Modena, 1888 – 1964
Nato a Modena il 18 giugno 1888, Benito Boccolari frequenta il ginnasio e l’istituto tecnico, infine asseconda la vocazione artistica alla Scuola serale e al corso comune presso l’Istituto di Belle Arti tra il 1902 e il 1905 (ASMo, IAV, bb. 178 e 181).
Grazie agli auspici del prozio Luigi Alberto Gandini, direttore del Museo Civico, trascorre due anni di tirocinio nella bottega del celebre scultore Leonardo Bistolfi a Torino. Dopo una breve esperienza fiorentina presso Augusto Rivalta, nel 1908 rientra in città e invia sculture a varie mostre, fino alla Biennale di Venezia del 1912. Il Premio Poletti vinto quell’anno gli permette di studiare a Roma, dove collabora anche con lo scultore Enrico Quattrini nei Giardini Vaticani (ASCMo, Atti amministrativi, Pensionato Poletti 1908, b. 521 e 1912, b. 644).
Nell’arte della xilografia raggiunge le affermazioni più prestigiose: illustra libri della collana “Classici del Ridere” dell’editore Angelo Fortunato Formiggini, si distingue in mostre all’estero (da Parigi a Chicago nel 1930, a Bordeaux nel 1932, a Bruxelles, in Cecoslovacchia, a Vienna e a Varsavia nel 1933) e a sei edizioni della Biennale di Venezia dal 1924 al 1948. E’ tra gli artisti che illustrano l’importante rivista “L’Eroica”, al centro del rinnovamento dell’arte xilografica nel Novecento. Un nucleo di legni incisi da Boccolari si trova nella Raccolta Mucchi oggi conservata nella Galleria Estense di Modena. La cospicua produzione in questa arte annovera pregiate stampe frutto di elaborati procedimenti “a più legni” dall’effetto policromo. Conduce ricerche personali sugli inchiostri e i colori, studiando le proprietà dei pigmenti minerali e delle tinte di derivazione botanica. Si sperimenta anche nella produzione di carte dalla grana così raffinata da rivaleggiare in purezza con le veline giapponesi.
Il medesimo spiccato interesse per la conoscenza dei materiali e delle potenzialità espressive in essi racchiuse, contraddistingue la ricerca artistica di Boccolari in scultura. Sebbene già nel 1926 Giulio Bariola osservasse come l’artista fosse ormai prevalentemente xilografo e sempre più avanzasse in quell’arte, Boccolari non abbandona tuttavia la giovanile vocazione per la scultura praticata con versatilità di tecniche e materiali. Lavora l’avorio, realizzando preziosi fermagli dai complessi intagli a scarabeo, a granchio, a melograno, esposti nel 1926 alla mostra della Famiglia degli Artisti. Conosce non solo la pietra serena, ma anche il marmo lavorato con scalpelli e mazzuoli che afferma di forgiarsi da sé, realizzando busti come il perduto Ritratto di Giulio Vassale (1914). Realizza bronzetti come Vitellino (1938) o Capretta (1941), esegue sculture in cera come la testa di Fausta vincitrice della medaglia d’oro alla Esposizione della Società Francesco Francia di Bologna (1924).
Il busto in collezione Assicoop è un’interessante testimonianza della perizia di Boccolari come plasticatore. “Pochi conoscono come lui l’arte di plasmare le terrecotte” scrive Bariola “di patinarle con effetti rari” e prosegue “egli possiede quel senso per la qualità e la bellezza della materia, quella conoscenza amorosa, quel geloso rispetto delle tecniche”. Non è stato al momento possibile rintracciare informazioni sul Ritratto del liutaio Guicciardi, che presenta tuttavia una buona qualità esecutiva: il trattamento della superficie a tratti nodosa e scabra ricorda celebri esempi della ritrattistica di Giuseppe Graziosi, i segni interrotti dei colpi di stecca conferiscono al modellato un aspetto irregolare, esaltando la descrizione realistica del volto senile del protagonista. Come nell’Autoritratto bronzeo eseguito da Boccolari nel 1939 (Modena, collezione privata), l’interiorità del personaggio trapela dai lineamenti profondamente solcati, dallo sguardo assorto in atteggiamento di sospesa riflessione.
Boccolari annovera nel proprio catalogo anche una raffinata produzione di ceramiche d’arte: formelle in maiolica, coppe di un grigio iridescente, pesci di porcellana. Sperimenta personalmente antichi procedimenti, come la preparazione dell’impasto siliceo candido e duro di cultura egizia, che egli ricopre di color turchese di Cina. La grande competenza nelle arti plastiche è riconosciuta ufficialmente nel 1932 con l’assegnazione della cattedra di “Terrecotte e stucchi” all’Istituto di Belle Arti di Modena.
Ad eccezione dell’esperienza veneziana del 1912 e della mostra bolognese del 1924, la carriera di Boccolari come scultore, si svolge quasi per intero in ambito locale, con presenza a cinque mostre della Società d’Incoraggiamento tra il 1909 e il 1939, alla mostra Pro Croce Verde (1910) e alla mostra dell’Associazione degli Artisti e della Stampa (1911). Nel 1922 esegue la scultura con la Speranza per la Chiesa del Cimitero di S. Cataldo a Modena, tra il 1923 e il 1929 scolpisce rilievi con i Simboli degli Evangelisti per la facciata del Tempio Monumentale ai Caduti. Nel 1938 esegue bassorilievi in pietra d’Istria per il portale della loggia del Palazzo Comunale. Dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, sovrintende ai restauri nella Porta dei Principi del Duomo di Modena, poi tra il 1948 e il 1949 realizza copie che sostituiscono in sede le metope del Duomo, ora nel Museo Lapidario.
Accademico residente della Accademia Modenese di Belle Arti, con l’Associazione Amici dell’Arte espone a mostre collettive nel 1947, 1948 e 1956 e personali nel 1948, 1951, 1954, 1960. Boccolari si muore nel 1964.
Riferimenti bibliografici: All’Esposizione di Belle Arti… 1909; L’inaugurazione dell’esposizione… 1910; L’esposizione d’arte dell’A.D.A.E.D.S, in “Il Panaro”, 27 maggio 1911; Il busto di Giulio Vassale … 1914; La Triennale XX … 1924, pp. 7 e 9; Mostre personali…1926, p. 5 cat. 36; Bariola 1926; Allegretti 1948; Allegretti, Bergonzoni 1951; Bergonzoni 1951; Allegretti 1954; Bergonzoni 1960; Lugli 1981; Guandalini 1990, pp. 96-98; Fuoco 1993, pp. 37-39; Ottocento e Novecento a Modena… 1997, pp. 108-110; Raimondi, Zanfi 1999, pp. 24-28, 139, 150-151; F. Piccinini, L. Rivi, C. Stefani 2011, pp. 120-123, 138-139 nn. 32-33; Massa 2015; Araldi 2017; Araldi 2018.
Elisa Montecchi, 2018