PISANI GIUSEPPE

Carrara, 1757 – Modena, 1839

Dagli esordi presso le rinomate botteghe dei marmorari nella nativa Carrara alla carica di scultore della corte di Modena, di docente e direttore dell’Accademia Atestina di Belle Arti: il curriculum dello scultore Giuseppe Pisani si snoda dallo scorcio del Settecento nel susseguirsi di commissioni prestigiose grazie alla protezione di Casa d’Asburgo-d’Este. Lo dichiara lui stesso con espressioni di somma gratitudine nel catalogo delle opere dedicato al duca Francesco IV (1835), un compendio di quattro decenni di attività che, al di là dei toni encomiasticamente enfatici, ripercorre “tanta parte e la migliore” della sua vita e tramanda lo status quo dell’Accademia Atestina nei primi decenni della Restaurazione. Lo scultore sorvola invece sugli anni precedenti trascorsi a Roma limitandosi a citare il suo Busto di papa Pio VI (1795), opera celebrata e replicata tre volte. Fondamentale tuttavia dovette essere nella formazione del giovane scultore l’incontro nella città eterna con le vestigia della cultura artistica classica peraltro in stretta simbiosi con gli alti modelli di Antonio Canova, sollecitazioni che tradurrà nel suo fare tramite palesi citazioni “all’antica” e che lo qualificheranno fedele interprete dello stile neoclassico. A imprimere la svolta radicale alla sua carriera fu, dopo l’occupazione napoleonica, il trasferimento al seguito del cardinale Giuseppe Albani nella cittadina austriaca di Neustadt, dove nel 1796 era giunto da Milano l’arciduca Ferdinando d’Asburgo con la consorte Maria Beatrice Ricciarda d’Este, figlia del duca di Modena Ercole III e di Maria Teresa Cybo duchessa di Massa e Carrara, e con i loro figli tra cui Francesco (futuro duca di Modena) avviati a frequentare la locale accademia militare (Galvani 1846). Ebbe infatti inizio in tale circostanza la diuturna sollecita protezione degli arciduchi nei confronti di Pisani, alla quale dovette contribuire pure l’essere stato suddito carrarese: gli affidarono l’incarico di educare nel disegno il figlio Massimiliano e di ritrarre nel marmo se stessi e i rampolli Ferdinando, Massimiliano e Carlo Ambrogio, nonché l’abate di Neustadt presso la cui abbazia risiedevano. Lo si rileva dall’elenco delle Commissioni avute in diverse epoche annesso al catalogo del 1835 sotto la voce In Vienna che abbraccia la produzione dello scultore in terra austriaca. In effetti nella capitale imperiale, dove si trasferì nel 1803 insieme con i suoi protettori, gli vennero offerte numerose occasioni di lavoro. La più rilevante a parere dell’artista fu il Monumento del Tenente Maresciallo Enrico di Schmidt, eretto nel campo di Durstein dove il valoroso combattente trovò la morte. Seguirono tra l’altro i busti marmorei dell’imperatore e dell’arciduca Carlo realizzati in più repliche e collocati in aulici edifici, quattro bassorilievi con scenette mitologiche per la sala da pranzo degli arciduchi d’Asburgo-d’Este, altri due con Diana cacciatrice e La notte per il principe d’Estherazi e il Monumento con medaglione per il Vescovo di Vilma (Vilna). Data la consolidata familiarità di rapporti, quando Francesco IV salì sul trono di Modena (1814) lo volle con sé, lo nominò scultore di corte, docente di scultura e plastica all’Accademia Atestina di Belle Arti e direttore della stessa dopo le dimissioni di Giuseppe Maria Soli (1821). Pisani seppe gestire con abilità l’inedito incarico: diede nuova vita alla languente scuola di scultura arricchendola di gessi e stampe indispensabili per la funzione didattica; ampliò gli ambienti, aprì la scuola di incisione, convinse il duca a istituire i pensionati che permettevano ai migliori allievi di perfezionarsi in noti centri d’arte. Giuseppe Campori (1873) gli renderà merito per la “savia direzione (…) e per l’impulso che diede alle arti in Modena e ai giovani più promettenti” più che per le sue opere, merito che tuttavia gli verrà disconosciuto nei severi giudizi