Per una nuova scuola di paesaggio a Modena.
“Sappiamo che il sig. Filippo Reggiani, egregio pittore di paesaggio, ha istituito nel proprio studio, vicolo Caselline n. 2, una scuola per i giovani che vogliono dedicarsi a questo ramo importantissimo delle arti belle. A tal uopo il maestro suddetto ha fornita la sua scuola di studi e di scelti esemplari tolti dal vero, ed egli si offre inoltre a dare lezioni a domicilio alle condizioni e secondo regolamento visibile nello studio ed all’indirizzo sopra indicato. Ora specialmente, dopo che è stata soppressa all’Istituto di Belle Arti la Scuola di Paesaggio, torna opportuna l’iniziativa dello egregio sig. maestro Reggiani al quale auguriamo un numeroso e meritato concorso di allievi” (1). Queste sono le parole di un articoletto apparso sulle pagine de “Il Panaro” a proposito della creazione di una nuova scuola di paesaggio a Modena, promossa dal modenese Filippo Reggiani. L’articolo esce quasi all’indomani dell’applicazione della legge del 1877 per cui alcune Reali Accademie di Belle Arti, per evitare la chiusura, sono obbligate a trasformarsi in più modesti Istituti. A Modena nasce quindi il Regio Istituto di Belle Arti, con finalità artigianali, premessa all’ulteriore riforma del 1923 per favorire indirizzi di arte applicata all’industria. Questo cambio istituzionale comporta la chiusura dello studio superiore di Pittura e Scultura, l’esclusione dei dilettanti, e la chiusura della Scuola di Paesaggio, ritenuta ormai obsoleta, nonostante ricevesse numerose adesioni. Si pensi che il numero totale degli allievi dell’Accademia di Belle Arti da 308 del decennio 1870-80 passa a 150 fra 1880-96 (2). Questo dimezzamento era senz’altro dovuto anche alla soppressione della Scuola di Paesaggio e all’allontanamento dei dilettanti.
Come testimonia un documento dell’Accademia di Belle Arti, la Scuola di Paesaggio era molto apprezzata: nel 1855 gli studenti di quella sezione chiedono infatti al direttore di allora, Adeodato Malatesta, di potere studiare paesaggio anche oltre le ore di lezione. Tale consuetudine, in atto da tempo, venne poi interrotta a causa di un furto. Malatesta, che in un primo tempo non accorda il permesso, successivamente cambia idea (3). Allora era professore di paesaggio Giovanni Susani, ex allievo di Pietro Minghelli, fortemente attaccato a modelli romantici. Dal 1841 al 1871 Susani insegna (4) con metodi didattici tradizionali attraverso la copia da dipinti, bozzetti o incisioni, sebbene si servisse anche di sedute di pittura dal vero nei pressi di Vignola (5).
Il 15 marzo del 1871 muore Susani e, appena sei giorni dopo, si candida per il suo posto Geminiano Mundici (6). Si candiderà anche il bresciano Mario Di Scovolo, che prenderà i voti del collegio accademico vincendo poi l’incarico e rivestendo, dal 1871 al 1877 (7), quello che era stato il ruolo di Susani, con la speranza di uno svecchiamento attraverso un contatto più diretto con la natura dal vero.
Anche la vittoria della cattedra del Di Scovolo non si era sottratta al dibattito sulla stampa cittadina, suscitando una serie di polemiche tra il “Giornale di Modena”, portavoce di malcontento di alcuni cittadini sulla scelta, ed “Il Panaro” che invece appoggiava la candidatura dell’artista bresciano (8), molto apprezzato anche da Adolfo Venturi (9). Purtroppo l’incarico di Mario Di Scovolo ebbe vita breve. Alla morte di quest’ultimo, avvenuta il 7 marzo 1877, la carica per la sua sostituzione viene congelata, a causa della riorganizzazione dell’Accademia in Istituto. Al tempo, l’apprezzato paesaggista Filippo Reggiani, che era stato allievo del Susani, sperava di potersi candidare a professore di Paesaggio (10), ma la riforma impedì che le sue aspettative avessero seguito. È a quel punto che Reggiani pensa di aprire una sua scuola di paesaggio, forse col proposito di approfittare dello spazio apertosi con il nuovo vuoto accademico. Non si hanno molte notizie su questa sua impresa. Matteo Campori, a commento dell’opera Una strada in pianura, dello stesso Reggiani, nel 1886 constatava come quel quadro richiamasse “alla memoria la scuola di paesaggio che già esisteva [all’] Istituto di Belle Arti, e che fu soppressa senza addurne la ragione, parecchi anni or sono.” Campori proseguiva dicendo “Che se l’abolizione della scuola dell’incisione poteva essere giustificata dall’assoluta mancanza di scolari, non poteva dirsi altrettanto di quella del paese, alla quale concorrevano non solamente giovani che si dedicavano alla professione dell’arte; ma coloro altresì che l’esercitavano per semplice diletto, o per levarsi dall’ozio, o per sollevare lo spirito da altre meno grate e meno piacevoli occupazioni. Se noi facciamo voti perché sia ridonato quell’insegnamento al nostro Istituto, crediamo interpretare il pensiero di tutti i cultori dell’Arte” (11).
