Modena, 1854-1911
Giuseppe Goldoni nasce a Modena il 6 luglio 1854 (Modena, Archivio di Stato, Stato civile, Nati, Indice 1854). Frequenta l’Accademia modenese di Belle Arti tra il 1866 e il 1874 (Archivio di Stato di Modena, Fondo Istituto d’Arte A.Venturi, b. 181) vincendo premi di studio per elementi d’ornato e elementi di figura nell’anno scolastico 1868-1869, nel 1869-70 per anatomia pittorica, storia e ornato, nel 1870-71 ancora per ornato infine per Accademia del Nudo nel 1871-1872. Alla mostra triennale aperta in Accademia il 20 febbraio 1870 espone due paesaggi e una testa di putto, alla esposizione di tre anni dopo presenta numerosi lavori su carta con disegni d’ornato e anatomia, e due dipinti a olio (Ritratto di giovinetta e il Il commediografo Goldoni istruisce i comici per la “La famiglia dell’antiquario”). Il padre di Giuseppe, Carlo Goldoni (1822-1874) era maestro di Elementi di figura in Accademia e restauratore presso la Galleria Palatina. Alla morte del padre, che lo aveva istruito nelle tecniche di conservazione e salvaguardia dei dipinti, il giovane Giuseppe è incaricato da Malatesta di alcuni restauri. Nella documentazione dell’archivio storico dell’Istituto d’Arte Venturi di Modena si può rintracciare un ricco fascicolo che registra un importante episodio dell’attività di Goldoni come restauratore attivo nella Galleria Estense (Archivio di Stato di Modena, Fondo Istituto d’Arte A.Venturi, b. 26). I documenti risalgono all’anno 1877, quando Malatesta segnala al ministero la necessità di fondi per restaurare un gruppo di dipinti e individua in Goldoni la persona più adatta al compito, grazie alla professionalità che Malatesta stesso garantisce. Dopo un esame dei preventivi di spesa e delle effettive necessità di restauro, Malatesta incarica Goldoni del lavoro, richiamandolo a attenersi ai metodi caldeggiati dal ministero in una circolare del 30 gennaio 1877 di cui esiste una copia nel medesimo fascicolo. Il lavoro di Goldoni sarà controllato e infine collaudato da una commissione composta da Antonio Simonazzi, Luigi Vergani e Malatesta. I dipinti oggetto di intervento sono sette, tra cui segnaliamo in questa sede per brevità soltanto le due opere più celebri: il Compianto sul Cristo morto con san Francesco d’Assisi e san Bernardino da Siena di Giovan Battista Cima da Conegliano (ora inv. 367) e la Natività di Gesù di Pellegrino Munari proveniente dalla Chiesa di S. Paolo (ora inv. 146). Al termine dei lavori Goldoni redige una relazione in cui dichiara tutte le operazioni compiute nel rispetto della circolare ministeriale: chiusura dei tarli, stuccatura con segatura, biacca e colle, sostituzione delle traverse, rimozione di vernici ingiallite, cere e vecchi restauri. Possiamo dedurre che compì prevalentemente azioni di messa in sicurezza dei dipinti, anche se dalle dichiarazioni che riguardano la tavola di Cima da Conegliano e quella di Pellegrino Munari sembra di capire che il maestro sia intervenuto anche sul colore dove presentava “mancanze” pur limitandosi a “accompagnare le tinte secondo le prescrizioni”. Resta così da verificare la posizione professionale di Goldoni rispetto alle teorie sul restauro diffuse a fine Ottocento e, più da vicino, il suo ruolo nella équipe dei restauratori della Galleria, che era composta da professionisti di fama come Sidonio Centenari, stimato da Adolfo Venturi, da Orfeo Orfei e secondariamente anche da Venceslao Bigoni. L’attività più documentata nella carriera di Goldoni è per il momento quella di insegnante dell’Istituto di Belle Arti nel ruolo fisso di assistente alla cattedra di Disegno dal 1878 al 1910, con lezioni nella Scuola del Nudo tra il 1882 e il 1908, sotto la direzione di Antonio Simonazzi (Archivio di Stato di Modena, Fondo Istituto d’Arte A.Venturi, b. 183). Con Simonazzi, collabora anche nella cura dell’Esposizione Malatestiana del 1886 che documentò in più di trecento opere il catalogo del caposcuola. Allo stato degli studi il genere più praticato da Goldoni sembra essere quello del ritratto; in particolare il pittore è specialista della tipologia di