Modena, 1886 – Rovigo, 1948
Casimiro Jodi nasce a Modena il 30 ottobre 1886 da una famiglia originaria di Reggio Emilia; tra il 1904 e il 1910 frequenta il Regio Istituto di Belle Arti di Modena, nell’ambito del quale, tra 1906 e 1908, segue due corsi speciali di figura sotto la supervisione di Achille Boschi e Gaetano Bellei. Nel 1908 vince dapprima il Premio Magnanini e, in dicembre, il Concorso Poletti nella sezione pittura con lo pseudonimo Omnia Vincit Labor, presentando come saggio Guido Mazzoni che modella uno dei suoi capolavori e Il minatore come ex-tempore. Nel 1909, come stabilito nel testamento Poletti, si trasferisce a Roma dove frequenta, presso l’Accademia di San Luca, i corsi di Giulio Aristide Sartorio, con il quale inoltre collabora all’allestimento per le celebrazioni del Cinquantesimo Anniversario dell’Unità d’Italia e inizia a lavorare ai saggi statutari del pensionato: Copia di Vecchio operaio di G. Ribera detto lo Spagnoletto (primo anno), Il maniscalco (secondo anno), Leggenda d’amore (terzo anno). Nel 1912 si trasferisce a Firenze per il quarto anno di perfezionamento e in agosto consegue l’abilitazione all’insegnamento del disegno che sfrutta immediatamente, vincendo l’anno successivo la cattedra di Disegno alla Scuola normale maschile di Modena. Inizia così, sempre parallelamente all’attività artistica, la lunga carriera in ambito scolastico che porta il maestro a spostarsi dalla Scuola normale maschile di Modena, cui era tornato nel 1922 a seguito dell’interruzione bellica, alla Regia Scuola Complementare ‘A. Schiantarelli’ di Asola (Mantova) nel biennio 1926-1928, all’Istituto Tecnico Commerciale di Lovere (Bergamo) tra 1929 e 1934, al Regio istituto mercantile di Brescia nel 1935, a Piacenza nel 1936 ed infine al Liceo Scientifico ‘Paleocapa’ di Rovigo nel 1937. Nelle ultime tre destinazioni rivestirà il ruolo di preside. Nel 1940 segue un ulteriore incarico ministeriale in qualità di Commissario provinciale presso la Regia Soprintendenza ai monumenti medievali e moderni del Veneto Orientale. I contatti iniziali di Jodi con il nord-est risalgono al primo conflitto mondiale, durante il quale presta servizio per quattro anni come Comandante di tappa della linea ferroviaria Verona-Caprino-Garda; proprio nel pieno dei combattimenti riesce a intrecciare rapporti con il clima artistico veneto, dominato dalle figure di Felice Casorati e Nino Barbantini, oltre che dalla Fondazione Bevilacqua-La Massa e dagli eventi di Ca’ Pesaro; inoltre, sempre nel 1917, sposa la fidanzata Anna Maria Faglioni. Decisamente imponente l’attività espositiva di Jodi: partecipa a ben sette Biennali di Venezia (1910, 1926, 1928, 1930, 1940, 1942, 1948), a quattro edizioni della Mostra Triennale della Società di Incoraggiamento di Modena (1909, 1915, 1918, 1924), a quattro esposizioni della Promotrice di Torino (1913, 1921, 1924 , 1928), a due mostre del Paesaggio di Bologna (1925 e 1927), a due quadriennali di Roma (1931 e 1939), alla prima Triennale delle Terre d’oltremare di Napoli (1940), oltre a una notevole serie di mostre personali e una considerevole partecipazione a mostre collettive. L’esperienza grafica infine rappresenta una porzione assolutamente non trascurabile dell’attività artistica di Jodi; è possibile rintracciarne l’esordio come caricaturista nel lontano 1899 ne ‘Il Marchese di Natale’. Seguono, sempre in ambito modenese e nel primo decennio del XX secolo, le collaborazioni a ‘Il Marchese Colombi’, ‘Il duca Borso’, ‘Il conte di Culagna’, ‘Al Cudghein’, ‘La Secchia’, ‘Il Contrassegno’, ‘Il Mondo della Luna’; a cavallo del primo conflitto collabora con ‘La Coda del Diavolo’ (1915) e ‘Quadrupedi e Bipedi’ (1919); agli anni ’20 venti del secolo scorso risalgono ‘La Bolletta’ (1921), ‘Goliardia a noi’ (1925), ‘Il duca Borso Sportivo’ (1925), ‘La preda ringadora’ (1926), ma soprattutto la fondazione e la collaborazione insieme a Mario Vellani Marchi a ‘Il gatto bigio’ (1921-1923). I temi affrontati da Casimiro Jodi spaziano dai paesaggi come Giardino d’inverno del 1941 (Modena, Museo Civico d’Arte), agli interni, come Disordine nel mio studio del 1946 (Modena, Museo Civico d’Arte), a temi ibridi come Natura morta con vaso di fiori (Modena, Raccolta Assicoop Modena – Unipol) del 1920 circa, raffrontabile con L’orsetto e la mela del 1919 (Modena, Museo Civico d’Arte) ai ritratti, come il ricomposto Ritratto della Sorella Camilla del 1913 (Donna con cappello nero, Modena, Museo Civico d’Arte) o il penetrante gessetto Ritratto di uomo canuto probabilmente della meta degli anni venti (Modena, Raccolta Assicoop Modena – Unipol), alle vedute cittadine, come Parata Miliatare (Modena, Raccolta Assicoop Modena – Unipol) o Tempo grigio in Piazza Erbe a Modena (Modena, Museo Civico d’Arte), ai vasi di fiori come I crisantemi bianchi del 1924 (Modena, Museo Civico d’Arte). Graficamente Jodi affronta gli stessi temi, ma con una spiccata preferenza per le vedute cittadine, e i ritratti e di conseguenza la caricatura, come dimostra il corpus grafico presente a Modena (Museo Civico d’Arte). Casimiro Jodi muore a Rovigo il 26 agosto 1948. Nel 1997, il nipote di Jodi, Walter Faglioni, con lascito testamentario, ha donato al Museo Civico d’Arte di Modena, tutta la personale documentazione relativa allo ‘zio Casimiro’ (Comune di Modena, Museo Civico d’Arte, Archivio di Lavoro, Filze 3.1 e 3.2).
Riferimenti bibliografici: La chiusura delle feste…1907; Nuovi professori…1912; All’Esposizione d’Arte…1914; Una mostra personale…1920; La I mostra d’arte…1922; Guandalini 1978; Marangoni 1991; Vicini (scheda) in Pirovano…1992, pp. 924-925; Fuoco 1993; Arich de Finetti in J. Bentini, S. Marinelli, A. Mazza 1996, pp. 447-464; Arich 1997; Stefani in Piccinini – Stefani 2007, pp. 6-14; Virelli (scheda) in Piccinini – Stefani 2007, pp. 19-20.
(Elisa Bellesia, 2008)