VALLI AUGUSTO

Un pittore tra l’Emilia e l’Africa.

Nella Raccolta Assicoop sono oggi presenti opere di Valli utili per la conoscenza tanto della sua attività modenese quanto di quella africana. L’Autoritratto in divisa della Raccolta propone l’artista in una visione ravvicinata, come in un autoscatto, con il giovanile volto sorridente. I due piccoli ritratti a olio su tavola, (Ritratto del commendator Tacchini e Ritratto di signorina) sono da considerare invece ricordando come il processo creativo di Valli preveda di frequente il passaggio attraverso la fase intermedia del bozzetto, tracciato a brevi tocchi di colore su assicelle di legno. È probabile quindi che anche questi due piccoli ritratti, come il simile Ritratto di Iole Masi conservato nel Museo Civico di Modena, costituiscano provvisorie annotazioni cromatiche, in vista dell’esecuzione di un eventuale ritratto su tela. La veduta a olio su tela che mostra in scorcio la Torre Ghirlandina appartiene a un genere assai raro nel catalogo di Valli, che non esegue spesso vedute urbane; anche questa veduta è del resto particolare: l’artista infatti, per niente animato dal desiderio di descrivere la topografia della città, indugia piuttosto nell’esame dell’effetto pittorico della luminosità incerta che si dissolve tra giorno e notte, sotto un cielo violetto, tra le trasparenze delle esalazioni di un comignolo.
La ricerca pittorica sulla luce e l’elaborazione creativa per appunti visivi registrati in bozzetti a olio su assicelle di legno sono caratteri centrali nel modo di lavorare di Valli, analogamente a quanto accade anche per l’intera produzione dei dipinti a tema africano (1). Come è noto, la raccolta numericamente più vasta delle opere legate all’esperienza dei viaggi dell’artista tra Egitto, Sudan britannico, Eritrea, Impero etiope e regioni somale si trova nel Museo Civico d’Arte di Modena. Tuttavia, la tela Let-Marefià con il Monte Emmebret e la foresta di Fecheriè Ghemb conservata in questa Raccolta (si veda il primo volume di questo Catalogo, p. 83) riveste un valore storico notevole perché permette di completare la nostra conoscenza del modo di lavorare di Valli. Il dipinto eseguito a olio su tela di medie dimensioni deriva direttamente da uno dei bozzetti a olio su tavoletta di legno del Museo Civico di Modena (inventariato con il n. 793) che Valli registrò nel terzo dei suoi viaggi africani, nel 1890. La tela in esame, datata 1893, rispetta pressappoco le proporzioni del bozzetto. In essa si ripropone, secondo il medesimo punto di vista del bozzetto, un versante del Monte Emmebret nel gruppo dell’Ifat con la foresta del Fechereghmb (Fecheriè Ghemb) e la conca vulcanica di Let Marefià che, ai tempi del viaggio di Valli, ospitava la Stazione Geografica Italiana sull’altopiano etiope. In lingua amarica Let-Marefià significa luogo di riposo; la località era infatti al centro di un ambiente naturale edenico, lussureggiante e fertile per le terre vulcaniche su cui giaceva, ricoperto di un manto fitto di spettacolari boschi rigogliosi. La Stazione Geografica Italiana, con la città costiera di Assab, rappresentava il cuore delle attività politiche e scientifiche italiane in Africa tra il 1877 al 1895. Era stata fondata da Orazio Antinori nel 1877 con varie capanne circondate da fiorenti coltivazioni. Dopo la morte di Antinori nel 1882, fu guidata da Pietro Antonelli, poi dal modenese Vittorio Ragazzi, da Leopoldo Traversi e infine abbandonata definitivamente nel 1895 a causa del deterioramento dei rapporti con Menelik (2). Considerando la data sull’opera, 1893, possiamo dedurre che Valli, due anni dopo il viaggio, ormai nello studio di Modena, si sia dedicato alla realizzazione della tela a partire dal piccolo ricordo d’Africa, a olio su tavoletta. Il confronto tra il bozzetto e la tela mostra come nel grande formato l’effetto del colore perda in parte d’intensità e brillantezza cromatica: il verde esuberante, profondo e sfumato in tonalità ora più cupe ora splendenti del bozzetto, si affievolisce stemperato in toni più pallidi e polverosi del colore sulla tela.
