Alessandro Mantovani
(Ferrara, 1811 – Roma, 1892)
Alessandro Mantovani nasce a Ferrara nel 1811 e ancora molto giovane svolge l’apprendistato sotto la guida dell’ornatista e scenografo Francesco Migliari. A fianco del maestro viene a contatto con un ambiente influenzato dal linguaggio neoclassico di Felice Giani, che gli permette di acquisire un sofisticato repertorio figurativo. Durante i lavori di decorazione in diverse dimore dell’alta borghesia ferrarese, Mantovani dimostra quindi una certa abilità compositiva, facendosi apprezzare soprattutto per le scene con animali e fiori.
Dopo aver completato la formazione presso l’Accademia di Belle Arti a Bologna segue Migliari a Roma, tant’è che un censimento del Comune di Ferrara lo registra nel 1835 come non più residente in città. Nel giro di poco tempo ottiene incarichi impegnativi, tra cui l’esecuzione dei quattro profeti Geremia, Isaia, Ezechiele e Daniele sulla parete del transetto del duomo di Rocca di Papa e sempre qui risulta tra i decoratori della cappella del Santissimo Rosario (1837).
La partecipazione alla grande impresa decorativa del palazzo di Alessandro Torlonia, prospiciente piazza Venezia, segna un deciso avanzamento della sua carriera. In questo importantissimo cantiere, durato complessivamente dal 1836 al 1845, ha potuto confrontarsi con artisti in auge, come Vincenzo Camuccini, Pelagio Palagi, Francesco Coghetti, Gaspare Landi e Tommaso Minardi. Quasi tutte le pitture sono però andate distrutte o nei migliori dei casi staccate dalle pareti e messe all’incanto. A causa del radicale riassetto urbanistico della capitale del Regno d’Italia, Palazzo Bolognetti-Torlonia viene difatti demolito alla fine del 1901. Si è perso dunque un esempio armonico del gusto ottocentesco, caratterizzato dalla compresenza di diverse correnti di ispirazione classicista, purista o romantica e soprattutto rispondente alla cultura cosmopolita dei celebri Antonio Canova e Bertel Thorvaldsen. Ritornando a Mantovani, ancora Alessandro Torlonia gli affida la decorazione dell’ambiente attiguo alla Sala da Ballo nella sua villa sulla Nomentana, testimonianza unica dell’eclettismo a Roma.
Nonostante il crescente numero di commesse romane, il pittore ferrarese non allenta i rapporti con la sua città. Corrisponde infatti a diverse richieste da parte della ricca borghesia locale, inviando dipinti come Una famiglia che si merenda sopra un battuto, realizzato nel 1846 per il cavaliere Baldassare Bergando e L’interno di una cucina (1847) donato da Giuseppe Fabbri alle gallerie civiche tramite lascito testamentario del 1877.
Risale invece al 1844 la tela con Figure in preghiera all’interno del Colosseo, uno “studio dal vero”, come segnato dall’autore in basso a sinistra, appartenente alla collezione Assicoop Modena&Ferrara. Si tratta di un tipico esempio della produzione di genere e di paesaggio che nell’Ottocento continua a ricevere particolare attenzione collezionistica. Il tema della rovina classica viene anche in questo caso riattualizzato attraverso il rapporto tra l’immagine di capitale universale delle radici cristiane e delle arti e una dimensione di schietta devozione popolare.
Una decisiva svolta professionale arriva con il coinvolgimento di Mantovani nella vasta campagna di ripristino delle principali chiese e dei palazzi apostolici promossa dal revival paleocristiano che anima la Roma di Pio IX. Tra il 1850 e il 1854 si occupa del restauro delle pitture in tre stanze dell’appartamento di Paolo V nel palazzo del Quirinale, integrando in stile le lacune degli affreschi seicenteschi e sostituendo nella Sala delle Virtù, in quella del Diluvio e in altri anditi le insegne papali di Paolo V Borghese con quelle di Pio IX Mastai. Mantovani completa le decorazioni di questi spazi con finte architetture, medaglioni monocromi, putti e figure allegoriche e una profusione di ornati fogliacei e geometrici. Rifacendosi allo stile del fregio affrescato da Agostino Tassi lungo le pareti della Prima Sala di Rappresentanza, nel 1851 realizza in quella dei Bussolanti otto riquadri con paesaggi ed episodi della vita di san Benedetto, modificando però l’impianto decorativo seicentesco.
Nello stesso giro di anni restaura gli affreschi tardo cinquecenteschi della volta dello scalone del Palazzo Lateranense e quelli del transetto dell’adiacente basilica sotto la direzione di Filippo Agricola. È altresì impegnato con importanti commissioni private fuori Roma, come quella del 1854 per il quarto duca di Northumberland Algernon Percy. Al nobile e ammiraglio inglese consegna fregi su tela in stile rinascimentale, destinati ai due saloni del castello di Alnwick.
