BARALDI RENZO

Carpi (Modena), 1911 – Firenze, 1961

Renzo Baraldi frequenta ormai adulto la Scuola Comunale di Disegno di Carpi. Si aggiudica quasi subito una borsa di studio per frequentare l’Istituto d’Arte di Reggio Emilia, dedicandosi prevalentemente alla grafica e alla scultura. Lavora con il gesso e la terracotta già dal 1932 e nel 1934 tiene una mostra di sculture nel Ridotto del Teatro Comunale di Carpi. Dall’anno seguente frequenta i corsi di Giuseppe Graziosi e del pittore Felice Carena all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Inizia una promettente carriera di scultore e il comune di Carpi gli assegna tre locali a uso di atélier nei piani alti del Castello dei Pio. Nel 1937 si aggiudica il prestigioso secondo premio per la scultura ai Prelittoriali dell’Arte che si tengono alla Galleria Marzocco di Firenze. Durante la guerra è imprigionato per le idee antifasciste. Appena scarcerato è costretto a fuggire: prima a Firenze, poi a Poggibonsi presso l’amico pittore Silvano Bozzolini, infine, attraverso l’Abruzzo e la Maiella, presso il comando alleato di Bari. Nella fuga attraverso l’Italia centrale esegue una serie di disegni di paesaggio. A Bari per due anni, riceve dal comando inglese l’incarico come insegnante di una scuola di disegno per militari.
Nell’ottobre 1945 è presente alla XXVII mostra della Società d’Incoraggiamento per gli artisti della provincia di Modena, che quell’anno celebra il Centenario dalla fondazione. Partecipa sia nella sezione dei dipinti sia in quella della scultura, presentando in quest’ultima una Venere che, secondo il commento di Ferruccio Cambi, dimostra di avere risentito troppo del saputo Maestro, ma ciò nondimeno e indipendentemente da qualche menda si mantiene pur sempre una pregevole opera d’arte. Cambi nota dunque nell’arte di Baraldi un forte debito verso la scultura di Graziosi. Il fatto è soprattutto evidente anche nella predilezione di Baraldi per i generi tradizionali, come il nudo femminile, e per la scelta di un modo pittoricista e neocinquecentesco di modellare il bronzo, secondo lo stile spesso praticato da Graziosi nel periodo fiorentino. Altro elemento caratteristico della scultura di Baraldi è il continuo richiamo al classico, evidente soprattutto nei ritratti di modelle, o della moglie Selene, della figlia Raffaella dove i lineamenti del volto e le forme del corpo si purificano in una tensione idealizzante (Selene 1939, o Nudo femminile in piedi (Raffaella) in collezione Assicoop).
Baraldi predilige il piccolo formato, esegue gessi, terrecotte o bronzi che solitamente non superano i settanta centimetri di ingombro. Nel suo metodo di lavoro è fondamentale il disegno che, tramite numerosi schizzi a matita o carboncino, gli permette di elaborare con precisione volumi e proporzioni dell’opera finale.
Dopo la guerra riprende i contatti con l’ambiente artistico fiorentino, ricoprendo il ruolo di assistente alla cattedra di Figura e Ornato modellato al Liceo Artistico, dove affianca anche lo scultore Quinto Ghermandi. Espone a diverse edizioni del Premio Fiorino, alla Biennale Internazionale della Piccola Scultura di Padova, alla Biennale Internazionale di Scultura Città di Carrara. Dal 1949 al 1957 trascorre tutte le estati all’Isola d’Elba, dove disegna e dipinge numerosi paesaggi di piccolo formato in una tavolozza dai timbri cromatici smorzati e dalle pennellate sovraccariche (Poggi dell’Elba 1950, Isola d’Elba 1950). Le opere di Baraldi sono oggetto dell’interesse collezionistico del nascente ceto industriale di Carpi e l’amministrazione della città nel 1956 gli commissiona la Fontana di Flora per la Piazza Giuseppe Garibaldi (ora in piazzale Bernardino Ramazzini). Nel 1957 espone bronzi e disegni alla Galleria Cocchini di Livorno e nel 1958 all’Accademia delle Arti del Disegno a Firenze. Muore a Firenze il 17 dicembre 1961 per le conseguenze di una debilitazione respiratoria che lo affliggeva da decenni. Nel 1962, in occasione del Premio Fiorino, cinque sculture sono ospitate fuori concorso in Palazzo Strozzi a Firenze. Un anno dopo la Galleria del Corso di Carpi organizza una mostra in ricordo dell’ artista con presentazione del pittore ritrattista Pietro Annigoni. Il Museo Civico G. Ferrari di Carpi conserva i dipinti Trecciaiole, Il parco delle cascine a Firenze, Autoritratto e Cocomero e due bronzi provenienti dal gruppo della Fontana di Flora. Due disegni, Figura maschile distesa e Figura maschile di dorso, si trovano nella Raccolta dell’Accademia di Belle Arti di Firenze.

Riferimenti bibliografici: L’inaugurazione della Mostra…1945; Cambi, Prima visita…1945; Cambi, Scultura…1945; Garuti 1990, pp. 161-162; Renzo Baraldi…1992, pp. 15, 17, 18, 19, 69; Borsari, Insegnare larte 1998, pp. 46, 90-91,51.

(Elisa Montecchi, 2008)