Castiglione d’Intelvi (Como), 1844 – Pisa, 1877
Mario Di Scovolo (ma sono note anche le lezioni “di Scòvolo”, “Scòvolo”, “Discovolo”) nacque il 25 settembre 1840 a Castiglione d’Intelvi (Como) da Luigi Paolo Scòvolo e Luigia Damiani. Compì i primi studi artistici presso l’artista bresciano Faustino Ioli, ma non intraprese inizialmente l’attività pittorica decidendo, nel 1858-1859, di iscriversi all’Università di Pavia. Non terminò tuttavia mai gli studi superiori, preferendovi ben presto la carriera militare, dapprima a Ivrea, poi nel meridione interessato dal brigantaggio. Terminato il servizio militare Discovolo ritornò a frequentare gli studi artistici: si trasferì dapprima a Bologna per seguire il corso di paesaggio presso la locale Accademia di Belle Arti, poi cominciò una fortunata attività espositiva. Nel 1870 all’Esposizione nazionale di Parma presentò un quadro di genere storico, legato alle recenti vicende risorgimentali: Sulle alture di Solferino dopo la battaglia del 24 giugno 1859 (o L’ambulanza dopo la battaglia di Solferino), un olio su tela, che fu premiato e poi acquistato dal ministero della Guerra (Roma, Ministero della Difesa). Proprio il genere storico, così caro agli ambienti accademici tradizionali, fu uno dei due principali campi di sperimentazione del pittore: sono infatti testimoniati diversi dipinti legati alla soggettistica storico letteraria e alle vicende belliche del regno piemontese: La battaglia di San Martino, 1868, acquistato da Vittorio Emanuele II, Paesaggio di Solferino, 1870 circa (Bonassola, coll. Discovolo), Arnaldo da Brescia preso dagli sgherri (Brescia, Museo civico) e il celebre Cimabue che intravvede il genio artistico di Giotto pastorello del 1873, anch’esso conservato presso il museo bresciano, con cui vinse il concorso per il pensionato Brozzoni. Se questi soggetti, soprattutto quelli di ascendenza storico letteraria, sono ampiamente testimoniati nella pittura dell’epoca, il tratto che distingue la pittura discovoliana è il superamento delle convenzioni accademiche tradizionali in nome di un’adesione convinta a istanze di resa del vero, inteso soprattuto come realismo di tipo ottico. Proprio le frequenti esortazioni di Di Scovolo a perseguire “un vero nudo e crudo” suscitarono l’entusiasmo dei giovani allievi modenesi quando, fra 1871 e 1875, egli assunse la cattedra di paesaggio presso l’Accademia Atestina. Tra gli allievi più entusiasti compare anche un giovanissimo Adolfo Venturi, che nel redigere le proprie memorie molti anni più tardi si ricorderà del maestro, prematuramente scomparso. Il tentativo di svecchiare le ormai obsolete pratiche didattiche della scuola malatestiana, timidamente approdata a un moderato verismo solo a cavallo dell’Unità, e forse l’intransigenza che emerge dalle lettere del pittore, non dovettero agevolare i rapporti con gli ambienti accademici cittadini. Quando nel 1872 fu designato da Adeodato Malatesta a rappresentare l’istituto modenese al II Congresso artistico di Milano, il pittore comasco pretese esplicite assicurazioni di poter esprimere liberamente le proprie opinioni. Il convegno si concluse con la firma di un documento che sanciva piena libertà d’indirizzi nell’insegnamento artistico e spingeva nella direzione di una maggiore adesione al vero. Da una lettera inviata a Luigi Asioli, segretario dell’Accademia modenese, emergono con chiarezza i contrasti che Di Scovolo ebbe con una parte del corpo docenti, contrasti che il pittore attribuisce proprio alle novità didattiche da lui introdotte (Modena, Archivio di Stato, Fondo Istituto d’Arte A.Venturi, b. 29, lettera del 8 settembre 1874). Negli ultimi anni Di Scovolo vide crescere la propria fama: la piccola tela Primavera, esposta a Londra nel 1876, trovò notevole eco sulla stampa, mentre il pittore lombardo studiava la pittura di macchia, sull’esempio toscano, come evidenziano i quadri Dopo la battaglia (Trieste, Museo Revoltella) e Interno di un convento (Bonassola, coll. Discovolo).
Mario Di Scovolo morì prematuramente a Pisa il 7 giugno 1877.
Riferimenti bibliografici: Giubilei 1991 (con bibliografia precedente); Rivi 1991.
(Tomas Fiorini, 2013)