Modena, 1894 – Roma, 1956
Pittore, scenografo, sculture e teorico, Prampolini appartiene alla seconda generazione del movimento futurista, nel quale militerà per tutta la vita, ricoprendo un ruolo di protagonista nell’avanguardia italiana ed europea.
Nasce a Modena il 20 aprile del 1894 da Vittorio, capo tecnico della Manifattura dei Tabacchi, e da Anita Mezzani di Carrara. Studia a Lucca, Chiaravalle Marche, Torino e, infine, a Roma presso l’Accademia di Belle Arti sotto la guida di Duilio Cambellotti, dal quale assorbe l’interesse per le varie discipline artistiche e un orientamento simbolista.
Costretto ad abbandonare l’Accademia a causa della pubblicazione del manifesto Bombardiamo le accademie e industrializziamo l’arte, nel 1912 frequenta assiduamente lo studio di Giacomo Balla aderendo al movimento futurista. Nello stesso anno prende parte alla collettiva del gruppo presso la Galleria Frattini di Roma ove espone le prime opere futuriste. Nel 1914 è presente all’Esposizione Libera Futurista Internazionale organizzata alla Galleria Sprovieri. L’iniziale riflessione sulla compenetrazione dei piani di ascendenza boccioniana e sulla rappresentazione del movimento affidata al gioco di linee-forza vicina a Balla cederà il passo ad una struttura compositiva dal carattere più plastico e geometrico che blocca il dinamismo in solide forme architettoniche. È quanto sembrano rivelare le due opere della Raccolta Assicoop Modena Unipol; sebbene propongano un soggetto insolito nel catalogo dell’artista – due scorci di Venezia i due dipinti mostrano la tendenza a risolvere i vari elementi del paesaggio in forme geometriche chiuse, con impasti grumosi di colore che già annunciano la sensibilità materica delle opere successive. In questi anni si situa l’interesse dell’artista per il teatro che lo porterà a lavorare costantemente come scenografo e disegnatore di costumi partecipando alle più importanti esposizioni internazionali d’arte teatrale. Un interesse, questo, che avvicina Prampolini a quanto andava elaborando Fortunato Depero, che con Giacomo Balla pubblica nel 1915 il manifesto Ricostruzione Futurista dell’Universo, nel quale si mira alla fusione tra le diverse arti e a una sempre maggiore reciprocità tra arte e vita.
Nel 1915 cresce l’impegno teorico dell’artista che scrive i manifesti ‘Costruzioni Assolute di Motorumore’, ‘Scenografia Futurista’, ‘Scultura dei Colori e Totale’ e ‘Architettura Futurista’. Nel 1916 lavora alla scenografia del film Perfido incanto di Anton Giulio Bragaglia e, in seguito all’incontro con Tristan Tzara, partecipa alla Mostra Internazionale Dadaista di Zurigo. L’elaborazione teorica come del resto l’attività di divulgazione lo porteranno a fondare e a dirigere riviste quali ‘Avanscoperta’ (1916), insieme a Luciano Folgore; ‘Noi’ (1917-1925); la seconda serie de ‘Esprit nouveau’ (1927) e ‘Stile futurista’ (1933-1936).
Nel 1918, insieme al critico Mario Recchi, fonda a Roma la ‘Casa d’arte italiana’, un centro artistico nato col preciso intento di divulgare l’arte di avanguardia attraverso mostre, concerti, conferenze e pubblicazioni. Tra le adesioni si ricordano quelle di Archipenko, Argon, Cocteau, Gleizer, Léger, Picabia e Pound.
Nel 1920 è nominato commissario per l’arte italiana all’Esposizione Internazionale di Ginevra, ove allestisce le personali di Boccioni e Modigliani.
Nel 1922 in Germania entra in contatto con il Bauhaus di Weimar e i suoi maggiori animatori: Gropius, Kandinskij, Klee e Schlemmer. Inoltre a Düsseldorf e Berlino espone con il gruppo ‘November-Gruppe’. Nel 1922 è tra i firmatari del ‘Manifesto dell’arte meccanica’, dove la macchina diventa la fonte ispiratrice di una nuova sensibilità artistica.
Nel 1925 si trasferisce a Parigi, ove risiede per più di dodici anni partecipando attivamente alla vita culturale della città: allestisce il Teatro della Pantomima (1927), aderisce al gruppo ‘Cercle et Carré’ (1930) ed espone con il gruppo ‘Abstraction-Création’ (1935). L’artista continua a partecipare alle mostre italiane dei futuristi, alle biennali veneziane, alle quadriennali romane e alle più importanti esposizioni europee ed internazionali. Sono gli anni delle note aeropitture – il manifesto è del 1929 dove l’artista sviluppa nuove e sconfinate realtà spaziali che sfoceranno nelle visioni aperte dominate dalle fluttuanti forme astratte della cosmopittura.
Nel 1932 riceve dall’Accademia d’Italia il ‘Premio accademico per la pittura’.
Prampolini si dedica con grande impegno alla scenotecnica organizzando nel 1933 la ‘Prima mostra di scenotecnica cinematografica’ e pubblicando nel 1940 per l’editore Hoepli il volume ‘Scenotecnica’.
Dalla metà degli anni trenta l’artista approfondisce le esperienze polimateriche già sperimentate negli anni degli esordi. Sarà nel saggio ‘Arte polimaterica’, apparso nel 1944 in un numero della collana ‘Anticipazioni’, promossa e diretta dall’artista stesso, che quelle esperienze troveranno una più articolata formulazione teorica. I famosi polimaterici vedono l’inserimento sulla tela di oggetti e di materiali vari, spesso abbinati a impasti grumosi di colore, secondo un’elaborazione poetica che certamente guarda alle esperienze dei cubisti, di alcuni colleghi futuristi e del Dadaismo, ma che pone l’oggetto-materia con le sue qualità espressive al centro di un inedito lirismo evocativo.
Nel 1941 a Roma esegue un mosaico per la decorazione esterna del Museo delle Arti Popolari all’EUR e allestisce una personale alla ‘Galleria di Roma’.
Nel 1945 fonda con Jarema l’Art Club e partecipa alle numerose mostre dellAssociazione. Nel 1954 gli viene allestita una personale a Modena presso la Saletta degli Amici dell’Arte. Tra i riconoscimenti più importanti si ricordano, nel 1955, l’incarico a vice-presidente del ‘Comitato Nazionale Arti Plastiche’ presso l’Unesco, la nomina a Professore Ordinario di Scenografia all’Accademia di Brera e, nel 1956, il conferimento da parte del Capo dello Stato italiano di una medaglia d’oro per i benemeriti nell’Arte, nella Cultura e nell’Insegnamento.
Prampolini si spegne a Roma il 17 giugno 1956. Nel 1961 gli viene dedicata un’importante retrospettiva nella capitale, presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna.
Riferimenti bibliografici: Enrico Prampolini alla Saletta…1954; Enrico Prampolini…1961; Enrico Prampolini…1963; Menna 1967; Continuità dell’avanguardia…1978; Caramel 1990; Enrico Prampolini…1991.
(Cristina Stefani, 2008)