Ferrara, 1884 – Bologna, 1965
Sul retro dell’opera Paesaggio d’autunno, ora nella Raccolta Assicoop, è presente un cartellino che fa riferimento all’avvenuta sua esposizione alla III Mostra d’Arte Moderna dell’Emilia-Romagna: nel catalogo di questa rassegna, che si tenne nel giugno-luglio 1933 presso il Palazzo S. Anna di Ferrara, al n. 69 risulta infatti un dipinto con questo titolo (che però non è pubblicato, al contrario di Fiori con vetro azzurro, l’altra opera presentata da De Vincenzi alla mostra Regionale). Allora il pittore era in procinto di stabilirsi definitivamente a Bologna, ormai cinquantenne, alquanto deluso dall’ambiente ferrarese: vi si era formato come pittore frequentando lo studio privato di Nicola Laurenti, esponendo nelle mostre collettive sin dal 1904, realizzando incisioni, sculture e dipinti, divenendo grande amico del ventenne Filippo De Pisis (il quale gli dedicò articoli elogiativi), dedicandosi a sua volta alla poesia ed alla critica d’arte, rivelando vivaci interessi per le avanguardie.
L’incontro più importante fu però quello con l’otorinolaringoiatra Arturo Mattozzi, al quale è ispirata la figura del protagonista del romanzo “Gli occhiali d’oro” (1957) di Giorgio Bassani: il famoso medico-collezionista acquistò varie sue opere, lo incoraggiò ad abbandonare il lavoro di operaio-fotografo, gli fece da mecenate ma altresì da manager, contribuendo a piazzare i suoi quadri presso i ricchi clienti, come il senatore Pietro Niccolini o il professor Cesare Minerbi, nonno dello stesso Bassani. Ma anche questo rapporto dovette deluderlo: narra l’avvocato Giuseppe Longhi di esser stato coinvolto dal pittore e dall’otorino in un contenzioso insorto circa il prezzo da attribuire ad alcuni quadri. I migliori fra questi ultimi sono paesaggi caratterizzati dalla forte scomposizione di luce e di colore, superando la lezione del Divisionismo di Previati, assai seguita in città, per avvicinarsi piuttosto ad esiti francesi, dai Fauves ma soprattutto alla scuola di Pont-Aven. Nelle tele di De Vincenzi del ventennio 1915-1935 colpisce infatti il caratteristico uso di tinte calde, soprattutto verdi e gialle, con esiti che sembrano suggerire l’idea di una suggestiva deformazione di carattere quasi daltonico e con echi mutuati da Van Gogh e da Gauguin.
Basti osservare le tre grandi tele presso la Pinacoteca Bacilieri, collocata nella villa-museo di Belriguardo a Voghiera, od altri soggetti ferraresi presso le Civiche Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara e in numerose collezioni locali: tele risolte nei forti contrasti, nella sapiente divisione delle campiture, nelle forme cromatiche che paiono quasi isolate e contrapposte per delineare essenzialmente orti e giardini interni, parchi e serre, i camminamenti sulle Mura alberate, le antiche porte della città.
Anche il dipinto della Raccolta Assicoop sembra appartenere a questa produzione ferrarese, ma la veduta del viale stavolta è “autunnale” e non solare ed accesa, quasi accecante come appare nei più caratteristici risultati del pittore, quasi a voler suggerire un ripiegamento intimistico da parte dell’autore, sempre meno propenso a cogliere en plein air la gioia esplosiva del colore.
Certo, anche dopo il suo trasferimento a Bologna egli continuerà a dipingere paesaggi, ma alternandoli sempre più con le “nature morte”: una di queste, poeticamente intitolata La primavera entra dalla finestra sarà da lui venduta, nel novembre 1955, alla Camera di Commercio di Ferrara, dove ancora oggi si trova.
Riferimenti bibliografici: F. De Pisis, Giorgio De Vincenzi, in “Gazzetta Ferrarese”, 6 settembre 1916; IV Centenario Ariostesco. III Mostra d’Arte Moderna Emilia-Romagna, introduzione di Nello Quilici, Ferrara, 1933, p. 40; G. Longhi, Nei suoi quadri la luce del sole, in “Resto del Carlino – Cronaca di Ferrara”, 21 marzo 1971; A. Meluschi, Giorgio De Vincenzi, Bologna, 1974; Giorgio De Vincenzi 1884-1965. Atmosfere ferraresi, a cura di Lucio Scardino, Ferrara, 2012.
Lucio Scardino (2021)