Anno 1928 e dintorni,
un artista tra pittura e grafica.
La personalità di Zoboli, pittore, grafico, professore di storia dell’arte nel liceo classico L.A. Muratori, uomo di mondo e politica, direttore di periodici come “Mutina” e “La settimana modenese”, risulta particolarmente significativa per la comprensione della cultura modenese negli anni tra le due guerre. Aiutano in questo senso recenti e meno recenti studi dedicati al periodo (1).
Nel dicembre 1928 Augusto Zoboli è protagonista di una mostra personale alla Galleria Valle di Genova. Adolfo Franci (1895-1954) firma il testo del catalogo. Uomo di cultura internazionale, giornalista, critico teatrale, narratore e traduttore dal francese, Franci ora è noto soprattutto per aver collaborato alla sceneggiatura di film di Vittorio De Sica come Ladri di Biciclette e Sciuscià (2). Senza essere coinvolto in prima persona in alcun movimento letterario, frequentava Aldo Palazzeschi, Giovanni Papini, Ardengo Soffici, vivendo l’ambiente della riviste letterarie più importanti da “Lacerba” a “La Voce”. A Firenze collaborava al “Marzocco”, a Milano a “La Fiera letteraria”, e all’“Ambrosiano” (3). Fu proprio a Milano che Franci conobbe Mario Vellani Marchi con cui fondò il Premio Bautta (4). Nel 1928 il contatto con Vellani Marchi porta prima al volume Carosello con scritti di Franci e caricature dell’artista, poi nel dicembre al catalogo della mostra genovese di Zoboli che di Vellani Marchi era amico fin dai tempi degli studi (5).
“Un gusto particolare nel trattare colori e volumi con vivacità di segno e d’impasto, c’è nei suoi quadri, aria, forza, luce e poesia. Il paesaggio vi è ritratto con sintetica larghezza, veduto nei suoi elementi e nelle sue luci un po’ scenograficamente […]. Barche pescherecce con le vele colorate pendule giù dai pennoni e spiegate al vento dell’adriatico, pigiate negli stretti canali di Burano e di Chioggia…” (6). Queste parole di Franci ci guidano verso gli elementi che segnano l’esperienza artistica di Zoboli: in primo luogo le ricerche sulla luce post-impressionista iniziate presto sull’esempio di Giuseppe Graziosi e intensificate nel viaggio a Parigi, che hanno portato a un dipinto di grande modernità come Veduta dei Giardini Pubblici (1919) in questa collezione; successivamente, le ricerche sulla luce conducono la pittura di Zoboli a effetti che quasi smaterializzano il paesaggio, come nelle vedute di Burano, Chioggia, le calli di Venezia.
Il testo di Franci, ci fa scoprire anche Zoboli incisore: “E le sue peculiari doti d’artista spontaneo e sincero, si possono rilevare, nonché nei quadri a olio, nelle xilografie incise con grande efficacia sintetica e con una secchezza arguta e personalissima” (7). Sono gli stessi aggettivi impiegati dal critico Piero Torriano che scrive sulle colonne di “Emporium” una recensione alla mostra di Brera del 1925: “Augusto Zoboli ha un suo modo caratteristico di incidere il legno, efficace e sintetico” (8). Ponte delle guglie, in questa collezione, è una xilografia dal tratto deciso, largo e scavato che mostra da una diversa angolatura il medesimo soggetto di un dipinto veneziano andato in mostra proprio a Genova nel 1928. A Modena negli anni venti la xilografia è assai praticata da artisti vicini a Zoboli come Benito Boccolari, con una produzione raffinata di stampe eseguite con questa tecnica, talvolta con matrici composite a più legni. In quegli anni è ancora molto attivo l’esempio autorevole degli xilografi che lavorarono al progetto “I classici del ridere” dell’editore Angelo Fortunato Formiggini, che aveva affidato un decennio prima l’elaborazione grafica del Decamerone ad Adolfo De Carolis e a collaboratori de “L’Eroica” di Ettore Cozzani, la rivista che aveva guidato il revival contemporaneo della tecnica artistica rinascimentale. La fisionomia di Zoboli come pittore e xilografo è dunque ormai nota alla critica, al contrario il ruolo di intellettuale, uomo di cultura, direttore di giornali resta ancora sfumato e poco noto (9). Per il momento è intanto possibile operare qualche considerazione a partire dagli interventi diretti di Zoboli su “Mutina” nel 1928. Nel primo numero del febbraio 1928 dal titolo In persona prima firmato “La redazione” leggiamo una breve dichiarazione con i proponimenti del giornale che desidera essere “lo specchio fedele del movimento culturale e sindacale della nostra città, la risultante degli sforzi rivolti a creare, perfezionare ed accrescere quanto interessa il progresso culturale, scientifico ed economico di Modena nel grande ambito della potenza nazionale”. Il racconto più approfondito degli intenti è poi compito del testo successivo firmato dal Segretario dei Sindacati Fascisti, Vincenzo Laj, che presto affiancherà Zoboli nella direzione della rivista e al terzo pezzo introduttivo firmato da Vittorio Arangio Ruiz, delegato dei Sindacati Intellettuali (10).
