Modena, 1817 – 1886
Ferdinando Manzini nasce nel 1817 a Modena, dove, tra 1829 e 1833, frequenta la Regia Accademia di Belle Arti. Fin dal principio Manzini rivolge la sua attenzione al disegno, all’ornamentazione e alla decorazione, giungendo a specializzarsi in scenografia. Nel 1851 entra come docente presso la Regia Accademia di Belle Arti, dove professa la carriera di docente accademico per trentacinque anni. Dopo il declassamento della Regia Accademia a semplice Regio Istituto di Belle Arti nel 1877, l’insegnamento di Manzini si svilisce al punto che nel 1880 è chiusa la scuola di scenografia. Manzini tuttavia rimane all’interno del Regio Istituto, in qualità di docente, fino agli ultimi giorni di vita. Ripercorrendo la carriera di Manzini sulle fonti documentarie a lui coeve si evince agilmente il costante affiancamento dell’attività di restauratore e decoratore alla più nota e riconosciuta attività di scenografo, praticata tra 1856 e 1886, soprattutto per il Teatro comunale cittadino. Sebbene in ambito strettamente locale Manzini goda di incondizionata fama di valente scenografo e decoratore, in più di una occasione riceve critiche negative a suoi interventi di restauro, giudicati troppo pesanti e invasivi. Nel sesto decennio del XIX secolo lo si ritrova spesso impegnato in territorio carpigiano, soprattutto come decoratore: ai primi anni cinquanta risalgono le decorazioni di piccoli ambienti in Casa Battini e in casa Morandi e, soprattutto, la realizzazione della cornice decorativa inquadrante l’emblema del soffitto della Farmacia dell’Assunta, raffigurante l’allegoria della Scienza Medica; ai pieni anni cinquanta risalgono le decorazioni floreali, a completamento delle decorazioni plastiche di Alessandro Bernasconi e Gaetano Venturi, presso Palazzo Lugli Grisanti e in Palazzo Molinari; al biennio 1860-’61 risalgono la raffinata decorazione muraria del Teatro Comunale e le pitture murarie dello scalone marmoreo monumentale della nuova Sinagoga di Carpi. Nel 1869 restaura i dipinti del soffitto del Teatro Municipale di Modena, per i quali ottiene critiche entusiastiche, e l’anno successivo mette mano ai restauri degli affreschi nella chiesa di San Pietro di Modena, restauro per il quale riceve critiche contrastanti, a tratti decisamente negative. Sui primi anni settanta, la comunità civile e religiosa modenese è protagonista di un episodio degno di nota: al Professor Manzini, cattolico devoto e strettamente osservante, come ricordato nell’elogio funebre di G. Tosi Bellucci, vengono commissionate le importanti decorazioni della Sinagoga di Modena, certamente anche in seguito alle ottime critiche sul decoro della Sinagoga di Carpi . Il tempio, inaugurato nel dicembre del 1873, nella sua complessità, dal progetto dell’Ing. Luigi Maglietta all’apparato decorativo di Manzini, è apprezzato dalla critica locale. Proprio a ridosso dell’inaugurazione della Sinagoga modenese Manzini ottiene l’onorificenza di Cavaliere della Corona d’Italia. Nel 1872 e poi successivamente nel 1877 e nel 1880 è membro della commissione giudicatrice per l’assegnazione del Premio del Pensionato Poletti. Nel 1875 Manzini fa parte della commissione per i restauri della decorazione del Duomo di Carpi e, l’anno successivo, è apertamente criticato da Tosi Bellucci per questo specifico intervento. Proprio al 1875 risale l’intervento di Manzini in Palazzo Rangoni a Castelvetro di Modena. Su commissione dell’allora parroco don Luigi Rinaldi, Manzini esegue quattro dipinti a olio su tela, raffiguranti i momenti salienti della vita di Torquato Tasso: Sorrento, terra natale di Torquato Tasso, Torquato Tasso a Castelvetro, Torquato Tasso a Sant’Anna, Ferrara, Torquato Tasso a S. Onofrio, Roma, alla vigilia della morte. Quest’ultimo dipinto è siglato con il monogramma FM e datato 1875. I dipinti, insieme ad altre quattro tele di minori dimensioni, realizzate a monocromo e raffiguranti allegorie delle opere del Tasso, sono collocate nell’ala nobile del palazzo, al primo piano, nella stanza appunto denominata “del Tasso”. Di tale committenza religiosa – allora come ora Palazzo Rangoni fa parte dei possedimenti della Parrocchiale di Castelvetro – rimangono testimonianze scritte presso l’archivio parrocchiale; nessuna testimonianza scritta, al momento, è emersa relativamente ai dipinti murali della cosiddetta “Sala dei Putti”, sempre in Palazzo Rangoni, verosimilmente attribuiti in via dubitativa al Manzini da Ghiraldi nel 2000. Negli anni ottanta Manzini concretizza ulteriormente il proprio impegno civico a favore della comunità modenese: tra 1882 e 1883 è membro della giunta distrettuale per la provincia di Modena per l’Esposizione Nazionale di Torino, occupandosi in modo specialistico di arte applicata all’industria; nel 1884 è membro della commissione d’ornato nel Consiglio Comunale modenese. Il 5 dicembre 1886 Ferdinando Manzini muore a Modena; alle esequie partecipa tutta la comunità modenese, non solo artistica, in onore dell’artista e dell’uomo. L’anno successivo, è aperto il Museo Civico di Modena in occasione della Fiera cittadina: presso il Museo è allestita la prima mostra personale postuma di Manzini composta da 454 bozzetti scenografici; nello stesso anno, presso l’Esposizione di Arte Contemporanea modenese, sono esposti il dipinto a olio Fiori e diversi bozzetti scenografici; a novembre gli eredi Manzini donano al Museo Civico di Modena l’album dei bozzetti scenografici del Professore.
Riferimenti bibliografici e archivistici: IAV, Ruolo degli alunni…1829-1832, 1851; Presto il prof. Manzini…1869; Appendice…1872; Modena, Archivio Storico del Comune, Lascito Poletti…1872; Onorificenza…1873; Arte locale…1873; Ristauri in Duomo…1873; Tosi Bellucci 1876; Modena, Archivio Storico del Comune, Elezioni…1877; Scuola di scenografia…1880; ASCMO, Eredità Poletti…1880; Modena e l’Esposizione…1882; Esposizione Nazionale…1884; Consiglio comunale…1884; Cav. Ferdinando Manzini…1886; Tosi Bellucci 1886, Museo Civico…1887a; Esposizione d’arte…1887; Museo Civico…1887b; Gardelli 1960, p. 26; Garuti – Colli 1990, pp. 90, 109, 112, 138, 144, 145, 258, 259; Ferriani – Stadiotti – Stadiotti 2000, pp. 100-104; Baroni – Pastorelli 2005, pp. 45-50; Barbieri 2008, p. 169.
(Elisa Bellesia, 2010)