espressi da Adolfo Venturi (1878). In quest’ultima stagione della sua feconda produzione statuaria, punteggiata da ritratti e da imprese monumentali via via commentati dal periodico “Il Messaggiere Modenese”, l’artista ripropone canoni estetici ispirati a modelli canoviani o a prototipi classici con esiti di formale composta eleganza stanti le insite finalità celebrative. Lo comprova l’ammiratissimo Monumento funerario al duca Ercole III d’Este di chiara ispirazione canoviana realizzato su commissione di Maria Beatrice Ricciarda e collocato nel 1820 nel duomo di Modena (oggi in San Vincenzo). Su questa stessa linea Pisani ideò altre opere funerarie tra cui, per citare soltanto alcuni esempi, il Monumento a Federico Benedetto d’Este su incarico del fratello Francesco Maria d’Este vescovo di Reggio e collocato nel duomo di questa città (1822), il Monumento al vescovo arciduca Carlo Ambrogio primate d’Ungheria ideato su incarico dei fratelli Francesco, Ferdinando, Massimiliano e sistemato nel 1826 nel duomo di Strigonia (Esztergom) a cura dello stesso Pisani (Modena, Archivio di Stato, Fondo Archivio Austro Estense, Ministero di Pubblica Economia e Istruzione, b. 129), nonché altri numerosi cenotafi per personaggi illustri tuttora presenti nelle chiese di Modena. Contribuirono inoltre a confermare la notorietà dello scultore i numerosi saggi di ritrattistica come i busti di Maria Luigia duchessa di Parma destinato all’Accademia di Belle Arti della città (1823) (Modena, Archivio di Stato, Fondo Istituto d’Arte A.Venturi, b. 4), del vescovo di Modena Giuseppe Sommariva (1824), di Maria Beatrice Ricciarda d’Este, nonché l’erma di Giovanni Pico della Mirandola. Tuttavia il capolavoro della ritrattistica ufficiale di Pisani, somma attestazione di gratitudine al sovrano protettore, è il Ritratto di Francesco IV, vera e propria icona della statuaria celebrativa che lo scultore replicò più volte nella forma di busto o di erma per l’esposizione nei principali istituti promossi o protetti dal sovrano. Tra i vari esemplari, i busti marmorei collocati nell’Accademia Atestina di Belle Arti, nella sede della Comunità di Reggio, nei convitti di Fanano e di Mirandola, presso le Congregazioni di San Filippo Neri e delle Figlie della Provvidenza, nei seminari di Finale, Correggio, Nonantola, Fiumalbo (in metallo) e di Modena, nonché nel Museo Lapidario in onore delle truppe fedeli al duca nel moto del 1831. Si aggiunge a questi l’esemplare che reca la data “1827”, reso noto di recente da Luca Silingardi (2008), offerto nel 1838 dall’artista al Corpo dei Reali Pionieri, per la cui sede aveva plasmato in precedenza due statue in gesso (Pisani 1835). Lo annuncia il periodico “La Voce della Verità” (n. 1077, 26 giugno 1838) precisando l’autore del testo dedicatorio (monsignor Celestino Cavedoni) ed elogiando la generosità dello scultore. All’epoca Pisani era al culmine del successo in quanto nominato socio d’onore dalle Accademie di Bologna, Carrara, Parma e ascritto al patriziato nel Libro d’oro della Comunità di Modena in seguito all’ideazione della monumentale porta di Sant’Agostino (1835) (Modena, Archivio di Stato, Fondo Istituto d’Arte A.Venturi,b. 6). L’anziano artista, in precarie condizioni di salute, come rivelano le sue lettere (Rivi 1998), secondo l’iscrizione dedicatoria aveva destinato il busto eseguito anni prima a lascito testamentario tuttavia, ristabilito, era stato in grado di presentarlo di persona. La morte lo coglierà alla fine dell’anno successivo (Modena, Archivio di Stato, Fondo Istituto d’Arte A.Venturi, b. 7).

Riferimenti bibliografici: Pisani 1835; Stati Estensi… 1837; Galvani 1846, pp. 19-22; Asioli 1873 (a); Campori 1873, pp. 182-183; Venturi 1878, pp. 21-22; Rivi 1995, pp. 21-32; Martinelli Braglia 1996, p. 122; Ferriani 1998, pp. 113-116; Righi Guerzoni 1998, p. 44; Rivi 1998, pp. 40-43; Righi Guerzoni, Curti 2005, pp. 60-61; Silingardi 2008 (b), pp. 217-227.

(Lidia Righi Guerzoni, 2013)