MAZZONI GIUSEPPE

L’illustrazione e la guerra.

Giuseppe Mazzoni appartiene alla stessa generazione degli esponenti delle avanguardie storiche. Tuttavia, la sua arte, in particolare la sua pittura, rimane legata ad una concezione ottocentesca, informata da certi criteri post-impressionistici: il dato reale, colto nella sua più stretta attualità, viene restituito attraverso larghe e sfaldate pennellate di colore che, al contrario, riportano cromie innaturali, tendenzialmente verdi-azzurrine.
A caratterizzare le opere di Mazzoni, in ogni caso, è la forte padronanza del disegno (1), una capacità che porterà l’artista a importanti esperienze come illustratore e incisore. Appresa la tecnica xilografica dell’intagliatore Clementi a Sassari nel 1908, l’artista si esprime principalmente attraverso la litografia, tant’è che durante la Grande Guerra, alla quale partecipa nelle vesti di ufficiale, i suoi fogli diventano il resoconto visivo di numerosi episodi bellici. In questa circostanza ritrae soldati, feriti, prigionieri, cavalli, ecc. Si tratta di schizzi tracciati su carta da trasporto, poi stampati con un torchio della sezione cartografica della Terza Armata e successivamente pubblicati su “L’illustrazione Italiana” e sulla rivista militare “La Tradotta”. Per quest’ultima rivista Mazzoni compare anche nelle vesti di vignettista per illustrare i versi de L’imboscato (1918) di Renato Simoni.
Mario Isnenghi nota, in particolare sui fogli di trincea, la tendenza “a definire i confini di ciò che è reale nel senso di escludere e porre fuori dal confine del reale tutto ciò che contraddice le scelte e l’egemonia dei gruppi favorevoli alla guerra, di cui i giornali stessi sono portatori: e dunque il pacifismo, l’opposizione alla guerra, la disposizione a trattare, le riserve circa la necessità dell’intervento, i giudizi e ogni opposizione pratica dal basso ecc. E che, nello stesso tempo, fanno invece nell’area del reale, del verosimile e del concreto tutto ciò che favorisce la guerra e va nel senso della vittoria innescando anche il processo apparentemente inverso della infantilizzazione e sdrammatizzazione della realtà della guerra: il carattere fintamente idillico della favola dei e per i ‘soldatini’ nei termini di una ‘commedia dell’arte’ – disegnata e scritta – ” (2).
A proposito della produzione umoristico-caricaturale di Mazzoni, Stefano Bulgarelli nota come “la sua verve disegnativa non cessa durante il primo conflitto mondiale […]. Mazzoni realizza schizzi veloci a matita, acquerello, china e con tecnica mista, concependoli come reportage di guerra […]. I suoi disegni raffigurano le trincee del Carso e diversi episodi della vita dei soldati, ma anche gli scontri frontali, le officine di guerra o i momenti di riposo” (3). In particolare, per “La Tradotta” “l’immagine satirica ‘specializzata’ nel mettere in ridicolo il nemico, assolveva pienamente il suo compito” evidenziando i punti di forza dell’artista, ovvero, “il tratto veloce, sicuro, la ricerca immediata del dato psicologico, la padronanza nel trasmettere la dimensione emotiva della figura rappresentata”. Lo studioso nota infine come la struttura delle vignette “realizzate in larga parte attraverso l’uso del bianco e del nero” (4) riveli un’abilità grafica peculiare. Nelle pagine della Storia dell’illustrazione italiana, Paola Pallottino ci ricorda tuttavia che quasi per definizione “l’illustrazione di guerra […] esplora a fondo le possibilità del bianco e nero tramite la marcatura dei contrasti, delinea con ipnotica impietosità particolari macabri o orrorifici, accentua la sua tragicità attraverso dissonanza e disordini che frantumano la composizione” (5), mettendo in risalto come durante la prima guerra mondiale molti illustratori – tra i quali Mazzoni – vengono coinvolti nella creazione di periodici che attraverso forme semplici e gradevoli allietano e allo stesso tempo temprano lo spirito dei soldati.

NOTE
(1) La pittura di Mazzoni, pur essendo mossa e vivace, risulta sempre assicurata ad un solido tratto grafico, che struttura e regola lo spazio e delinea i soggetti ripresi.
(2) M. Isnenghi, Giornali di trincea (1915-1918), Torino 1977, p. 63.
(3) F. Piccinini, C. Stefani (a cura di), Ghigno e sorriso. Caricature del Novecento a Modena, Modena 2007, p. 18.
(4) Ib.
(5) P. Pallottino, Storia dell’illustrazione italiana, Bologna 1988, p. 240.

(Francesca Mora, 2013)