MOLINARI MARIO

Modena, 1903 – 1966

Nato a Modena in via San Martino, Mario Molinari apprende probabilmente dal padre Gustavo, libraio antiquario, l’amore per le cose antiche di Modena e l’altrettanto sagace spirito d’osservazione della realtà. La passione verso la grafica satirica si mostra ben presente in lui fin dagli anni delle scuole elementari.
Dopo un periodo trascorso nella legatoria Gozzi e presso altre librerie antiquarie come collaboratore del padre, aderisce al Secondo Futurismo. Nel 1925 conosce Filippo Tommaso Marinetti (attorno al 1928-‘29 esegue del letterato una ‘caricatura aeropittorica’) e affianca la produzione pittorica alla mai sopita verve caricaturista. Già nei primi anni venti compaiono i suoi lavori all’interno di riviste cittadine come il ‘Gatto bigio’ e, nel 1924, nella rivista del GUF modenese ‘Goliardi a noi!’. Nel 1928 realizza l’immagine di Sandrone nel periodico ‘Il Corriere modenese’ e, nel 1929, la sua matita graffiante torna a riempire le pagine della rivista del GUF ‘Spaviredi sâtta la Ghirlandeina’. Nel 1930 inizia la collaborazione coi giornali ‘Mô che ghègna!’ e ‘La settimana modenese’ (le cui uscite si protraggono fino al 1936), divenendo da subito il disegnatore principale di quest’ultima. Nel 1931 lavora alla ‘Gazzetta della Domenica’, sui numeri unici Mô che ghègna sportivo e La gazzetta dell’automobilista. Sue caricature compaiono nel numero unico Bologna-Modena uscito in occasione del derby di calcio Modena-Bologna il 29 novembre 1931; nel 1932 è collaboratore del giornale goliardico carpigiano ‘La sinsela’ oltre che delle riviste ‘Un po’ di vernice’ e ‘L’anticrollo’ (1944).
Florida è anche la sua attività scenografica. Molinari realizza l’allestimento di saloni cittadini e progetta carri allegorici durante il carnevale, cura l’allestimento della ‘Festa del Libro’ nelle edizioni dal 1929 al 1931, del Carosello Tassoniano, l’abbellimento dello Stadio comunale (1935), ed è autore di stand fieristici in Italia e all’estero (Tripoli). Nel 1934 riceve un diploma onorifico dalla ‘Società d’incoraggiamento per gli artisti’ in quanto espositore alla XXIII Triennale (della Società è membro dal 1927 al ’29, dal 1933 al ’41 e dal 1960 al ’65); espone inoltre a Bologna alla prima mostra del G.U.F.; partecipa infine alla mostra itinerante del Futurismo italiano con l’opera Anima va nel cosmo (1930), ora conservata al Museo Civico d’Arte di Modena. Del periodo futurista (da intendere Molinari quale valido esponente della corrente aeropittorica) ricordiamo anche le opere Il navigatore (1928), Maternità (1929), Ritratto di Leone Gallo (1930), La più bella del mondo (1938), Il golfo di Hammamet Lirismo topografico (1938). Oltre alla produzione grafica e caricaturale, amatissima dai modenesi, continua nel secondo dopoguerra la sua attività di cartellonista, vetrinista pubblicitario (per conto dell’Ente Provinciale del Turismo dal 1948 al 1952), progettista di stand e padiglioni (per la fiera di Modena dal 1946 al 1959) e ‘freschista’, eseguendo nel 1948 e nel 1950 affreschi e decorazioni murarie nelle colonie rispettivamente di Monfestino e Riccione, quindi alla scuola materna Pestalozzi di Modena.
