Pavullo nel Frignano (Modena), 1950
Nei dipinti del pittore la figura umana non compare mai, “é presente per traslato” ed è proprio questa “la pietra angolare dell’edificio poetico di Beneventi, a partire dalla rappresentazione di una natura sempre metaforicamente rinviante all’essere umano, alle sue peculiari necessità, ai suoi drammi, perfino alla sua fisiologia, come mostrano le Paludi e i Delta, figure funzionali alla proiezione su tela dei percorsi angosciati della mente, recisamente prive, si badi, di qualsivoglia intenzione oggettivante” (Roberto De Caro, Note sull’opera di Alberto Beneventi, 2007, http://www.albertobeneventi.com/).Beneventi si può considerare un outsider ovvero un “artista ‘marginale’, per scelta di vita e di poetica”, come sostiene la curatrice Marilena Pasquali, che più volte si è trovata a trattare della sua arte. Il suo stile è singolare, “fuori tempo”, accostabile, sempre secondo la critica, all’espressionismo “individuale” di Chaïm Soutine. Del 2002-2003 sono le Paludi, le visioni del Delta, e un dipinto rivelatore in questo senso Fiori rossi. Omaggio a Chaïm Soutine.Alberto Beneventi nasce a Pavullo nel Frignano nel 1950. Laureato in giurisprudenza, lavora come giornalista coltivando allo stesso tempo la passione per la pittura. La prima mostra arriva nel 2001, ma solo a partire dal 2002 nel suo operare avviene uno scatto qualitativo, tant’è che nel 2004 alcuni dei suoi quadri vengono pubblicati sul trimestrale indipendente di politica e cultura “Hortus Musicus”. Nello stesso anno partecipa alla mostra collettiva Colori italiani. 15 artisti, alla Galleria Petruso Arteincornice di Torino – con opere di Mauro Reggiani, Gianfranco Ferroni e Giovanni Cappelli – e una personale viene allestita alla Galleria Cortina di Milano organizzata dall’Associazione per la Diffusione dell’Arte e della Cultura (ADAC) di Modena, seguita nel 2005 da un’altra personale alla Libreria Edizioni Cardano di Pavia. Del 2013 è una nuova personale allo Studio Bolzani della Galleria Strasburgo di Milano, a cura di Cristina Muccioli.Nel 2011 Beneventi espone a Parigi, nella personale Les horizons du souvenir al Centro Espositivo Mobalpa, mentre l’opera Muro Rosa viene esposta alla Biennale di Torino e riprodotta nel catalogo Lo stato dell’Arte edito dal Ministero della Pubblica Istruzione e dall’Istituto Nazionale di Cultura dedicato al Padiglione Italia della cinquantaquattresima Biennale di Venezia. Il catalogo è firmato da Vittorio Sgarbi. L’ADAC di Modena promuove diverse mostre personali di Beneventi, oltre alle già citate, si aggiungono l’esposizione di Correggio e una allo Spazio Pake di Castelvetro (Modena), tra il 2009 e il 2010. Proprio del 2010 è la serie Case dove “le deformazioni ortogonali dell’espressionismo tedesco sposano una notte azzurrata, libera dalla forza di gravità perché immessa in un disancoraggio chagalliano” (Paolo Donini Un petit coin de mur jaune. Peinture et fini dans l’oeuvre de Alberto Beneventi, in Paolo Donini, Michele Fuoco, Cristina Muccioli, Alberto Beneventi: les horizons du souvenir, Pavullo nel Frignano 2011, pp. 1-3). Sempre di quell’anno è la mostra nel paese di nascita, Pavullo, Il mare, i cieli, i muri, le case alla Galleria di Palazzo Ducale, curata da Cristina Muccioli, critica d’arte e docente all’Accademia Belle Arti di Brera, e da Paolo Donini, direttore della Galleria. Nel 2007 le sue opere sono presentate nella collettiva a Villa Carcina (Brescia) Le ragioni della pittura nei linguaggi che cambiano, di nuovo esposto insieme a opere di Cappelli, Reggiani, Ferroni e, tra gli altri, Piero Dorazio, mentre una sua personale è tenuta a Dozza (Imola), nella Rocca Sforzesca, promossa dal comune e dalla Fondazione Dozza Città D’Arte, a cura di Marilena Pasquali. I Muri sono i protagonisti della mostra personale a Palazzo dei Principi, a Correggio (Reggio Emilia) nel 2008, mentre nel 2009 arriva l’esposizione di più di trenta pezzi all’Antiquum Oratorium Passionis della Basilica di Sant’Ambrogio a Milano, promossa dalla Galleria Blanchaert a cura di Roberto De Caro (catalogo Edizioni Oreste Genzini e Philippe Daverio).Il 2006 è l’anno dei Campi di neve, diretti antecedenti dei più forti Muri del 2007 che, secondo Roberto Armenia, sono “evocazioni e rifacimenti di intonaci antichi, grezzi” in cui “la stesura a grumi, ruvida pare, in riproduzione, quella d’un dipinto informale” (Roberto Armenia, Una pittura vibrante che parla della condizione dell’uomo, 2005, http://www.albertobeneventi.com/).Dopo i Paesaggi d’inverno del 2004, “cieli e terre sconvolti dalla stessa tempesta”, la presenza dell’uomo si esplicita soltanto nei titoli con la serie Il cielo, l’orizzonte e il mare. Omaggio agli uomini migranti del 2005, “raffinatissime modulazioni di sfumature blu sul fondo blu, in una sorta di adagio musicale”. Nello stesso anno Beneventi partecipa alla mostra organizzata da Cristina Alaimo, Elena Agudio e Momò Calascibetta, in polemica con le scelte curatoriali della cinquantunesima Biennale di Venezia: artisti italiani o operanti in Italia erano invitati a presentare una piccola opera, un ex voto, grande 13 x 17 centimetri, da esporre all’esterno della Biennale. L’acrilico su tavola di Beneventi Per nuovi campi di pane. Omaggio a Mario Schifano, viene pubblicato sul volume a cura di Philippe Daverio e Jean Blanchaert 13×17: 1000 artisti per un’indagine eccentrica sull’arte in Italia, edito da Rizzoli nel 2007. Nel frattempo l’artista prende parte a due edizioni del concorso veneziano La Fenice et des artistes (2005; 2007).
Riferimenti bibliografici e sitografici: Armenia 2005; Le ragioni della pittura…2007; J. Blanchaert, P. Daverio 2007; R. De Caro 2007; R. De Caro 2009; P. Donini, M. Fuoco, C. Muccioli 2011; P. Donini, C. Muccioli 2011; C. Muccioli 2013; M. Pasquali 2007; M. Pasquali 2008; http://www.albertobeneventi.com.
(Francesca Mora, 2013)