Se per il programma di idee e intenti filosofici e culturali della rivista non è ancora agevole valutare l’apporto personale di Zoboli, possiamo invece supporre con buona approssimazione che l’aspetto visivo, la veste grafica, l’impostazione estetica della stessa sia in notevole misura frutto di scelte dell’artista. Come si è detto, Zoboli praticava personalmente la xilografia, conosceva da vicino le esperienze legate a “I classici del ridere” e alla rivista di Cozzani “L’Eroica” che sembra essere l’ esempio, seppure mediato e non vicinissimo, anche per le scelte decorative sulle pagine di “Mutina” (11). Come accade nella rivista di Cozzani, nelle scelte stilistiche di “Mutina” assistiamo a un disinvolto transito tra modernità e tradizione, tra stile Novecento, eleganze déco e finalini neorinascimentali. Zoboli progetta per la rivista una copertina che rimane costante per l’anno 1928, è una possente figura maschile avvitata in una serpentina michelangiolesca che evoca il novecentismo delle xilografie di Adolfo De Carolis. Per le pagine introdotte dal titolo Rubriche sindacali sviluppa una decorazione dal linearismo fluido e avvolgente con una testa alata e una lucerna stilizzata in volute déco; poi, con la stessa eleganza modernista ma più semplificata e lineare, progetta il decoro per la rubrica Da un mese all’altro con due teste femminili dai morbidi graffissi (12). La rubrica Fra le quinte e fuori è introdotta da una fascia decorativa con un mascherone teatrale deformato nel linearissimo modernista (13). Libri, capitelli, colonne, brocche, vasi, teste di statue, strumenti e spartiti musicali, nature morte di frutta sono i finalini – piccoli decori posti al termine di un articolo – o le decorazioni di rubriche come Libri in vetrina sono invece eseguiti nello stile classico tradizione incisoria (14). Nell’annata successiva assistiamo a una rarefazione degli interventi decorativi, con una riduzione notevole dell’ornamentazione della pagina. Per il nuovo anno Zoboli elabora una copertina in cui campeggia al centro una natura morta con lucerna, libro e fascio tra decorative volute di fumo, sempre in colore rosso, che escono stilizzate dai beccucci della lucerna. Il colore di fondo, a volte arancio, a volte azzurro o violetto cambia a ogni numero. Le decorazioni all’inizio delle rubriche, nei finali degli articoli scompaiono ormai completamente. L’aspetto visivo della rivista, impoverito nel 1929, cambierà natura nei numeri degli anni 1934-1936 quando “Mutina”, ormai votata a esigenze di propaganda, modificherà la propria veste trasformandosi in una rivista patinata ricca di un attraente corredo fotografico.
NOTE
(1) L. Bertucelli, S. Magagnoli (a cura di), Regime fascista e società modenese. Aspetti e problemi del fascismo locale, 1922-1939, atti del convegno di studi storici, Modena, 28-29 novembre 1991, Modena 1995 e G. Montecchi, A.R. Venturi (a cura di), Guanda, Delfini e la cultura modenese, atti del convegno tenuto a Modena nel 2007, Modena 2012.
(2) S. Bizio, C. Laffranchi, Gli italiani di Hollywood: il cinema italiano agli Academy Awards, Roma 2002, p. 98.
(3) O. Vergani, Misure del tempo. Diario a cura di N. Naldini, Milano 2003, pp. 217-220. Vergani tratteggia un ritratto estremamente efficace e dettagliato della personalità umana e letteraria di Franci.
(4) A. Franci, Italiani e forestieri, Milano 1930, p. 9.
(5) A. Franci, Carosello con caricature e disegni inediti di Mario Vellani-Marchi, Milano 1928. Zoboli e Vellani Marchi frequentano insieme per tre anni nel 1913-1914, 1914-15, 1918-19 l’Istituto di Belle Arti di Modena (ASMo, IAV, b. 179, ad annum).
(6) A. Franci, Mostra personale del pittore Augusto Zoboli, catalogo della mostra, Modena 1928.
(7) Ivi.
(8) P. Torriano, Cronache milanesi, la mostra di Brera, in “Emporium”, 62, n. 371, 1925, pp. 324-333.
(9) Sulla base di una indicazione pubblicata in G. Zacchè, Intellettuali e cultura negli anni del fascismo: il caso della rivista Mutina, in L. Bertucelli, S. Magagnoli (a cura di), Regime fascista e società modenese. Aspetti e problemi del fascismo locale, 1922-1939, atti del convegno di studi storici, Modena, 28-29 novembre 1991, Modena 1995, pp. 554-561si è proceduto a un sondaggio nell’archivio storico della Prefettura, ufficio di gabinetto, nei fascicoli che riguardavano sia le Società artistiche e Letterarie, sia la documentazione relativa alla stampa e ai giornali. È stato possibile consultare un fascicolo del 1934 che contiene dichiarazioni al prefetto da parte di Augusto Zoboli in veste di direttore della rivista dal 1928. ASMo, Prefettura, Gabinetto, Atti generali, 1934: Stampa e pubblicazioni diverse, serie 2, cat. 12, fasc. 2, b. 444. Lo spoglio è stato compiuto anche sulle seguenti buste: ASMo, Prefettura, Gabinetto, Atti generali, bb. 277, 288, 305, 326, 342, 390, 472, 498.
(10) “Mutina”, febbraio 1928, anno I, n. 1, pp. 1-3.
(11) Per un inquadramento generale della ricerca sullo stile e sulle tecniche xilografiche che hanno coinvolto la rivista “L’Eroica” si vedano i seguenti studi: D. Villani, La rivista “L’Eroica” e la xilografia, In: “L’esopo”, 4, 1982, pp. 67-74; La grafica nelle copertine di tre riviste italiane del Novecento: Emporium, L’Eroica, Novissima, Firenze 1987; A. Modena (a cura di), Ettore Cozzani e L’eroica: l’avventura di un uomo, catalogo della mostra, Milano 2004; Ettore Cozzani e “L’Eroica” nei documenti dell’Istituto Lombardo, catalogo della mostra, Milano, Palazzo Landriani, Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere Milano, Milano 2012.
(12) “Mutina”, febbraio 1928 e aprile 1928.
(13) “Mutina”, marzo 1928.
(14^ “Mutina”, aprile 1928.
(Elisa Montecchi,2013)