MITI ZANETTI GIUSEPPE

Modena, 1859 – Milano, 1929

Il 9 ottobre 1859 nasce a Modena Giuseppe Emanuele Francesco Maria Zanetti, figlio di Vincenzo e Amalia Miti. Il padre, proveniente da una famiglia di proprietari terrieri di Novi, si era distinto in città per le idee liberali e, una volta cacciato il duca, si era dedicato alla carriera politica. La madre invece proveniva da una famiglia nobile bolognese. Appena cinque anni dopo la nascita di Giuseppe, il padre muore lasciando la moglie sola con cinque figli. Terminati gli studi elementari nel 1873-74, Giuseppe s’iscrive all’Accademia di Belle Arti, ma con risultati che appaiono da subito deludenti. Nel 1876, a causa delle peggiorate condizioni economiche della famiglia, è costretto ad abbandonare l’Accademia e la città di Modena per trasferirsi presso i parenti della madre a Bologna. Qui si iscrive nuovamente all’Accademia di Belle Arti, ma con risultati ugualmente deludenti e, dopo appena un anno, abbandona definitivamente gli studi per cercarsi un lavoro. Ben presto trova impiego presso il laboratorio d’arti applicate Acquaderni, dove è incaricato di dipingere fiori, putti e paesaggi su seta. È in questo periodo che Giuseppe conosce un giovane studente dell’Accademia, Emanuele Brugnoli, col quale nel 1879 compie un viaggio a Venezia. La città lagunare, meta in quegli anni di un gran numero di artisti e letterati, affascina i due giovani che cominciano a progettare di trasferirvisi. Brugnoli abbandona Bologna pochi mesi più tardi, in seguito alla morte del proprio maestro, mentre Zanetti dovrà attendere la sistemazione dei due fratelli minori e della sorella per poter partire. È il 1884. In città i due dividono un enorme stanzone al secondo piano di Cà Rezzonico, affittato per trenta lire al mese. È questo il periodo che più si tinge di leggenda nelle biografie: armato solo di cavalletto e di una piccola imbarcazione a due remi, Giuseppe Zanetti si sarebbe dedicato all’esplorazione della Laguna veneta, sostentandosi poi del pesce pescato e di un po’ di polenta. Ben presto le vedute della città e della Laguna incontrano il favore del pubblico e della critica e portano Miti-Zanetti, pseudonimo adottato per evitare confusione con un altro Zanetti, il veneziano Vittore, a prendere parte a numerose occasioni espositive. Alla prima fase dell’esperienza veneziana, per la scelta verista del soggetto e per l’uso di una pittura di velature, è riconducibile il piccolo olio Calma – Laguna veneta (Raccolta Assicoop Modena – Unipol). Il successo arriva immediato: nel 1888 all’Esposizione nazionale di Bologna Umberto I acquista Figlio delle lagune, l’anno seguente espone a Parigi e nel ‘90 ottiene una medaglia di bronzo all’Esposizione Triennale di Modena con Laguna veneta, venduta a duecentocinquanta lire. Nel 1892 espone a Barcellona e alla Promotrice di Torino, dove Autunno (Laguna veneta) ottiene la medaglia d’oro. Già alla fine degli anni ottanta l’artista aveva abbandonato le scelte veriste per dedicarsi alla riproposizione di inquadrature note della città, che raffigura prevalentemente con una pallida luce notturna e prive di personaggi. Queste opere, olii ma anche numerose incisioni, rispondono al gusto simbolista diffuso, che a Venezia si accompagna al mito della città decadente, cara ai tanti letterati e artisti stranieri che visitano la Laguna. Rientrano in questo clima culturale le stampe della Raccolta Assicoop Modena – Unipol. Del 1889 è Canale della Pescheria a Chioggia, all’acquaforte e acquatinta, veduta solitaria di un canale della cittadina, così come solitaria e romantica appare la figura del gondoliere sotto un cielo carico di nubi in Bacino di S. Marco. Più tarda è l’acquaforte Ponte dei sospiri (1915), che unisce una ripresa tra le più frequentate a un vellutato effetto pittorico. Dal 1895 Miti-Zanetti inizia anche a esporre alla Biennale veneziana, alla quale prenderà parte regolarmente fino al 1926. Col nuovo secolo la sua fama si consolida a tal punto che, nel 1910, la commissione organizzatrice gli concede una sala personale, accanto a nomi del calibro di Renoir, Courbet e Fragiacomo. Dopo la morte sue opere saranno esposte nuovamente alla Biennale veneziana nel ‘32, alla mostra Trent’anni d’arte veneziana, e nel ‘35 per i quarant’anni della manifestazione. Numerosi furono i titoli accademici assegnatigli: nel 1894 viene nominato socio onorario dall’Accademia di Brera, nel 1900 da quella veneziana, nel 1904 da quella modenese; nel 1908 di nuovo Venezia gli assegna il titolo di “Accademico di merito residente”. Nel 1916 a causa della vicinanza di Venezia al fronte è costretto a lasciare la Laguna per trasferirsi presso il fratello a Genova. Alla fine del conflitto lascia la Liguria per Milano, dove nel 1916 aveva esposto presso la Galleria Pesaro. Qui ritrova gli amici veneziani di un tempo, riuniti al Caffè dell’Orologio, e stringe nuove amicizie con Paolo Sala, l’Alciati e Previati. A questa fase risalgono Poesia della sera (Al Pontetto, Val Gardena), del 1925, e Rio dell’Olio (Raccolta Assicoop Modena – Unipol), che si inseriscono nel clima culturale delle opere precedenti. Gli ultimi lavori del pittore risalgono al 1927, in occasione di una mostra alla Galleria Vitelli di Genova. Meno di due anni dopo, il 29 gennaio 1929, muore per un attacco d’ulcera.

Riferimenti bibliografici: Vico 1888; Società d’Incoraggiamento…1892; Un artista modenese…1892; Nascimbeni 1919; Landini 1979; Vicini (scheda) in Pirovano 1992, pp. 977-978; Fuoco 1993, pp. 21-25; Piccolo (scheda) in Pavanello 2003, p. 766; Martinelli Braglia – Rossi 2004, pp. 36-37.

(Tomas Fiorini, 2008)