REGGIANI FILIPPO

Modena, 1838 – Villanova (Modena), 1905

Sono tutto sommato poche le notizie su Filippo Reggiani di cui disponiamo oggi, e ciò nonostante l’artista abbia goduto in vita dell’apprezzabile considerazione degli ambienti accademici cittadini. Il disinteresse della critica nazionale nei confronti di Reggiani può trovare spiegazione anche nella vicenda biografica, che appare tutta snodarsi nel ristretto ambito della città di Modena. È qui che il pittore nasce, il 26 giugno 1838, ed è sempre qui che si svolge la sua formazione artistica, all’interno dell’Accademia Atestina di Belle Arti. Nel ruolo degli studenti il futuro artista compare per la prima volta nel 1853-54, iscritto al primo anno della classe di Elementi d’Ornato e di Figura.
Gli insegnamenti del paesaggista Giovanni Susani, tra i vari corsi frequentati, hanno certamente un notevole peso sulla formazione della sua pittura, all’insegna di una certa intonazione lirica e di un attento controllo compositivo. Dei primi passi mossi nel campo dell’arte, tuttavia, abbiamo poche testimonianze, una delle quali pare essere l’opera in raccolta Assicoop Modena – Unipol, Paesaggio ai piedi delle montagne, già assegnata per via stilistica al settimo decennio. La studiata disposizione degli alberi e la calcolata prospettiva che conduce il riguardante dolcemente verso il fondo, si accompagnano al generale tono idilliaco della scena, appena vivacizzata da un impianto luministico anch’esso gradatamente scalato verso il cielo. Nel decennio successivo la presenza di Reggiani alle manifestazioni artistiche della città, segnatamente alle triennali della Società d’Incoraggiamento, diviene una costante. Questo fatto, unito al buon numero di opere tuttora presente nelle raccolte private, ci mostra il buon riscontro che la pittura di Reggiani trova nella Modena dell’ottavo decennio, grazie al suo moderato approccio al verismo fatto soprattutto di tagli allungati a richiamare la fotografia, sempre più apprezzata dal pubblico. La fortuna di questi anni pare confermata da un altro dato documentario finora sottovalutato: i prezzi offerti dalla Società per l’acquisto delle opere. Questa indicazione, di per sé poco eloquente, assume un certo rilievo se messa a confronto con i risultati ottenuti nelle medesime occasioni da altri artisti, come ad esempio Federico Schianchi, pittore quest’ultimo poco apprezzato nell’ambiente modenese. Nel 1876, delle tre tele esposte, Il bosco di castagni, Veduta del panorama dalla vetta del Cimone e Veduta del Panaro, solo quest’ultima viene acquistata, passando poi per sorteggio nella raccolta dall’amministrazione provinciale per la cifra di duecentocinquanta lire. Nel 1878 il marchese Giuseppe Campori deve invece pagarne trecentocinquanta per avere Val di Secchia. Nello stesso anno Reggiani apre una scuola di paesaggio nel proprio studio di vicolo Caselline, forse in attesa, come già precedentemente avvenuto per Giovanni Susani, di passare nelle file dei docenti dell’Accademia di Belle Arti. Nel frattempo però la riforma dell’istruzione porta al declassamento di molte Accademie a Istituti di Belle Arti, e di quella di Modena con esse, con un significativo spostamento della finalità didattica, più attenta ora a formare personale qualificato per le attività artigianali. Modena non ha più bisogno quindi di un insegnamento di paesaggio e la nomina di Reggiani viene cassata dal Ministero della Pubblica Istruzione. L’artista si ritira nel podere di campagna a Villanova, poco lontano dalla città, dove comincia a subire gli effetti delle prime difficoltà economiche; continua tuttavia a intrattenere rapporti con la Società d’Incoraggiamento che, nel 1881, assegna per duecentocinquanta lire al Comune di Modena l’olio Campagna modenese (Modena, Museo Civico d’Arte). Tre anni più tardi a tale Vaccà tocca in sorte Strada in pianura per trecento lire. Nell’89 è Strada mulattiera sull’Appennino a passare in esposizione, seguita nel ‘92 da un non meglio precisato paesaggio, assegnato ancora per trecento lire. Nel 1895 si registra l’ultima partecipazione dell’autore a una pubblica esposizione; l’opera presentata in quell’occasione, Bosco di Campogalliano, è venduta alla Società Operaia, ricevendo un pesante giudizio negativo da parte del quotidiano locale “Il Panaro”. Allo scadere del secolo la pittura di Reggiani appare ormai poco aggiornata rispetto ai nuovi modelli che si vanno sempre più diffondendo anche a Modena, e non stupisce non trovarne più traccia nelle successive edizioni espositive. Nel 1905, ormai ridotto in miseria, Filippo Reggiani si spegne a Villanova.

Riferimenti bibliografici: L’Esposizione triennale…1877; Nuova scuola…1878; Società d’incoraggiamento…1879; L’Esposizione…1882; Esposizione…1884; L’Esposizione…1886; T., All’esposizione artistica…29 aprile 1889; Società d’Incoraggiamento…1892; Società d’Incoraggiamento… 1896; Gasperini 1896; Martinelli Braglia in Guandalini 1990, pp. 53-54; Martinelli Braglia – Rossi 2004, p. 27; Rivi 2007, p. 35.

(Tomas Fiorini, 2008)