In seguito all’approvazione, da parte dei sovrintendenti Minardi e Agricola, del saggio di restauro compiuto nel 1854 sugli affreschi della prima arcata della loggia di Gregorio XIII in Vaticano, Mantovani prosegue i lavori fino al 1858 circa, affiancato dallo scultore Pietro Galli per la parte relativa agli stucchi. Gli interventi sono documentati da una preziosa cartella di fotografie all’albumina che Mantovani invia a Giuseppe Antonelli, bibliotecario dell’Università di Ferrara, attuale Biblioteca Comunale Ariostea (Torresi 1995, p. 61).
Concluso il braccio Gregoriano, l’altro lato della loggia a ponente è decorato dal nostro assieme a Nicola Consoni per le figure e a Galli per gli ornati in stucco. In tale occasione viene seguito un progetto di Minardi calcato sul modello raffaellesco. Infine, tra il 1859 e il 1867, esegue le grottesche in stile cinquecentesco a complemento degli episodi della Passione di Cristo, dipinti sulle volte di ciascuna campata. “Quando il Mantovani era ancora vivente”, il municipio ferrarese acquista “la riproduzione prospettica” della decorazione compiuta nelle logge Pie per il significativo valore documentario (Savonuzzi 1971, pp. 47-48). Si tratta di un bozzetto a tempera risalente al 1867, registrato nel verbale del 13 gennaio 1891 dello stato patrimoniale del Civico Ateneo di Ferrara (attualmente conservato nei depositi delle gallerie comunali).
Si susseguono gli incarichi: tra il 1863 e il 1864 realizza il finto mosaico in stile tardo antico sulla facciata di San Lorenzo fuori le Mura e nei successivi sei anni dipinge all’interno gli ornati ispirati ai motivi medievali cosmateschi attorno alle figure dei santi martiri. Anche questa impresa decorativa, emblematica per le implicazioni politico-religiose del periodo e per aver coinvolto schiere di artisti, è andata quasi interamente persa con i bombardamenti del 1943. A testimoniare la grande opera collettiva è rimasto fortunatamente un ricco corpus di fotografie, cartoni, disegni preparatori e bozzetti a olio, che si conserva fra l’Accademia di San Luca, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna, il Museo di Roma, l’Istituto nazionale per la grafica e i Musei Vaticani (Parca 2007). Dal 1867 al 1870, Mantovani è inoltre diretto responsabile della prosecuzione dei restauri sui dipinti di Giovanni da Udine al primo piano delle logge vaticane e degli affreschi sul lato a ponente.
Ancora nel 1870 viene nominato professore onorario dell’Accademia di Belle Arti di Firenze e il suo dipinto Nuova loggia Pia al Vaticano riceve il gran premio per la classe di pittura all’Esposizione Romana per l’Arte Cattolica, tenutasi nel cortile della basilica di Santa Maria degli Angeli. Nello stesso anno, in seguito al restauro architettonico di Santa Pudenziana realizza una ricca ornamentazione neo-medievale sulla facciata insieme a Pietro Gagliardi.
Negli otto anni successivi dipinge lungo la terza loggia del cortile di San Damaso in Vaticano “fatti e opere insigni del pontificato Mastai tra grottesche e ornati vari, e alcuni riquadri con figure di Continenti e Stagioni che ne costituiscono una sorta di zoccolatura” (Parca 2007). La tela con Piazza Mastai del 1877, conservata al Museo di Roma, è una sorta di suggello celebrativo all’azione culturale e urbanistica di Pio IX.
Il ruolo istituzionale di Mantovani si definisce sempre più, infatti, dopo essere stato insignito del titolo onorifico di cavaliere dal papa, il 9 agosto 1879 riceve la nomina di accademico dell’Accademia di San Luca, nelle cui collezioni si conserva un suo Paesaggio (ibidem).
Per Leone XIII è attivo, dal 1879 al 1881, sulle volte del portico sottostante le logge Vaticane. Sono gli anni in cui Mantovani si dedica anche alla Cattedrale di Ferrara con l’elaborazione dei progetti ornamentali per il presbiterio e la cupola, poi eseguiti dal suo miglior collaboratore Virginio Monti fino al 1884. Dopodiché subentrano “artisti di più modesto livello qualitativo, come Giovanni Capranesi, Giovanni Brunelli, Luigi Roncati, Agostino Bianconi, Carlo Minelli, Luigi Cesari” e altri (Torresi 1995, p. 64).
Mantovani, che si è autodefinito “un artista che ha impiegato tutta la sua vita nei lavori del Vaticano” (Cestelli Guidi 2014, p. 225), si spegne a Roma nel 1892. Nel medesimo anno vengono pubblicati i suoi Appunti per la storia della pittura in Italia, dedicati alla figlia pittrice Rosina.
Riferimenti bibliografici: Savonuzzi 1971; Torresi 1995; Parca 2007.
Lorenza Roversi (2023)