Una breve e suggestiva narrazione autografa dei quattro viaggi in Africa compiuti da Valli tra il 1885 e il 1905, conservata nell’archivio del Museo Civico d’Arte, rivela le motivazioni di viaggi ripetuti in cerca di ispirazione artistica e avventura personale. Ecco dunque l’incipit del racconto: “Ultimati gli studi nel Regio Istituto di Belle Arti di Modena, io con l’amico pittore Ferdinando Cavicchioli, attratti dalla notizia che il Governo Italiano inviava truppe per l’occupazione di Massaua, presi dal desiderio di riprodurre quei nuovi paesi e costumi, si decise la partenza per quella regione. Affatto nuovi di ogni pratica di viaggio, c’imbarcammo a Napoli sul “Natal” piroscafo francese della Messaggerie, diretto al Giappone per la via di Suez. Dopo mille peripezie sbarcati a Porto Said, soggiornammo colà parecchio, aspettando l’occasione che ci portasse a Massaua. Da Porto Said per il canal di Suez si giunse a Massaua, dopo una sosta a Suakim, terra inglese. Qui visitando il forte di Ghimesa fui presentato al Generale Sir George Graves. Alla fine di aprile eravamo a destinazione rimanendovi fino al mese di giugno, costretti al ritorno dalle febbri che ci avevano colto in quel torrido clima e ridotta la salute in uno stato poco rassicurante” (3). Questo il racconto del primo viaggio tra gennaio e giugno 1885; nel Museo Civico d’Arte di Modena restano numerosi bozzetti che catturano di quel viaggio vedute di Suakin nel vento rovente e sabbioso del Camsin, la città di Massaua, Suez, un arabo in costume e numerosi altri bozzetti che documentano la freschezza di ispirazione del giovane artista rispetto a “quei nuovi paesi e costumi”. Lo stile di esecuzione, le scelte compositive, la selezione dei soggetti delle opere eseguite da Valli durante i viaggi, mostrano come l’artista possedesse certamente una buona conoscenza del lavoro dei numerosi artisti italiani e europei che dagli anni sessanta compivano viaggi in Africa e Medioriente riportando serie di bozzetti di paesaggi e costumi (4). Le mostre degli ultimi anni sul fenomeno della pittura orientalista hanno permesso di conoscere meglio esperienze simili e cronologicamente precedenti a quella di Valli nell’opera di artisti come Cesare Biseo, Alberto Pasini, Pompeo Mariani, Filippo Carcano, nel catalogo di Domenico Morelli o di epigoni assai meno brillanti come Ettore Cercone (185-1896) (5). L’artista più spesso citato a confronto negli studi su Valli è Stefano Ussi; questi eseguì numerosi bozzetti durante viaggi in Egitto (1869) e Marocco (1875) ora conservati nella Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze entro grandi passe-partout assai simili a quelli che Valli progettò per le sue opere conservate nel Museo Civico (6).
Tra i quattro viaggi compiuti da Valli in Africa il terzo, tra il 1890 e il 1891, è il più fortunato. È questo il viaggio più lungo, l’unica occasione per l’artista di addentrarsi sull’altopiano e visitare l’interno fino alla Stazione Geografica Italiana di Let Marefià. Si legge nella relazione: “Ero già pensionato Poletti e nel vivo desiderio di mettere in esecuzione per il quadro d’invenzione del secondo anno di studio, un soggetto della nostra colonia, chiesi ed ottenni il permesso dal municipio di Modena, per tre mesi onde recarmi nuovamente a Massaua. Quindi presi imbarco a Napoli sul piroscafo “Po”, il 10 febbraio, ed alla sera del 19 il “Po” dava fondo nel porto di Massaia” (7). Valli conosce sul piroscafo gli esploratori Luigi Capucci e Anacleto Gagliardi, con cui intraprenderà la spedizione sull’altopiano, dove guadagnerà la stima di Menelik, conoscerà il conte Augusto Salimbeni, l’avventuriero modenese allora “plenipotenziario” del Governo italiano presso Menelik, il dottor Leopoldo Traversi direttore della Stazione Geografica Italiana.
