riguardano le vicende architettoniche del palazzo si vedano le indicazioni pubblicate in G. Bertuzzi, Trasformazioni edilizie e urbanistiche a Modena tra ‘800 e ‘900, Modena 1992, p. 225 n. 70.
(4) Arte e artisti, “Il Panaro”, 14 luglio 1886.
(5) Ibidem.
(6) Per l’immagine e notizie sul disegno n. 293 del Museo Civico di Carpi si veda G. Martinelli Braglia (a cura di), Dall’accademia al revival… cit., p. 87 n. 55.
(Elisa Montecchi, 2013)