MALATESTA ADEODATO

Modena, 1806-1891

Personalità di spicco nell’ambiente culturale modenese e nel più ampio panorama nazionale, la figura di Adeodato Malatesta è stata oggetto di studi recenti (1998), che hanno contribuito a chiarirne l’intensa attività artistica e gli importanti ruoli pubblici che lo portarono a stabilire una significativa rete di relazioni con artisti, intellettuali e mecenati.
Nasce a Modena il 14 maggio del 1806 da Giuseppe Malatesta, capitano delle guardie del duca Ercole III d’Este, e Carlotta Montessori di Correggio.
Dopo i primi anni al Seminario di Modena, nel 1820 Malatesta abbandona gli studi religiosi per iscriversi ai corsi della Reale Accademia Atestina di Belle Arti con un alunnato che dura sino al 1826 sotto la guida di Biagio Magnanini e dove l’artista rivela buone doti di disegnatore e copista. Nel 1826 Malatesta viene inviato come pensionato artistico a Firenze presso l’Accademia di Belle Arti, ove frequenta le lezioni di Pietro Benvenuti e Giuseppe Bezzuoli, i capiscuola, rispettivamente, della pittura neoclassica e romantica in Toscana. Il tirocinio artistico a metà strada, quindi, tra i già consolidati orientamenti neoclassici e l’affermazione del romanticismo storico portano l’artista ad approfondire lo studio dell’antico e del disegno e a privilegiare gli esempi offerti dall’arte bolognese e fiorentina del Cinque e del Seicento. È quanto rivela la prima tela di invenzione Filottete nell’isola di Lemno (Modena, Museo Civico d’Arte, deposito della Galleria Estense), esposta fuori concorso nel 1827 nell’Accademia modenese. La prima commissione importante risale al 1828, quando il duca di Modena Francesco IV gli ordina la tela San Francesco riceve le stigmate per l’omonima chiesa modenese e per la cui realizzazione fu decretato il prolungamento della pensione di altri due anni (1829-1930).
Rientrato a Modena nel 1830 (Archivio di Stato di Modena, Fondo Istituto d’Arte A.Venturi, Corrispondenza direttore e segretario dell’Accademia Atestina, b. 10), Malatesta continua il proprio pensionato artistico a Roma nel 1831 e tra il 1837 ed il 1839, ove avviene il contatto con la pittura nazarena. Nel 1833 sposa la modenese Emilia Malverti, dalla quale avrà tre figli: Narciso, futuro pittore, Giuseppe e Caterina.
Tra il 1833 ed il 1837 si colloca il soggiorno a Venezia, nella cui Accademia di Belle Arti Malatesta frequenta la Scuola di Nudo diretta da Odorico Politi ed entra in contatto con Luigi Zandomeneghi. L’artista risente della suggestione della grande tradizione pittorica veneta e dei contatti con Pietro Estense Selvatico e Peter Cornelius che lo scortano verso un orientamento purista destinato ad accentuarsi in occasione del secondo soggiorno romano. A Venezia partecipa con regolarità alle esposizioni annuali in Accademia, dove si afferma nel genere del ritratto “ambientato” e della pittura sacra con opere quali il San Mauro che ridona la vista a un cieco, eseguita nel 1835 per la chiesa di San Sebastiano a Correggio.
Alla nomina di professore di Pittura all’Accademia modenese (1836), segue nel 1839 quella di direttore dell’Istituto. Un momento importante questo per la vicenda artistica di Malatesta: al forte impegno accademico – sono di questi anni le riforme sull’insegnamento quali la creazione di una cattedra di storia e di estetica – corrisponde, infatti, un altrettanto intenso percorso artistico, caratterizzato da importanti esposizioni a Bologna, Firenze, Milano, Venezia, Trieste, Torino e Napoli.
Tra la fine degli anni trenta e l’inizio degli anni quaranta Malatesta si afferma ulteriormente come pittore di storia eseguendo opere quali La vestizione di Alfonso III d’Este (1841) e il sipario del Teatro Comunale di Modena nel quale è raffigurato il Duca Ercole I d’Este in atto di esaminare i disegni per il teatro di Ferrara costruito nel 1486 (1841). Malatesta raggiungerà un posto d’onore nel panorama della pittura storica dell’Ottocento italiano con La disfatta di Ezzelino da Romano (1841-1856, Modena, Accademia Militare, deposito della Galleria Estense), commissionato dal duca Francesco V e premiato nel 1861 all’Esposizione nazionale italiana di Firenze. Negli anni quaranta emerge con forza l’adesione al codice purista, come rivela il Tobiolo che ridona la vista al padre (1843, Modena, collezione privata). Contemporaneamente Malatesta afferma quelle qualità di fine ritrattista che aveva del resto già rivelato negli anni precedenti e che ne faranno il ritrattista ufficiale dell’alta società modenese. Alla serie di ritratti di personaggi esotici, invece, deve essere ricondotto il Ritratto di arabo con fucile e barracano datato 1848 (Raccolta Assicoop Modena – Unipol) che rivela una possibile riflessione sulla pittura orientalista negli esempi che vanno da Eugène Delacroix a Horace Vernet. L’artista esegue anche una cospicua produzione di autoritratti, uno dei quali fu donato alla Galleria degli Uffizi di Firenze.
Nel 1842, in occasione dell’esposizione organizzata in onore delle nozze di Francesco Ferdinando d’Austria con Adelgonda di Baviera presso l’Accademia Atestina, Malatesta espone ben 42 opere.
Le ancone con Lo Sposalizio della Vergine (1844) e con La Crocifissione (1846-1850) eseguite, la prima, per la Chiesa dei Cappuccini, la seconda, per la Chiesa di San Giuseppe, entrambe a Bologna, rinsaldano ulteriormente la fama del Malatesta che alla fine degli anni cinquanta giungerà all’apice della popolarità.
Seguono importanti incarichi istituzionali: direttore della Galleria Palatina di Modena (1859); presidente del Consorzio delle Accademie di Bologna, Modena e Parma; presidente della Reale Commissione Emiliana per la Conservazione delle opere d’arte da Rimini a Piacenza (1860).
Dopo l’Unità d’Italia, la produzione malatestiana mostra delle aperture verso la pittura verista, secondo il modello di Domenico Morelli e un interesse nei confronti della fotografia quale strumento ausiliario alla pittura. Nel 1866 Malatesta viene incaricato dal consiglio municipale di Fiorano di restaurare gli affreschi della cupola del santuario della Beata Vergine. Tra le cariche istituzionali si ricorda la nomina nel 1882 a Direttore della Galleria Estense. Dal 1872 Malatesta fa parte della Commissione del Concorso Poletti. Nel 1886, in occasione dell’Esposizione industriale, la Società filarmonica della quale l’artista era presidente onorario, organizza un’importante rassegna monografica con oltre trecento opere. Muore a Modena il 24 dicembre del 1891. Nel 1926 Matteo Campori dedica all’artista un’intera sala del Museo Civico di Modena. Riferimenti bibliografici: Catalogo… 1886; Asioli 1905; Chellini-Pancaldi 1926, pp. 118-119; Teodoro 1986; Modelli d’arte…1998 (con bibliografia precedente); Ferriani 1998; Rivi 1998; Martinelli Braglia – Rossi 2004, pp. 23-24.

(Cristina Stefani, 2008)