ZANERINI REMO

Figure e percorsi dell’illustrazione sportiva a Modena.
L’opera grafica di Remo Zanerini si inquadra all’interno di una lunga tradizione di arte della caricatura. L’illustrazione umoristica e caricaturale nei periodici modenesi tra Ottocento e Novecento è stata studiata in anni recenti, con nuovi contributi critici che hanno permesso di apprezzare l’aggiornamento stilistico, la profondità culturale, la qualità esecutiva delle opere prodotte in quella stagione. Studi specifici sulle opere grafiche di questa raccolta eseguite da artisti importanti anche sulla scena nazionale come Mario Vellani Marchi o Umberto Tirelli sono confluiti nella mostra Ghigno e Sorriso del 2007, a cura di Francesca Piccinini e Cristina Stefani, cui si rimanda per un inquadramento storico e culturale (1).
La storia dell’illustrazione sportiva in Italia muove i primi passi di più elevata qualità artistica poco dopo la Grande Guerra, quando sui periodici italiani sempre maggiore spazio viene dato alle vicende sportive, prima esclusivo appannaggio del pubblico aristocratico e borghese, poi sempre più argomento di svago anche popolare. Uno studio specifico dedicato alla stampa periodica per ragazzi mostra come già dalla fine dell’Ottocento i giornali dei fanciulli ospitassero saltuariamente sezioni dedicate allo sport, e come con gli anni Trenta riviste quali “Il Vittorioso”, “Il Balilla” , il “Corriere dei piccoli”, la “Domenica dei Fanciulli”, “Cuor d’oro” e il “Corrierino” contassero numerose pagine con illustrazioni sportive (2).
Con l’inizio degli anni Venti le testate giornalistiche che ospitano illustrazioni sportive o allegano veri inserti di tavole a colori con figure dello sport sono sempre più numerose. Nel 1924 Mario Sironi esegue le famose tavole per “La Rivista Illustrata del Popolo d’Italia” (1924), dedicate a attività sportive come il ciclismo, scherma, l’hockey su ghiaccio, l’equitazione, la staffetta, la boxe, tradotte in illustrazione secondo la solida impostazione classicheggiante tipica dell’esperienza novecentista, filtrata sullo sfondo delle idee futuriste sulla rappresentazione del movimento (3).
La voce originale del modenese Ferruccio Venturelli e ancora poco studiata. Come si è specificato nella scheda biografica dedicata all’artista (in questo stesso catalogo), uno spoglio ancora non sistematico delle riviste modenesi ha permesso di rintracciare opere di Venturelli dagli esordi su “La Bolletta” (il giornale dell’associazione studenti universitari), al numero unico del periodico “Carnevale” (1923). Nel 1924 troviamo il suo lavoro su “Goliardi a noi!”, la rivista del GUF. Il 15 marzo 1925 una sua vignetta compare invece in prima pagina sul numero unico de “Il Marchese Colombi”. Con il caratteristico monogramma FV firma su “La settimana modenese” (il periodico che ospita l’estro grafico di Mario Molinari) anche numerose illustrazioni satiriche su argomenti di costume e caricature dei personaggi più noti della società cittadina, con osservazioni corrosive sulla sonnolenta vita della città (si veda ad esempio la illustrazione intitolata L’ultimo giorno di Carnevale a Modena. Per le Piazze impazza il Carnevale, sulla pagina di copertina del 13 febbraio 1932, che rappresenta le riconoscibili piazze cittadine deserte e solitarie, immerse in una desolazione metafisica, proprio il contrario che ci si aspetterebbe dal Martedì Grasso di Carnevale) (4).
La vena espressiva di Venturelli trova forse la realizzazione più originale nelle illustrazioni di argomento sportivo, come possiamo apprezzare sfogliando il numero unico de “Il Canarino”, il giornale stampato a Modena, in occasione della partita Modena-Bologna dell’8 gennaio 1928, in cui la matita di Venturelli illustra giocosamente calciatori e tifosi. Accanto alla quotidiana produzione di vignette di piccolo formato, disegnate al tratto, troviamo anche illustrazioni che guadagnano una certa notorietà, come la famosa caricatura con Enzo Ferrari alla guida di un’automobile sul primo numero di “La Bonissima” (1924), la rivista dell’associazione Famiglia degli Artisti.
