MITI ZANETTI GIUSEPPE

La figura dell’artista nella rivista “Emporium”.

Per comprendere la formazione artistica e la poetica di Giuseppe Miti Zanetti risulta particolarmente utile un articolo apparso nella rivista “Emporium” nell’ottobre 1919 (1). L’articolo è firmato da Giovanni Nascimbeni e consta di dodici pagine arricchite da undici riproduzioni fotografiche delle opere, di cui una a colori; la prima pagina propone inoltre la fotografia del pittore stesso, ormai sessantenne.
La rivista “Emporium”, nata a Bergamo nel 1895, era in breve tempo diventata la principale portavoce delle più condivise tendenze storico-artistiche del panorama italiano dell’epoca, non mancando di trattare tematiche sociali e culturali in genere. Per via dell’ampio spazio dedicato alle fotografie (sono gli anni dell’avvento del retino fotomeccanico) e alla grafica, si può dire che la rivista comunicasse attraverso un “lessico visivo” (2). Nata lo stesso anno della Biennale veneziana, la rivista continuerà ad essere stampata fino al 1964, senza interruzioni neppure durante i conflitti bellici; fin dagli esordi dedica spazio all’arte contemporanea e così, accanto alla rubrica di “Arte retrospettiva”, si trovano le monografie degli “Artisti contemporanei”, le recensioni delle grandi esposizioni e la rubrica delle “Cronache” che, poste in calce al fascicolo, sono in genere ordinate per città (3).
La monografia su Miti Zanetti comparsa nel 1919, nello spazio dedicato appunto agli “Artisti contemporanei”, descrive brevemente la giovinezza del pittore, la formazione quasi da autodidatta e l’incontro fatale con Venezia, cui la sua opera “è indissolubilmente legata”: la città viene ritratta di notte, nei punti meno noti, con una particolare predilezione per “i canali tristi e scuri; la laguna invasa da ombre fantastiche; le case e i palazzi spettrali, sorgenti sull’acqua livida e smorta; le luci strane […]; o il candore malinconico della luna sulla città immersa nel sonno”. È la “Venezia delle cose e non degli uomini”, i quali, anche quando vi compaiono, sono sempre “immersi nelle cose”. Nonostante Venezia sia il soggetto prediletto, il pennello di Miti Zanetti ritrae anche monti, vallate, campagne e boschi del Veneto, dell’Emilia, della Liguria, con l’intento secondo l’estensore dell’articolo di coglierne un’essenza, un’anima nascosta e segreta, per poi ritrasmetterla “agli uomini che non se ne erano accorti”: è un paesaggio “sentito ed espresso romanticamente come uno ‘stato d’animo’”. I suoi quadri, spesso caratterizzati da poche tonalità cromatiche, con forti contrasti di luci e ombre, “si possono veramente dire scenografici”: ciò che colpisce il pittore sono le linee, i volumi, il colore delle cose, delle quali “egli ha prima un’impressione pittorica” (4). Nascimbeni ricorda poi di Miti Zanetti l’attività di acquerellista e soprattutto quella di incisore, sottolineando il grande apprezzamento di cui gode l’artista, testimoniato dalla presenza di sue opere in importanti gallerie e musei, nonché dagli acquisti effettuati da personaggi illustri (tra cui il Re).
La prima comparsa del nome di Miti Zanetti su “Emporium” risale al 1914, all’interno di una recensione intitolata La mostra internazionale d’arte a Venezia (5): l’articolo rimarcava la presenza, in mostra, di una gran quantità di opere dedicate a Venezia, “una città che meno delle altre può essere interrogata con impazienza e meno delle altre è disposta a parlare quando vogliamo. Per udire il suo linguaggio è necessario amarla e attendere; occorre vivere a lungo presso i suoi canali, nei suoi cortili, nelle sue chiese, nei suoi palazzi, per cogliere qualcuno di quei segreti che ella di tanto in tanto confessa ai suoi adoratori”. Uno di questi adoratori è appunto Miti Zanetti, “interprete del mistero notturno di Venezia nei suoi quadri in cui sono narrati i colloqui della luna con le vecchie mura e le acque silenziose”; l’articolo è corredato dalla riproduzione fotografica di due opere di Miti Zanetti, che a quella Biennale ne aveva presentate tre. Una delle riproduzioni è quella di Notturno, sulla cui descrizione si attarda anche Marco Pilo nella monografia sul pittore databile a quel periodo: “un quadrivio di rii, case pallenti di luna, cupi, sotto il cielo stellato, d’ombre paurose, di riflessi strani […] e un battello nero, lento, sbuca di sotto un ponte […] Romanticismo? Ma sicuro! Venezia, e di notte, può mai essere altro?” (6).
Miti Zanetti è poi nuovamente segnalato nel numero di “Emporium” del giugno 1917, tra le colonne della “Cronachetta artistica” che recensisce l’esposizione delle Tre Venezie alla Galleria Pesaro di Milano (7): attraverso questa mostra gli artisti provenienti dai territori più provati dagli eventi bellici avevano la possibilità di esporre il proprio lavoro; di Miti Zanetti, presente con paesaggi lagunari e cadorini, viene riprodotta l’opera Lago a Fadalto (Cadore). Ed è ancora nella rubrica della “Cronache” del novembre 1921 che il pittore compare sulla rivista bergamasca per l’ultima volta (8). L’occasione è di nuovo un evento alla Galleria Pesaro, questa volta un’esposizione di Arte italiana contemporanea: l’articolo si sofferma su quegli artisti veneti che la guerra ha portato a Milano e che “si son piantati con diritto, ormai, di cittadinanza, accaparrandosi i più belli studi e la migliore clientela”. Miti Zanetti, del quale si riproduce l’opera Rio S. Maria Formosa, non viene annoverato tra questi, ma citato più avanti, di sfuggita, e definito, semplicemente, “immutabile”.

NOTE
(1) G. Nascimbeni, Artisti contemporanei: Miti Zanetti, in “Emporium”, ottobre 1919, pp. 188-198. Per la figura di Miti Zanetti si vedano inoltre M. Pilo, Giuseppe Miti Zanetti, Milano s.d.; L. Landini, Giuseppe Mitizanetti (Modena 1889-Milano 1929), Reggio Emilia 1979; T. Fiorini (scheda) in F. Piccinini, L. Rivi (a cura di), Arte Modenese tra Otto e Novecento. La raccolta Assicoop Modena Unipol Assicurazioni, Modena 2008, pp. 66-75.
(2) M. Fileti Mazza, «Emporium» esplorato. Una banca dati tra testo e immagine, in G. Bacci, M.Ferretti, M. Fileti Mazza (a cura di), Emporium. Parole e figure tra il 1895 e il 1964, Pisa 2009, p.2.
(3) Si veda M. Patti, Cronache e grandi rassegne. L’arte contemporanea in «Emporium» tra le due guerre, in G. Bacci, M.Ferretti, M. Fileti Mazza cit., pp.491-519.
(4) G. Nascimbeni cit.
(5) A. Colasanti, Esposizioni italiane. La mostra internazionale d’arte a Venezia, in “Emporium”, luglio 1914, pp.17-38.
(6) M. Pilo, cit., p. 15.
(7) C. Bozzi, Cronachetta artistica. L’esposizione delle Tre Venezie, in “Emporium”, giugno 1917, pp.420-426.
(8) B., Cronache. L’esposizione “Arte italiana contemporanea” alla Galleria Pesaro, in “Emporium”, novembre 1921, pp.303-318.

(Francesca Fontana, 2013)