Queste parole risalgono a circa dieci anni dopo l’apertura della scuola privata del Reggiani, di cui Campori non fa minima menzione. La pittura di Filippo Reggiani, che risentiva della lezione del Susani con i suoi accenti romantici, poi caratterizzata da misurate virate in direzione verista (Campagna modenese), verso la fine del secolo risultava poco aggiornata rispetto ai nuovi modelli che si andavano diffondendo anche a Modena (12). Probabilmente la scuola e le lezioni a domicilio proposte dall’artista modenese non ebbero ampio seguito e lunga vita.
NOTE
(1) Nuova scuola di paesaggio, in “Il Panaro”, 7 gennaio 1878.
(2) V. Sala, Giuseppe Maria Soli e l’istituzione dell’Accademia. Dalla fondazione alla riforma postunitaria: l’iter costruttivo della “Fabbrica”, fonte dell’ingegno e dell’arte, in D. Ferriani (a cura di), La virtù delle Arti. Adeodato Malatesta e l’Accademia Atestina, catalogo della mostra, Vignola 1998, p. 32.
(3) ASMo, IAV, b. 12, 1854-1855, n. 23 (8-11 gennaio 1855); ASMo, IAV, b. 12, 1854-1855, n. 51 (9 marzo 1855).
(4) Susani è Maestro di Paesaggio dal 3 febbraio 1841, viene poi nominato Professore nel gennaio 1853; rimane in carica fino alla sua morte, avvenuta il 15 marzo 1871. ASMo, IAV, b. 17,“Contabilità” 1866-1867; ASMo, IAV, b. 11, 1852-1853, foglio n. 49 (1 febbraio 1853); ASMo, IAV, b. 20, 1870-1871”, foglio n. 110 (16 marzo 1871) e segg. fino al n. 113.
(5) E. Montecchi (scheda), in T. Fiorini, F. Piccinini, L. Rivi (a cura di), Museo Civico d’Arte di Modena. I dipinti dell’Ottocento e del Novecento, Bologna 2013, pp. 400-401
(6) ASMo, IAV, b. 20 , 1870-1871, foglio n. 122 (21 marzo 1871).
(7) ASMo, IAV, b. 20, 1870-1871”, n. 197 (28 maggio 1871); ASMo, IAV, b. 20, 1870-1871, n. 127 (25 marzo 1871); ASMo, IAV, b. 20, 1870-1871, foglio n. 197, 28 maggio 1871; ASMo, IAV, b. 25, 1875-1876, foglio n. 295 (28 giugno 1876).
(8) Libera critica in libera stampa, “Il Panaro”, 30 maggio 1871.
(9) Adolfo Venturi, concludendo nel 1872 il corso d’ornato all’Accademia di Belle Arti di Modena, vi era rientrato nel 1876 per seguire il corso di paesaggio di Mario Di Scovolo. S. Ferrari, Da Accademia a Istituto d’Arte, in D. Ferriani (a cura di), La virtù delle Arti. Adeodato Malatesta e l’Accademia Atestina, catalogo della mostra, Vignola 1998, p. 15.
(10) Fiorini (scheda), in F. Piccinini, L. Rivi (a cura di), Arte a Modena tra Otto e Novecento. La raccolta Assicoop Modena Unipol Assicurazioni, Carpi 2008, pp. 41-42.
(11) M. Campori, Una strada in pianura, in Società d’Incoraggiamento per gli artisti della Provincia di Modena, Albo del VII Triennio MDCCCLXXXII – MDCCCLXXXIII – MDCCCLXXXIV, Modena 1886, p.24.
(12) Fiorini (scheda), in F. Piccinini, L. Rivi cit., p. 42.
(Eva Ori, 2013)