Formigine (Modena), 1868 – Modena, 1951
Evaristo Cappelli nasce a Formigine il 28 ottobre 1868. Dal 1883 al 1889 frequenta l’Istituto di Belle Arti, dove segue i corsi di disegno di Antonio Simonazzi e quelli di ornato di Ferdinando Manzini. Nel 1891 esordisce alla Triennale della Società d’Incoraggiamento ottenendo un premio di centocinquanta lire. Quello delle Triennali sarà d’ora in poi un appuntamento fisso per il pittore per tutto il corso della sua vita. Poco dopo arrivano anche i primi riconoscimenti dei lavori presentati: nel ‘95, lo stesso anno in cui alla Triennale espone con successo Le rime del Casti, vince ex-aequo il premio Muzzioli, due anni dopo riceve la medaglia d’argento del Ministero della Pubblica Istruzione per Gli ultimi momenti di Donizetti, venduto per la cifra di cinquecento lire, mentre nel 1901 si aggiudica il premio speciale della Società d’Incoraggiamento per la pittura. Cappelli mostra fin dagli esordi grande capacità di rispondere alle esigenze del mercato, con una flessibilità che si manifesta su vari piani. Diverse sono le tecniche che utilizza, dalla pittura su cavalletto a quella su muro, come mostrano la partecipazione ai concorsi per l’atrio Poletti, nel 1900, quello per il santuario di Fiorano, nel 1906, e le pitture all’interno di Villa Cionini di Magreta. Diversi sono anche i temi che Cappelli affronta, senza che per essi sia possibile ravvisare una periodizzazione troppo stretta. I temi sociali sono bene rappresentati durante tutto l’arco della sua carriera, influenzati inizialmente dal dibattito sul risanamento edilizio della città e poi dalle ricerche del Graziosi, figura di riferimento per l’ambiente modenese nei primi decenni del Novecento. Al 1892 risale la prima delle opere nella Raccolta Assicoop Modena – Unipol, Mercato delle Erbe, presentata all’VIII Triennale, dove l’attenzione per le fasce più deboli della popolazione si accompagna alla difficoltà nell’abbandonare i metodi della formazione accademica: la figura in primo piano, nella resa di profilo, ricorda il ricorso a modelli in posa, effettuato nello studio del pittore. Dalla medesima tematica nasce anche l’altra tela ambientata in contesto urbano, Ragazza davanti al portone, dove la figura femminile appare meno delineata e meglio inserita nello spazio. Il modello della pittura del Graziosi si fa sentire abbastanza presto, come indicano le date precoci di opere dal chiaro riferimento agreste: Pascolo del 1901 o All’aratro del 1909. La lezione del Graziosi non si limita alla scelta del soggetto da rappresentare ma investe anche aspetti di carattere più marcatamente formale, come mostrano la stesura post-impressionista e la costruzione per diagonali di Aratura in montagna (Modena, Raccolta della Provincia), 1908, o di Mucche al pascolo, nella Raccolta Assicoop Modena – Unipol. Grande libertà caratterizza tuttavia le scelte stilistiche dell’autore anche in questi primi anni, spesso per venire incontro alle aspettative della committenza, e così un modello marcatamente tiepolesco viene utilizzato nel 1918 per la Carità, tempera eseguita nella volta dello scalone dell’omonima Congregazione. Modelli della grande decorazione emiliana sei-settecentesca si mescolano a chiari motivi Liberty nel bozzetto con Flora e Zefiro, pittura eseguita nella Villa Cionini in occasione delle nozze della giovane Clementina (1910). Il rapporto con questa famiglia caratterizza fortemente l’attività di Cappelli nel primo decennio del Novecento: è per la stessa villa che esegue nel 1907 il Ritratto di Attilio Cionini e una tela dal tema storico-letterario: Virgilio tra le Muse (Formigine, Collezione comunale). Tre anni dopo realizza uno dei tre ritratti noti della stessa Clementina, di cui da qualche anno è maestro di pittura, e varie altre tele per membri della stessa famiglia. Nel secondo decennio Cappelli appare già un artista affermato sulla più ampia scena modenese: nel ‘12 viene nominato accademico residente e da questo momento lo si ritrova come rappresentante dell’Accademia all’interno delle commissioni di concorso per il pensionato Poletti (Modena, Archivio di Stato, Atti di amministrazione, 1914, b. 716, Eredità Poletti). Al secondo decennio risalgono alcuni scorci della città: Intorno alla cattedrale (1911), Case vecchie di Modena e La finestra, presentate alla Triennale del ‘12. Ancora un acquerello del pontile campionese del Duomo di Modena, datato 1915, compare nell’Atlante storico – artistico del Duomo, curato da Giulio Bertoni nel 1921. Subito dopo la guerra, senza mai abbandonare la pittura da cavalletto, torna alla grande decorazione con la Carità, di cui si è detto, ma anche con riprese del linguaggio liberty nelle allegorie dello scalone della Banca Popolare e dell’atrio di Palazzo Fantini, entrambi del 1920. Seguono poi importanti commissioni ecclesiastiche: nel 1923 dipinge la cupola e il catino absidale nella parrocchiale di Castelnuovo Rangone, seguiti nel ‘26 dalla pala dell’Assunta nella chiesa di Collegara, la stessa dove, dieci anni più tardi, realizzerà L’educazione di Maria bambina e nel ‘39 una S. Anna. Nel 1929 termina la lunetta del portale del Tempio ai caduti di Modena. Tutto questo senza mai abbandonare i soggetti legati al mondo contadino, realizzando dal 1925 al 1935 dipinti come Barchesse, Scene rustiche e Porcilaia. Nel corso degli anni trenta Cappelli viene nominato ispettore alla Galleria Poletti, e continua con un’incessante partecipazione alle principali esposizioni cittadine e regionali, nelle quali la sua pittura mostra un più spiccato plasticismo, sulla scia delle poetiche novecentiste, come testimoniato ad esempio dall’Autoritratto del 1940 (Modena, Museo Civico d’Arte). Nell’ampia e articolata carriera di Capelli infine non sono mancate collaborazioni con importanti riviste della città: “Il duca Borso”, nei primi quindici anni del secolo e “Carnevale” nel ‘23. Negli anni trenta si segnalano poi i fregi per il libro di Arturo Rabetti Modena di una volta, uscito nel 1936 per i tipi di Formiggini. Cappelli muore a Modena nel 1951.
Riferimenti bibliografici: Società…1892; Società…1896; Mostra d’incoraggiamento…1897; I premiati…1901; Il patrimonio…1920, p. 25; Guandalini, Ricordo…1976; Bellei – Pecoraro 1996, pp. 65-72; Martinelli Braglia…1997, pp. 22-23 e 91-93; Martinelli Braglia (scheda) in Ferriani 1998, pp. 262-264; Silingardi (scheda) in Martinelli Braglia-Rossi 2004, pp. 41-42; Fiorini (scheda) in Rivi 2007, p. 64.
(Tomas Fiorini, 2008)