LONGANESI ANGELO

Migliarino (Ferrara), 1860 – Ferrara, 1945

Angelo Longanesi studiò a Ferrara presso la Civica Scuola di Belle Arti in Palazzo dei Diamanti frequentando i corsi di Girolamo Domenichini (1812-1891), affermato decoratore e ritrattista ferrarese. Nel 1881 si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove entrò in contatto con Luigi Busi, Raffaele Faccioli, Giulio Cesare Ferrari e Antonio Puccinelli.
Negli anni Ottanta fu presente a numerose mostre presentando dipinti nello stile tardo verista allora di gran moda, caratterizzato da compiaciuto virtuosismo tecnico nella resa pittorica di tessuti, superfici preziose, arredi. Longanesi predilesse soggetti di ispirazione letteraria con una connotazione malinconica. Nel 1885 espose alla Mostra Artistico Industriale di Ferrara, dove presentò sei pastelli e due dipinti a olio lodati sulle pagine della “Gazzetta Ferrarese”. Nel 1886 vinse il concorso per la cattedra di Figura nella Scuola d’Arti e Mestieri presso il Civico Ateneo di Palazzo dei Diamanti, inaugurando la sua lunga e fortunata carriera di insegnante. Contribuì personalmente all’aggiornamento didattico dell’istituto, favorendo l’insegnamento delle arti applicate in linea con i più moderni orientamenti della teoria e della pratica artistica. L’intensa attività didattica non lo distolse dal partecipare a numerose esposizioni: nel 1886 è alla Mostra Regionale di Rimini, nel 1887 alla Mostra Regionale di Forlì, nel 1888 all’Esposizione Emiliana di Bologna, dove presentò alcuni ritratti. Alle mostre ferraresi allestite in Palazzo dei Diamanti nel 1888 e nel 1889 la sua pittura realista e sentimentale riportò però critiche negative per il patetismo pittoresco e retorico con cui l’artista raffigurava nei suoi dipinti ragazzini cenciosi e stucchevoli orfanelli (Spazzacamino, Bologna, collezione privata).
Dopo aver vinto nel 1892 il diploma d’onore all’Esposizione Nazionale di Milano, nel 1893 presentò alla mostra del Circolo Artistico nel Teatro Filarmonico di piazza Sacrati a Ferrara Ahimè! Ogni ora che suona apre una tomba e fa versare una lacrima, prima di un nucleo di opere sul tema tardoromantico e simbolista della corrispondenza sentimentale oltre la morte. Il bacio tra il profilo femminile e la maschera della defunta emerge sfumando dal fondo scuro, con un intenso effetto sentimentale. Nel 1897 Longanesi ritornò sul tema con La morte d’un angelo (Ro Ferrarese, collezione Cavallini Sgarbi), in cui due fanciulle in vaporosi abiti floreali sono mestamente chine nell’affettuoso compianto della giovane compagna ormai mancata.
Dopo l’inizio del Novecento Longanesi attenuò l’interesse per i temi commoventi e patetici per accostarsi ad argomenti di ispirazione religiosa, come nel pastello divisionista Alla Croce (1900, Ferrara, collezione Cavallaroni; la replica è a Ferrara, Museo Civico d’Arte Moderna). Eseguì poi paesaggi di ispirazione post-impressionista come Prime nebbie, Sera, Impressione invernale. Tra le numerose mostre cui partecipò in quegli anni (nel 1908 Faenza, Esposizione Torricelliana; nel 1909 a Livorno Esposizione Donatelliana, 1910 Esposizione di Lugo di Romagna e Mostra d’arte Permanente di Ferrara) è significativo ricordare l’esposizione organizzata da Ferruccio Luppis a Rimini con la partecipazione di Umberto Boccioni, Piero Marussig e Lorenzo Viani.
Durante la Grande guerra eseguì una serie di composizioni allegoriche a pastello, come La Vita, caratterizzate da un movimento luministico di fili di colore allungati secondo un andamento sinuoso, in cui Longanesi escogita una sintesi personale della tecnica divisionista di Gaetano Previati e Giuseppe Mentessi, alla luce dell’estetica Liberty discussa nelle frequentazioni amichevoli con il pittore e scrittore d’arte Plinio Nomellini. L’aggiornamento di Longanesi sulle istanze moderniste si arrestò all’estetica Art Nouveau, sebbene a Ferrara i suoi allievi più eccellenti, come Achille Funi, Giovanni Battista Crema, Filippo De Pisis, si distinguessero ormai sul palcoscenico nazionale tra gli esponenti di movimenti artistici innovativi come Novecento, Valori Plastici o la Metafisica. Uno stile sostanzialmente tardo accademico caratterizzava anche la personale dell’artista allestita nel 1928 durante le manifestazioni della Settimana Ferrarese, di cui possiamo leggere una recensione assai negativa sul “Corriere Padano”.
Longanesi ebbe poi una ricca e remunerativa produzione di ritratti di notabili ferraresi – tra cui ricordiamo il Ritratto di Italo Balbo – mostrando tuttavia una maggiore scioltezza esecutiva nella rappresentazione delle figure femminili, in cui guardava all’esperienza di Giovanni Boldini.
Tra il 1930 e il 1934 fu Direttore della Civica Scuola d’Arte in Palazzo dei Diamanti, dove insegnava da oltre quarant’anni. Negli anni trenta partecipò a collettive insieme ai più celebri pittori della sua città; tra tutte ricordiamo nel 1937 la mostra della IV Settimana Cesenate allestita nella Biblioteca Malatestiana, dove la sua opera fu presentata in contemporanea con una retrospettiva su Boldini e una personale di De Pisis. Fu attivo fino ai primi anni quaranta, quando eseguì una celebre serie di ritratti di musicisti e compositori, tra cui ricordiamo il Ritratto di Giuseppe Verdi (Ro Ferrarese, Collezione Sgarbi).
Morì a Ferrara nel 1945.

Riferimenti bibliografici: Varese 1982; Fioravanti Baraldi 1984, p. 160; Scardino 1984, pp. 74-75; Scardino 1988 (con bibliografia precedente).

(Elisa Montecchi, 2016)