Intensa è stata per Molinari anche l’attività in campo editoriale. Alle collaborazioni per le già citate testate, scorrendo gli anni, se ne possono aggiungere altre: ‘Il brivido sportivo’, ‘Il Ficcanaso’, ‘Marc’Aurelio’, ‘Travaso delle idee’, ‘Il Sandrone’ (da lui stesso realizzato assieme agli amici giornalisti Cavicchioli, Lugli, Micheletti, Ori, Urbini, Zucconi, e diffuso nel 1945-’47), ‘Momento sera’, ‘La sera’, ‘L’avvenire del Mezzogiorno’, ‘La voce’ di Salerno, ‘La Nazione’ di Firenze. Nel 1931 Molinari realizza l’intestazione grafica e la copertina per la collana di letteratura e di filologia romanza dell’editore Formiggini e, dal 1938 al 1964, collabora con le pubblicazioni edite dallAccademia militare di Modena in occasioni delle celebrazioni del MAC P 100. Nel 1954-55 esegue poi copertine e illustrazioni interne di volumi di narrativa per ragazzi delle edizioni Malipiero. Tale attività si accompagnava in modo continuativo alla produzione grafica e pittorica, come dimostra la sua documentata partecipazione, in quel periodo e pressoché annualmente fino a pochi anni dalla morte, alle mostre collettive degli artisti modenesi.
Il segno tagliente e desideroso di comunicare, l’attività cartellonistica, una sottesa inclinazione registica e teatrale, sono aspetti sempre presenti nella carriera di Molinari. Tali elementi fusi insieme trovano un’ulteriore espressione dal 1952 al 1955, quando si trasferisce a Roma, dapprima lavorando nel campo della pubblicità cinematografica per conto della Lux film, diretta dal pittore futurista romano Augusto Favalli, e quindi per l’agenzia giornalistica S.A.S.I. In campo pubblicitario lavorerà ancora dal 1955 al 1957 con l’agenzia U.P.M. e Publiemme.
Riprendendo le fila con la sua produzione grafica, merita di notare che a partire dal secondo dopoguerra Mario Molinari mostra una percettibile evoluzione di stile che, rispetto al precedente più veloce e ‘schizzato’, tende ora a farsi più analitico e preciso. Sono aspetti, questi, visibili anche nelle molte matrici di stampa utilizzate per illustrazioni di riviste locali presenti nelle Raccolta Assicoop Modena Unipol.
Questo nuovo linguaggio si allarga poi alla sua attività pittorica, tutta incentrata sulla Modena di fine secolo, coi lampionai, gli spazzini e gli ubriaconi, a fianco alle modiste e alle signore dell’alta borghesia.
Nel 1951, con la sua nuova produzione, Molinari inaugura alla Saletta degli Amici dell’arte al Caffè Nazionale una mostra personale intitolata ‘Vecchia Modena’: al pari di quanto accadrà nella successiva mostra del 1958 presso le sale dell’Albergo Reale, l’artista vi esprime uno sguardo nostalgico verso un passato brulicante di vita spensierata, vestito con gli abiti della Belle Epoque, e filtrato come sempre dal suo ironico punto d’osservazione.
Se dunque negli anni trenta, con la ‘Settimana modenese’, l’occhio di Molinari scrutava il presente della sua città, negli anni cinquanta ne guarda il passato recente o lontano. Muovendosi a ritroso nel tempo, sul tema della ‘Secchia rapita’ realizza infatti attorno al 1956 un olio su tavola in occasione del concorso per l’abbellimento dell’Istituto tecnico commerciale Jacopo Barozzi (ora nelle raccolte d’arte della Provincia di Modena) e, nel 1965, una seconda versione di questo rimasta incompiuta, originariamente presente nella sala dello scomparso Caffè Comini, situato all’angolo tra la via Emilia e la piazzetta delle ova.
Nel novembre di quell’anno Molinari venne ricoverato in clinica. Cosciente che il male gli avrebbe lasciato ancora poco tempo, nelle sue ultime opere, delle autocaricature, come ultimo sberleffo si raffigura all’interno di una bara.

Riferimenti bibliografici: Società d’incoraggiamento…1934; L’eco…1934; Cav., I modenesi…1948; Urbini 1951; Cerullo 1958; L’arcitrivella…1964; C. B., 1966; Catalogo della mostra…1969; Guandalini-Armenia 1976; Mario Molinari, l’amore…1976; Bellei-Pecoraro 1996; Guandalini 1990, pp. 152-53; Silingardi-Barbieri 1998, pp. 109-110.

(Stefano Bulgarelli, 2008)