BENATI DAVIDE

Reggio Emilia, 1949

Davide Benati nasce a Reggio Emilia il 23 febbraio 1949. Frequenta l’Istituto d’Arte di Modena e, successivamente, l’Accademia di Brera di Milano, dove oggi è titolare della cattedra di Pittura. Esordisce nel 1972 alla Galleria Il Giorno di Milano. Negli anni settanta l’artista attraversa una fase caratterizzata da ricerche e sperimentazioni che si svolgono nell’ambito delle neo avanguardie, all’interno di una linea espressiva che esclude il fare artigianale della pittura e, in generale, l’utilizzo dei tradizionali mezzi artistici.
A partire dalla seconda metà del decennio però l’artista emiliano compie un deciso ripensamento rispetto alle posizioni assunte in partenza, diventando uno degli esponenti tra i più costanti di una generazione intenta a recuperare il piacere della pittura e dell’immagine. Significative in tal senso sono le sue partecipazioni nel 1979 alle mostre Voltar pagina al Centro Cantoni di Legnano (a cura di Inga Pin), L’Estetico e il Selvaggio presso la Galleria Civica di Modena (a cura di Giorgio Cortenova), Il Nuovo Contesto allo Studio Marconi di Milano (a cura di Flavio Caroli) e nel 1980 a Nuova Immagine al Palazzo della Triennale di Milano (a cura sempre di Flavio Caroli). Nello stesso anno poi i critici Renato Barilli e Francesca Alinovi lo inseriscono nel Primo catalogo degli artisti Nuovi Nuovi. Fanno seguito numerose mostre personali e collettive fino alla XL Biennale di Venezia nella sezione Aperto 82 su invito di Tommaso Trini che sancisce il definitivo riconoscimento dell’artista all’interno della variegata compagine degli artisti post concettuali. Ancora nel 1985 è invitato a partecipare alle rassegne Anniottanta (Gam, Bologna), Nuovi argomenti (Pac, Milano) e Dopo il concettuale (Trento, a cura di Luciano Caramel), che raccolgono le esperienze più significative riguardanti la nuova pittura.
Il lavoro di Benati si basa essenzialmente sul disegno, realizzato utilizzando chine, pastelli e, di preferenza, gli acquarelli che stende in maniera delicata e sottile su carte pregiate e leggere come, ad esempio, quelle di riso. I soggetti svolti su questi supporti appositamente realizzati dall’artista sono prevalentemente tratti dal mondo della natura e, in particolare, piante e uccelli tradotti sempre con un tratto delicato e sottile che non si nega anche al felice risultato decorativo.
Le sue opere insistono sul concetto del doppio sia da un punto di vista tecnico, mediante l’uso di carte incollate, dell’acquarello (tempo di esecuzione molto rapido contro un tempo di essiccazione molto lento) e di figure piatte e a rilievo accostate, sia per quel che riguarda i contenuti delle immagini stesse, a più livelli: confronto Occidente Oriente, alto e basso (uccelli e piante), due immagini identiche sovrapposte percepibili in trasparenza, colori caldi e freddi accostati. Particolarmente importante è poi il significato simbolico racchiuso nelle singole figure. Nell’opera Zafferano (1990), ad esempio, accanto alla pianta del croco compare il papavero dell’oppio, allusione all’incubo e al sogno insieme.
La vicenda espositiva di Benati e la sua fortuna critica continuano e si sviluppano negli anni. Dopo l’exploit della prima metà degli anni ottanta, infatti, seguono numerose mostre personali di rilievo (Studio Marconi, Milano 1984; Museo Butti, Viggiù 1984; Galleria Stevens, Padova 1985; Studio Marconi, Milano 1986; Musei Civici di Reggio Emilia, 1986; Galleria Engström, Stoccolma 1987; Pinacoteca di Ravenna, 1988; Galleria L’Isola, Roma 1989; Galleria Paola Stelzer di Trento, 1989; Galleria Civica di Modena, 1989; Pinacoteca di Ravenna 1990), fino alle antologiche pubbliche a lui dedicate nel 1990 alla Galleria Civica al Palazzo dei Giardini di Modena (catalogo con testo a cura di Antonio Tabucchi), a Reggio Emilia nel 1992 e nel 2003 (Musei Civici, a cura di Luciano Caramel; Palazzo Magnani, a cura di Sandro Parmiggiani) e a Bologna nel 2005 (Galleria G7” ).
Importanti anche le sue partecipazioni a mostre collettive: X Quadriennale di Roma nell’82 (cui sarà presente anche alla edizione successiva); Fiac di Parigi e Forum di Zurigo nell’84; 3° Triennale Internazionale alla Kunsthalle di Norimberga nell’85; nell’86 Lisbona (Itinerari di arte contemporanea) e Francoforte (Italienische Zeichnungen 1945-1987); nell’87 Fiorano Modenese (La costruzione del senso. Nuove pitture in Italia); nell’88 Mosca (Artisti Italiani Contemporanei) e Forlì (Campigna: storia ed attualità. Premio Campigna); nell’89 Modena (Raccolta del disegno contemporaneo); nel 1990 XLIV Biennale di Venezia (con una sala personale); nel 1991 Parigi (Collettiva) e Anversa (Bailleux); nel’92 Reggio Emilia (16 artisti per la casa di un sindacato); nel 1993 Modena (Una raccolta italiana) e Milano (La città di Brera); Francavilla a Mare nel ’94 (46° Premio Michetti); nel 1995 Milano (Anni ’90 arte a Milano) e Biennale Internazionale de Il Cairo; Brescia nel ’96 (Anacronisti, citazionismi e ipermanieristi tra ’80 e fine millennio); Milano Sokei (5 International Exhibition Milano-Tokio) e Ancona (Premio Marche) nel ’97; Bologna nel 2005 (Bologna Contemporanea); nel 2007 Milano (Arte italiana 1968–2007 Pittura).

Riferimenti bibliografici: Caroli 1979; Cortenova 1979; Inga Pin 1979; Inga Pin 1980; Barilli – Alinovi 1980; Meneguzzo 1984; Ballo – Meneguzzo – Cacciari – Tabucchi 1986; Caramel 1986; Poli – Gualdoni – Bertoni 1988; Gualdoni 1989; Perazzi 1989; Tabucchi 1989; Crispolti 1991; Caramel 1992; De Santi 1996; Guadagnini – Gualdoni 1998; Guadagnini 2000; Gualdoni 2001; Parmeggiani 2003.

(Giuseppe Virelli, 2008)