Ferrara, 1842 – Parigi, 1931
Giovanni Boldini nasce a Ferrara il 31 dicembre 1842; è l’ottavo di tredici figli e il padre Antonio, anch’egli pittore, ne asseconda l’inclinazione a dipingere dimostrata fin dalla tenera età.
Nel 1864 si reca per la prima volta a Firenze per studiare e viene introdotto nell’ambiente del Caffè Michelangelo dal pittore Michele Gordigiani: nel capoluogo toscano frequenta i macchiaioli, fautori di un’arte che si ispira alla realtà, e stringe amicizia con Cristiano Banti, col quale negli anni successivi intratterrà un fitto rapporto epistolare. Entra in contatto con le famiglie dell’alta società, soprattutto straniere, e comincia a dipingere numerosi ritratti, oltre a vari quadretti di genere su commissione dei mercanti fiorentini.
Nel 1866 conosce, tramite Telemaco Signorini, Isabella Robinson Falconer, presso la cui residenza di Collegigliato, vicino a Pistoia, sarà spesso ospite. Nel febbraio 1867 le sue opere esposte alla Promotrice fiorentina vengono recensite da Signorini sul «Gazzettino delle arti del disegno»; a giugno del medesimo anno Boldini parte per un breve viaggio a Parigi, dove visita l’Esposizione Universale, il Salon, e le mostre di Courbet, Manet, Millet, Ingres, rimanendo affascinato dalla vita nella città francese.
Compie poi un viaggio in Costa Azzurra al seguito di Isabella Falconer e qui realizza il celebre Generale spagnolo, un ritratto di grande immediatezza espressiva, dipinto quasi di getto con pennellate filamentose e vibranti di luce, che pare cogliere l’essenza più intima del personaggio: evidente è il superamento della pittura macchiaiola e la riflessione sull’arte spagnola del Seicento, in particolare quella di Velàzquez. Grazie a quest’opera e ad una serie di dipinti simili realizzati in quel periodo, Boldini diviene celebre per le eccellenti doti di ritrattista. Nel 1870 invia alcune opere a Londra per un’esposizione, mentre a Firenze entra in contatto con il mercante Reitlinger, che è in Italia per acquistare quadri di pittori italiani; l’anno successivo parte con lui per la capitale inglese. A Londra Boldini risulta molto apprezzato e ben presto diviene noto con l’appellativo di ‘little italian’; dopo poco, però, abbandona la città alla volta di Parigi, stabilendosi in uno studio a Montmartre dove vive con Berthe, sua modella e compagna. Interrompe inoltre il sodalizio con Reitlinger e inizia a lavorare per Goupil, titolare di una famosa maison d’arte, che gli offre più denaro e maggiore diffusione delle opere; nel 1874 espone per la prima volta al Salon presentando Le lavandaie e Pont des Saints Pères e lo stesso anno conosce la contessa Gabrielle de Rasty, che diviene sua modella e amante. Comincia a lavorare assiduamente ai ritratti femminili della mondanità parigina, facendosi interprete del mito della Belle Époque: eleganti, moderne, piene di fascino, le donne di Boldini vestono abiti scelti personalmente dal pittore e paiono rappresentare l’esaltazione dell’effimero, della bellezza fuggevole e transitoria, interpretata attraverso cromatismi raffinati e pennellate sciolte e corsive.
Negli anni ’80 l’artista fa la conoscenza di Giuseppe Verdi e trascorre il periodo natalizio del 1884 nella casa genovese del maestro, per poi recarsi a Firenze dai Banti; due anni dopo realizza un pastello di Verdi, che espone a Parigi e per il quale gli viene offerta una cifra considerevole, ma che egli si rifiuta di vendere: lo donerà molto più tardi al Museo Nazionale di Roma. Il pastello è in voga a quell’epoca anche grazie alla diffusione di nuove tecniche per il fissaggio, e Boldini esegue vari ritratti utilizzando questa tecnica. Continua a viaggiare e ad esporre in Italia e all’estero: nel 1886 si reca in Germania e conosce Menzel, del quale ammira il lavoro; nel 1889 è presidente della sezione italiana per l’Esposizione Universale di Parigi; a settembre compie un viaggio in Spagna e in Marocco con Degas. Nel 1897 espone a New York: tra le altre opere figurano il pastello di Verdi e il famoso Pastello bianco, che all’Esposizione Universale di Parigi del 1889 aveva ottenuto la medaglia d’oro.
Partecipa all’Esposizione Universale di Parigi del 1900 nella sezione dedicata all’Italia e continua a viaggiare e ad esporre: tra i ritratti più celebri realizzati nei primi anni del XX secolo si annoverano quelli di Lina Cavalieri, di Franca Florio – la cui prima versione, non gradita dal marito, viene sostituita da una seconda con abiti più castigati – della ballerina Cléo de Mérode, del caricaturista Sem.
Nel 1925 riceve la visita di De Pisis a Parigi: l’incontro è documentato nelle pagine del «Corriere Padano»; quattro anni più tardi sposa la giovane giornalista Emilia Cardona, che stava lavorando alla biografia del pittore. Dopo la morte dell’artista, avvenuta a Parigi l’11 gennaio 1931, la Cardona ne rispetta la volontà di donare un cospicuo numero di opere alla città di Ferrara. Sulla base dei confusi ricordi del marito, che le aveva confidato di aver dipinto, in gioventù, un ciclo di affreschi in una città di cui non ricordava il nome, la giornalista riesce a ritrovare le pitture murali di Villa Falconer a Collegigliato presso Pistoia: una volta acquistata la villa, vi si trasferisce portando da Parigi tutto ciò che era appartenuto a Boldini.
Riferimenti bibliografici: Dini-Dini 2002; Dini-Mazzocca-Sisi 2005; Lees 2009; Gaddi-Panconi 2011; Dini-Mazzocca 2015.
(Francesca Fontana, 2016)