La relazione dei viaggi è seguita da un elenco dei disegni e dei bozzetti offerti da Valli al Museo e poi acquistati per decisione del direttore Matteo Campori (8) La struttura dell’elenco allegato alla relazione prevede una suddivisione del materiale in due parti: la prima dedicata a “Disegni ed Acquerelli” raccolti in sei “quadri” e una seconda con i “bozzetti dipinti a olio” che registra centododici opere raccolte in undici “tavole”. Quella suddivisione non corrisponde più allo stato di conservazione attuale nelle stanze del Museo, dove la maggior parte dei bozzetti sono raccolti entro quattro grandi quadri incorniciati con note autografe che attestano la partecipazione dell’artista in prima persona nell’allestimento museale della propria opera.
Occorre infine segnalare i due restanti bozzetti di tema africano conservati in questa Raccolta con figure umane, relativamente rare nella produzione africanista dell’artista. Oltre alla tavoletta con Pittore abissino, dove la figura del protagonista chino sul terreno quasi si confonde nelle cromie marroni e verdastre del fondo, la raccolta conserva un magnifico e raro bozzetto con una figura di Giovane uomo, vestita in sontuoso costume tradizionale: sotto il copricapo dorato, un manto vermiglio e una veste dagli ampi panneggi bianchi e oro con riflessi cangianti descritti a piccoli tocchi di colore.

NOTE
(1) L. Rivi, Aspetti della vicenda critica. Valli pittore africanista, in E. Pagella (a cura di), Augusto Valli 1867-1945, catalogo della mostra, Modena 1989, pp. 13-24. Si rimanda a questo testo per l’inquadramento culturale dell’esperienza di Valli in Africa.
(2) Per le vicende ottocentesche che coinvolsero il Regno d’Italia e in specifico cittadini modenesi, nel tentativo coloniale in Africa si consiglia di consultare Modena-Addis Abeba andata e ritorno. Esperienze italiane nel Corno d’Africa, catalogo della mostra, Modena 2007, con bibliografia specifica. Si è scelto inoltre di attenersi ai nomi topografici nella forma pubblicata sulle guide del Touring Club Italiano: L. V. Bertarelli, Touring club italiano (a cura di), Possedimenti e colonie: Isole egee, Tripolitánia, Cirenáica, Eritréa, Somália, Milano T.C.I., 1929; Consociazione Turistica Italiana, Africa orientale italiana, Milano C.T.I., 1938.
(3) ASMCMo, Atti 1914, n. 19, Prot. 4, 26 gennaio 1914.
(4) Per un esame critico dell’opera di Valli nel panorama dei pittori “africanisti” si rimanda al citato testo L. Rivi 1989, pp. 13-24.
(5) Come riferimento segnaliamo tre cataloghi relativamente recenti che permettono di comprendere l’enorme e capillare fortuna riscossa dai temi orientali e esotici presso i pittori italiani dell’Ottocento: C. Juler, Les orientalistes de l’école italienne, Paris 1994; R. Bossaglia (a cura di), Gli orientalisti italiani: cento anni di esotismo 1830-1940, catalogo della mostra, Torino 1998-1999, Venezia 1998; E. Angiuli, A. Villari (a cura di), Orientalisti. Incanti e scoperte nella pittura dell’Ottocento italiano, catalogo della mostra (Roma), Cinisello Balsamo 2011.
(6) L. Rivi cit., pp. 13-24.
(7) ASMCMo, Atti 1914, n. 19, Prot. 4, 26 gennaio 1914.
(8) ASMCMo, cass. 1, Inventari e cataloghi, Elenco dei Bozzetti dipinti a olio Disegni e acquerelli, n. 20.

(Elisa Montecchi, 2013)