Ferrara, 1857 – Milano, 1931
Nato a Ferrara il 29 settembre 1857, ancora bambino rimane orfano di padre; nella città d’origine frequenta il corso di disegno del Civico Ateneo, e nel 1873 si iscrive, grazie ad una borsa di studio, al corso di decorazione e scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Parma, maturando un forte interesse per questo settore. Fin dalla giovinezza stringe amicizia con Geatano Previati, il quale lo esorta a continuare gli studi nonostante le difficoltà economiche e con cui si ritroverà nel 1877 all’Accademia di Belle Arti di Brera.
Tra i compagni di studi avrà anche Segantini, Bistolfi, Longoni, Sottocornola. A Milano il giovane Mentessi guarda con interesse ad artisti della Scapigliatura come Tranquillo Cremona e Daniele Ranzoni.
Le prime esperienze pittoriche sono caratterizzate da forte sentimentalismo e malinconia, elementi che saranno ripresi anche nelle opere più tarde, ferma restando la passione per la scenografia; l’artista tende ad associare una concezione accademica dello studio prospettico all’attenzione per il dato reale, mescolando fedeltà al vero e libertà creativa. Nel 1880, dopo aver vinto il primo premio nella classe di Architettura, comincia a insegnare all’Accademia di Brera, inizialmente come assistente di Luca Beltrami; per più di trent’anni sarà inoltre docente di geometria elementare alla Scuola Festiva degli Artieri.
Negli anni Ottanta alterna il soggiorno milanese a lunghi periodi trascorsi a Venezia e la sua produzione è connotata da scorci lagunari e da vedute dei dintorni milanesi, del centro cittadino, delle campagne: la pittura di paesaggio è condotta en plein air, talvolta basata sulla resa immediata del dato reale e sull’attenzione agli effetti atmosferici e luministici, sulla scia dell’insegnamento dei naturalisti lombardi, talaltra pervasa di atmosfere oniriche e fantastiche, in linea con la sensibilità decadente derivata dalla cultura scapigliata. Partecipa con regolarità alle esposizioni annuali dell’Accademia di Brera e a quelle della Società Permanente di Milano, per la quale realizza le decorazioni esterne del palazzo progettato da Beltrami, oggi perdute. Nel 1891 il dipinto Ora triste, presentato alla I Triennale di Brera e assai discusso per l’evanescente intonazione lilla, segna la svolta verso una pittura più impegnata; per tutto il decennio le opere di Mentessi saranno connotate da contenuti sociali, fatto spiegabile anche con la frequentazione del gruppo di socialisti vicini a Turati. Nel 1895 partecipa alla I Esposizione Internazionale di Venezia con Pane nostrum quotidianum; il pittore sarà presente a tutte le Biennali, tranne quella del 1910, fino al conflitto mondiale. Alla fine del secolo lavora alle illustrazioni di periodici e riviste milanesi e parallelamente si interessa alle sperimentazioni divisioniste, realizzando pastelli dai tratti allungati e filamentosi, spesso associati alla tempera, e raggiungendo talvolta esiti di intonazione simbolista. Per la Casa dei Ferrovieri di Milano, nel 1898 progetta il trittico Il lavoro redento, eseguito dai suoi allievi; in questi anni si dedica inoltre alla decorazione di ville ed edifici religiosi.
Nel 1900 riceve il prestigioso premio Principe Umberto e all’Esposizione Universale di Parigi ottiene la medaglia d’argento con Visione triste, già esposta a Venezia l’anno precedente.
Nel 1907 diventa titolare della cattedra di prospettiva e scenografia all’Accademia di Brera e, sempre in questo periodo, dirige una scuola di disegno professionale. Due anni più tardi espone a Venezia la tela Ramingo, ancora legata ai temi del realismo sociale, riprendendo in seguito la pittura di paesaggio. Nel 1911 pubblica Insegnamento razionale dei primi elementi del disegno, con esempi di applicazione professionale, che espone il suo metodo per l’insegnamento della materia; fino al 1916 partecipa regolarmente alle Primaverili della Società Permanente di Milano. Nel 1914, alla sua ultima Biennale veneziana, espone Settimana di passione, evidente riproposizione della pittura a carattere sociale cui si era dedicato in precedenza. Tra il 1915 e il 1918 collabora come acquafortista all’«Illustrazione Italiana» e realizza una serie di opere dedicate al tema del conflitto; nel 1916 istituisce e dirige presso l’Accademia di Brera un corso di qualificazione professionale per i mutilati di guerra. I lunghi periodi trascorsi a Roma negli anni Venti lo stimolano a disegnare vedute e rovine in maniera puntuale e dettagliata: nel 1923 espone una serie di Impressioni romane alla Galleria Pesaro di Milano, cui farà seguito, alla fine del decennio, un nuovo ciclo di Impressioni caratterizzate da una dimensione più onirica e immaginaria; nel 1925 correda il volume Roma, con testo di Luca Beltrami, caso non isolato della sua attività di illustratore di libri.
Negli ultimi anni il pittore si evolve in senso più divisionista e simbolista, prediligendo ritratti e paesaggi o scene intime e familiari, come dimostra Ore liete del 1930, riflessione sul tema della maternità. Muore a Milano il 14 giugno 1931.
Riferimenti bibliografici: Parisi (scheda) in Divisionismo italiano 1990, p. 451; Vicini (scheda) in Pirovano 1992, pp. 970-971; Toffanello 1999; Caroli 2015, pp.104-107, 248.
(Francesca Fontana, 2016)