medio formato diffusa ormai dagli anni trenta e quaranta dell’Ottocento, introdotta in città da Malatesta in numerosi esempi a partire dal Ritratto di Giuseppe Generali (1849) all’Autoritratto del 1860 al Ritratto virile del 1875. Goldoni dipinge nella tecnica tradizionale, ma descrive con naturalismo le ombre dello sguardo e dell’incarnato, i moti espressivi da cui trapela il carattere dell’effigiato. Non approfondisce lo studio del panneggio che è spesso risolto in una gamma cromatica scura, il fondale è neutro, privo di attributi d’ambiente. Sono esempi in questo genere il Ritratto del padre eseguito nel 1875 per la Galleria degli artisti modenesi in Accademia, in cui l’unico indizio che rivela la professione di pittore è il berretto cremisi; e ancora, il Ritratto di Adele Ricci Campori soffuso di austera dignità (Modena, Raccolta d’Arte della Provincia); poi nel 1879 il Ritratto di Benedetto Bonasi e il Ritratto Carolina Giorgini Bonasi, Ritratto di Carlo Abbati Marescotti dipinto nel 1897 per la Congregazione di Carità (Modena, Museo Civico d’Arte), il Ritratto dell’ingegner Cavazzuti (Modena, Istituto d’Arte Venturi). I giornali del tempo registrano la presenza di Goldoni alle mostre tenute presso l’Istituto di Belle Arti nell’aprile 1889, nel 1890 e 1895. Si conoscono due Nature Morte di frutti (1891) e opere nel filone verista e moralistico di buona riuscita commerciale, come Sogno di madre o Il maestro e la ragazza (in questa Raccolta). Un articolo sul quotidiano “Il Panaro” ci informa che Goldoni si cimenta anche nei soggetti mitologici (come nel caso di un Amore e Psiche), che a fine secolo godevano di nuova fortuna figurativa decretata dalla diffusione del gusto revival nella decorazione d’interni. In ambito religioso il lavoro più importate è la pala Il Sacro cuore di Gesù appare a santa Margherita Maria Alacoque per la chiesa di S. Agostino, nuovamente riaperta dopo i restauri nel 1876. Il dipinto, in cui traspaiono citazioni del classicismo emiliano del Seicento, è copia da un’opera eseguita dal padre nel 1866 per la chiesa delle Salesiane. Dopo il dipinto per la prestigiosa sede di S. Agostino, sappiamo che realizzò parti accessorie nell’Assunta e la famiglia del conte Bentivoglio di Malatesta, dipinse la Beata Vergine dell’Olmo per il santuario di Montecchio e il San Lorenzo per la chiesa parrocchiale di Gavasseto. Le fonti documentano infine un Miracolo di santa Zita per l’altare di S. Bartolomeo nella chiesa di S. Barnaba, opera già rimossa nel 1926, una Beata Vergine della Salute per l’altare di S. Antonio da Padova nella Chiesa di S. Rocco, ora distrutta.
Il ruolo di insegnante lo portò a sedere come giudice nelle commissioni per il Pensionato Poletti e in altre meno ufficiali come quella del concorso indetto dal giornale “Il duca Borso” per un premio a un dipinto a olio (Modena, Archivio Storico del Comune, Atti amministrativi, 1891, b. 173; 1892, b. 203; 1897, b. 304; 1900, b. 353; 1901, b. 369; 1904, b. 430; 1909, b. 542). Infine, nel 1907, condurrà i restauri sulla decorazione a tempera della volta della Chiesa della Madonna del Ponte a Formigine. Presente nel 1910 alla Esposizione benefica in favore della Croce Verde nei locali dell’Istituto di Belle Arti, muore a Modena il 10 gennaio 1911 (Modene, Archivio Storico del Comune, Stato Civile, Registro dei morti 1911, parte I n. 43).
Riferimenti bibliografici: Guida per l’esposizione triennale…1870, p. 5 nn. 45-47; Guida per l’Esposizione Triennale… 1873, pp. 3, 5, 8-11; Atti della R. Accademia…1875, pp. 87-88; Albo…1877; Albo…1892; T., All’esposizione artistica, Parte I…1889; All’Esposizione Artistica 1890; Un quadro…1892; Amore e Psiche 1895; L’Esposizione dei saggi…1895; Asioli 1905, p. 481; Un’opera d’arte 1907; L’inaugurazione dell’esposizione…1910; Chellini Pancaldi 1926, pp. 98, 189, 206-207; Soli ed. 1974, vol. I, pp. 46, 107, 138; vol. III, pp. 248, 392; Frigieri Leonelli 1986, p. 99; Quartili 1994, p. 91; Ottocento e Novecento a Modena…1997, p. 73; Rivi (scheda) in Modelli d’arte…1998, p. 263; Rivi 2002, p. 191 e fig. p. 152.
(Elisa Montecchi, 2013)