Negli anni Venti e Trenta le nuove proposte per la grafica di argomento sportivo transitano sui periodici illustrati di circolazione nazionale come l’“Illustrazione del Popolo” con i disegni di Enrico Sacchetti (1877-1867) e Gustavino (Gustavo Rosso) o l’“Illustrazione italiana” o nelle famose opere di cartellonistica di Plinio Codognato (1870-1940) per la azienda automobilistica FIAT di Torino (5). Occorre infine valutare anche l’eco di esperienze degli artisti modenesi coinvolti in prima persona nei movimenti futuristi, come Enrico Prampolini e – in tono minore- Mario Molinari (1903-1966).
Molinari si è a sua volta cimentato nella caricatura sportiva: da caricature di famosi piloti come Tazio Nuvolari (1934), a satire sul campo da calcio del Modena F.C. devastato dal ghiaccio o sul roboante passaggio della corsa automobilistica Mille Miglia nel 1933 (6). Molinari disegnava secondo una linea di contorno quasi pittorica, tanto era fluida e decorativa; Gabriella Guandalini, in una mostra postuma del 1976, la definiva liberty, ponendo l’accento critico sul segno stilizzato, sinuoso e quasi “floreale” del tratto di tante vignette di Molinari sul famoso periodico “La settimana modenese”. Proprio il Molinari vignettista, illustratore della famosa testata cittadina che uscì nella prima metà degli anni Trenta, è il modello indimenticato di Remo Zanerini, che in fogli conservati in questa raccolta come Dialogo difficile oppure Scena di strada (Anche lui è stato investito nel mezzogiorno!!!), Lite al mercato tratteggia episodi umoristici, corredati da una freddura non più lunga di un distico o addirittura tacita e sottintesa.
Tra elegantoni vanesi e sudici barboni, l’umanità stilizzata degli individui (“indivedev”) di Molinari rivive nelle vignette di Zanerini, permeate della linfa umoristica delle scenette del maestro, compagno di scorribande notturne per trattorie e ritrovi cittadini.
Se l’umorismo di costume, domestico e bonario, tende a raccontare l’umanità per grandi categorie, proprio con la stessa ingegnosa parafrasi del reale proposta da Molinari, il segno di Zanerini mostra al contrario riferimenti visivi più compositi: il tratto di matita è largo e interrotto, accenna i volumi per segni brevi di matita, come in Studio per cavalli, campiture e chiaroscuro appena evocati. Sembra un tratto provvisorio, elaborato in vista della traduzione in incisioni più sviluppate e ricche di dettagli, come vediamo nel caso di L’orologio da taschino o Vendemmia o ancora nel Ritratto di vecchio con sigaro. La cultura visiva di Zanerini è ampia, arricchita dalla frequentazione, seppur occasionale, di artisti di fama nazionale (Guttuso, Maccari) e soprattutto dal commercio di opere di artisti modenesi, che sicuramente hanno contribuito alla maturazione di un segno grafico pure autonomo.

NOTE
(1) F. Piccinini, C. Stefani, Ghigno e sorriso. Caricature del Novecento a Modena, Modena 2007.
(2) E. Cavalleri, Pagine di sport, in P. Pallottino, E. Balzaretti (a cura di), Lo sport nella illustrazione italiana. L’immagine come promozione sportiva, catalogo della mostra (Ferrara, Museo dell’illustrazione), Torino 1994, pp. 12-13.
(3) P. Pallottino, Belle figure sportive, in P. Pallottino, E. Balzaretti cit., pp. 5-6.
(4) “La settimana modenese”, 13 febbraio 1932, pagina di copertina.
(5) P. Pallottino, E. Balzaretti (a cura di) cit., pp. 33, 65-66.
(6) “La settimana modenese”, 20 ottobre 1934, oppure quella dal titolo Sul campo del Modena F.C., su “La settimana modenese”, 11 marzo 1933, quarta di copertina, o infine la vignetta pubblica sul medesimo periodico il 15 aprile 1933.”

(Elisa Montecchi, 2013)