GUERZONI FRANCO

La stagione degli anni settanta.

Gli anni settanta costituiscono per Franco Guerzoni il periodo d’esordio. Sono anni sperimentali, guidati da una forte spinta emotiva e profondamente influenzati dalle esperienze artistiche d’oltreoceano, in particolare Minimalismo e Arte concettuale, percepite in quell’epoca, in una piccola realtà come Modena, attraverso la stampa e le riviste specialistiche di respiro internazionale.
Le fotografie scattate da Luigi Ghirri e Franco Vaccari documentano i suoi interventi artistici di quegli anni, debitori della lezione “azzerante” del Minimalismo e dello sconfinamento ambientale della Land Art. Lo stesso Guerzoni ammette: “Le influenze sono evidentissime, ed è forse l’insicurezza ad averle determinate, ma anche la quantità di queste influenze, che ci lambivano appena. Il senso di impermanenza, il loro apparire per scomparire, invece era un calcolo”. (1)
La mostra collettiva Misura (2) del 1972, è emblematica in questo senso. Qui le installazioni di Guerzoni dialogano con gli spazi interni di Palazzo dei Diamanti, o meglio, si innestano in quegli ambienti nel tentativo di sovvertirli e al contempo annullarli. L’artista presenta una Grande coperta (1970), Trapezio (1971), una serie di Affreschi (1972) e 64 Lampade (1969). Le prime due vengono presentate già un anno prima in una collettiva alla Galleria Flori di Firenze, dove, secondo il curatore Adriano Spatola, contribuivano a creare un ambiente unico, “un’opera concepita per essere vissuta e interagita dallo spettatore che, spaesato dall’anomala inconsistenza del pavimento e dalla imprevedibile elasticità del trapezio, finiva col perdere ogni riferimento con la realtà supposta, annullata e stravolta in favore di una improbabile e disarmante alternativa”. (3)
Anche gli Affreschi – veri e propri interventi site-specific – contribuiscono a questa azione straniante: Guerzoni sostituisce parti dell’intonaco originale delle pareti del Palazzo con nuove stesure monocrome, simili agli strati preparatori degli affreschi. In questo modo l’artista interviene nell’ambiente, cancellandolo, per farlo rivivere e percepire dal visitatore con rinnovato stupore.
I disegni di Guerzoni della collezione Assicoop, Tavola descrittiva per una evoluzione, Studio per “I tappeti volanti” e Affreschi, tutti datati 1971, sono riconducibili alle installazioni di Misura, non come semplici studi preparatori, ma come vere e proprie riflessioni e trasposizioni su carta delle idee germinali dell’artista, cariche di tutta la loro portata concettuale. Secondo Fabrizio D’Amico è “un lavoro, quello sulla carta, continuo, frequente e quasi testardo, che ha accompagnato ogni stagione della creatività di Guerzoni; che, quasi volesse confessare con questa ostinata fedeltà la sua prima urgenza di parola, ha sempre poi delegato alla carta, e allo scavo su di essa operato, l’evidenza prima della propria immagine: svelata da quel suo andare indietro nel tempo, da quel suo cercare i suoi sogni e le avventure della mente nella coltre delle memorie”. (4)
Le “avventure della mente” si traducono in “concetti”. Negli anni settanta le installazioni e i disegni dell’artista tendono ad alleggerirsi, verso soluzioni fredde e concettuali appunto, che procedono verso la smaterializzazione dell’opera, o meglio verso un azzeramento di essa. Tavola descrittiva per una evoluzione (5), ad esempio, mostra attraverso le linee pulite e geometriche del disegno un Trapezio sospeso nel vuoto, un’apparizione circondata dallo spazio della carta; nello Studio per Tappeti volanti – progetto di un’opera mai realizzata – si nota l’urgenza di rendere il vuoto, il niente, anche attraverso l’azione combinata tra immagini e parole (per mano del poeta viaggiatore Adriano Malavasi). Il passo da qui a Coperta è breve: come dichiara lo stesso artista, quel grande pavimento imbottito è “nato per essere solo un teatro del niente” (6).
L’ultimo esempio è il disegno Affresco, una meditazione sulle modalità di intervento volte a parcellizzare la superficie della carta come quella delle eventuali pareti destinate a questo trattamento: lo scopo è quello di avvicinarle il più possibile alla consistenza dell’etere.

NOTE
(1) G. Bizzarri (a cura di), Franco Guerzoni, Viaggi Randagi con Luigi Ghirri, Reggio Emilia 2012, p. 10.
(2) A cura di Adriano Spatola, la mostra Misura. Carlo Cremaschi, Giuliano Della Casa, Franco Guerzoni, Adriano Spatola si è svolta a Ferrara a Palazzo dei Diamanti dal 15 gennaio al 6 febbraio del 1972.
(3) G. Bizzarri, P. G. Castagnoli (a cura di), Franco Guerzoni. Pitture volanti, Milano 2004, p. 124.
(4) F. D’Amico, Il tempo bianco di Franco Guerzoni, in P. G. Castagnoli, F. D’Amico (a cura di), Franco Guerzoni. La parete dimenticata, Milano 2013, p. 10.
(5) Pubblicata nel volume a cura di F. Piccinini e L. Rivi, Arte a Modena tra Otto e Novecento. La raccolta Assicoop Modena Unipol Assicurazioni, Carpi 2008, p. 200.
(6) Da corrispondenza e-mail del 7 aprile 2013.

(Francesca Mora, 2013)