REGGIANI MAURO

Nonantola (Modena), 1897 – Milano, 1980

Mauro Reggiani nasce a Nonantola l’11 agosto 1897, figlio primogenito di Antonio Reggiani e Luigia Piccinini; tra 1914 e 1920 (Modena, Archivio di Stato, Fondo Istituto d’Arte A.Venturi, b. 179, Ruolo degli alunni ammessi al Regio Istituto di Belle Arti in Modena) frequenta con profitto il Regio Istituto di Belle Arti di Modena sotto la supervisione, tra gli altri, di Camillo Verno, Achille Boschi e Gaetano Bellei; nel 1916 si iscrive al primo anno del Corso speciale di figura, ma nell’agosto del 1917 è richiamato alle armi; a guerra terminata, ripresi gli studi di Figura, nel 1919 partecipa a Reggio Emilia alla Mostra Nazionale tra ex combattenti. Nel 1920, ottenuto il congedo dal servizio militare, partecipa al corso facoltativo di Figura al Regio Istituto di Belle Arti e apre il suo primo studio a Modena, in piazza Roma, ma soprattutto inizia a prendere contatti con l’ambiente fiorentino.
Tra la fine del 1920 e la metà del 1922 risiede a Firenze; in tale periodo stringe una sincera e duratura amicizia con Giuseppe Graziosi che lo introduce nell’ambiente artistico milanese, tanto che nel 1923 si trasferisce definitivamente a Milano con la famiglia. Proprio al soggetto pittorico della famiglia si dedica nel primo lustro degli anni venti, mentre già verso la metà del decennio inizia ad interessarsi ai temi della natura morta e del paesaggio e all’opera di Cézanne, come dimostrano Natura morta (1926), Borgo ai piedi dei monti (1927), Paesaggio modenese (1928), tutte presso la Raccolta Assicoop Modena – Unipol. Agli anni venti risalgono le prime esposizioni a Modena alla Triennale della Società di Incoraggiamento (1921 e 1924) e la prima partecipazione, nel 1926, alla Biennale di Venezia con una Natura morta di impronta cézanniana, duramente stroncata da Ojetti e Camolli; seguono, dal 1928, la seconda Biennale veneziana e le prime esposizioni internazionali a Nizza, Barcellona e Basilea. Gli anni trenta si aprono con la partecipazione alla terza Biennale di Venezia e con il secondo e fondamentale viaggio a Parigi (il primo risale al 1926), in occasione del quale conosce Arp, Kandinskij e Ernst; dal 1930 e fino alla metà del 1932 perfeziona lo studio delle nature morte, espone nelle principali gallerie milanesi, come Il Milione, e partecipa alle esposizioni nazionali e internazionali più prestigiose. Tra la fine del 1932 e l’inizio del 1934 si colloca la difficile riflessione appoggiata dalla Galleria Il Milione di Milano e in rapporto con gli architetti razionalisti P.M. Bardi e A. Satoris alla ricerca di un diverso linguaggio espressivo: partendo da un segno cézanniano, Reggiani muove prima verso l’astrattismo, poi il surrealismo ed infine il postcubismo francese. Nel 1934 firma il Manifesto del Movimento Astrattista Italiano e, insieme a Ghiringhelli e Bigliardi, espone alla Galleria Il Milione; l’anno successivo ottiene la cattedra alla Scuola Superiore degli Artefici annessa all’Accademia di Belle Arti di Brera. Attorno al 1938 la contingenza storica italiana porta a una battuta d’arresto il movimento astrattista, ingenerando una profonda crisi concettuale anche in Reggiani: l’artista non abbandona la ricerca astratta, tuttavia pubblicamente espone nature morte e paesaggi del decennio precedente. Nel 1941 è richiamato alle armi e inviato sul fronte russo; torna nel 1943 gravemente ammalato e si ritira con la famiglia a Pavullo, dove dipinge soprattutto ritratti di famigliari. Il contatto fisico con gli orrori della guerra portano Reggiani, come era già accaduto negli anni successivi al primo conflitto, a ritirarsi nel chiuso degli affetti famigliari da cui sembra trarre sempre nuovo vigore; nel frattempo il suo studio milanese è raso al suolo dai bombardamenti e circa duecento opere sono distrutte. A guerra conclusa torna a Milano e riprende i suoi incarichi a Brera; nel 1947 espone accanto a Arp e Kandinskij alla mostra milanese Arte Astratta e Concreta e riceve il Premio Modena; l’anno seguente si espone politicamente condividendo il pensiero comunista, rimanendo tuttavia fedele alla propria ricerca astratta in campo artistico. Tra 1950 e 1951 aderisce al M.A.C., che dirige nel 1954, anno della fusione tra M.A.C. e Espace Paris; gli anni cinquanta sono caratterizzati da mostre e eventi nazionali e internazionali come le edizioni delle Biennali veneziane (mostra personale nel 1952 e Premio Acquisto nel 1956) e la mostra statunitense di Lionello Venturi Painting in post-war Italy del 1957; Modena gli dedica una personale alla Saletta degli Amici dell’Arte nel 1955 e il premio ‘La Secchia’ come modenese dell’anno nel biennio 1958-’59. Anche gli anni sessanta sono densi di esposizioni e riconoscimenti prestigiosi come il Premio Avezzano del 1961, il I Premio di Pittura alla IX Quadriennale Nazionale di Roma del 1965 e la medaglia d’oro del Presidente della Repubblica per la scuola, la cultura e l’arte nel 1967. Al 1966 risalgono le prime composizioni a reticolo presentate in parecchie mostre dal 1967 in avanti, tra cui la mostra Farini 23 organizzata dalla Società di Incoraggiamento di Modena nel 1970 e la personale presso la Galleria Ambiente di Saluzzo presentata da Giulio Carlo Argan nel 1974. Nel 1975 il Comune di Nonantola organizza un omaggio al proprio illustre concittadino con una mostra di sue opere realizzate tra 1961 e 1975 con la presentazione di Renato Barilli, Luciano Caramel e Nello Ponente. Proprio in occasione dell’omaggio nonantolano Reggiani è colpito gravemente da infarto. L’anno seguente riceve il Premio Bolaffi ad honorem e continua a esporre in mostre collettive e personali. Mauro Reggiani muore a Milano il 20 maggio 1980.

Riferimenti bibliografici: Caramel 1990 (con bibliografia); Caramel 1991; Caramel 1997, Caramel, L’ordine astratto…1998; Caramel, Questioni di metro…1998; Chierici 2002.

(Elisa Bellesia, 2008)