SIMONAZZI ANTONIO

Modena, 1824 – 1908

Antonio Simonazzi nasce a Modena il 24 aprile 1824 (Modena, Archivio Storico del Comune, Registro dei nati, Città, 1824-29). Compie i primi studi artistici presso l’Accademia Atestina di Belle Arti, sotto la guida di Adeodato Malatesta. Qui ha modo di distinguersi più volte grazie ai numerosi concorsi interni all’Istituto: nel 1841 ottiene premi nelle classi di Elementi di figura ed Elementi d’ornato, seguiti tre anni più tardi da un altro riconoscimento all’esposizione degli allievi, quando presenta David sorprende Saul nella tenda (Modena, Istituto d’Arte Venturi). Nel 1847 arriva secondo, dopo Geminiano Mundici, ma ha occasione di esporre la pala della S. Cecilia, collocata in seguito nella chiesa del Voto.
La pala, che traeva spunto da un’idea compositiva di Mauro Gandolfi, mostra una chiara adesione alla ricerca malatestiana sulla pittura quattrocentesca. Più tardi Simonazzi mostrerà per la pittura sacra il ricorso a fonti più recenti, come nel caso del S. Giovannino nella Raccolta Assicoop Modena – Unipol, chiaramente desunto da esempi seicenteschi. Sempre nel ‘47 il pittore riceve il premio Magnanini grazie alla tela Il Correggio presentato a Veronica Gambara; l’idea del quadro ben si colloca all’interno delle indicazioni didattiche dell’Accademia privilegianti la soggettistica storica, spesso con un chiaro taglio municipalistico, e nel cui alveo confluivano anche episodi sulla vita degli artisti. In questo filone rientra l’opera presentata alla Triennale dell’anno successivo, il 1848, dove Simonazzi partecipa con Il Tasso in abito da pellegrino si presenta alla sorella a Sorrento (Modena, Istituto d’Arte Venturi) recuperando una figura da sempre legata alla celebrazione della casa d’Este. Come già il maestro negli anni trenta, Simonazzi decide di completare la propria formazione dapprima a Firenze, con Giuseppe Bezzuoli, poi all’Accademia di Venezia, dove seguirà soprattutto i corsi di Nudo. Chiaramente ad una data alta è da ricondurre l’Autoritratto del Museo Civico d’Arte di Modena, in cui l’adesione a modelli romantici passa attraverso una tavolozza virata su toni freddi e verdognoli. Nel 1850 alla Triennale presenta La Samaritana al pozzo, che viene assegnato a un illustre sostenitore della Società: il duca Francesco V. Nel 1851 riceve una commissione da Cesena, dove i padri Cappuccini gli richiedono la realizzazione di una pala per la loro chiesa raffigurante un S. Antonio. Un noto brano di paesaggio non datato, Veduta di Coriano (Modena, raccolta privata), è stato ricondotto per ragioni stilistiche a questo stesso giro di anni. L’arrivo nel ‘52 del Granduca russo Costantino, in visita ai sovrani modenesi, è l’occasione per organizzare un’esposizione straordinaria dei prodotti artistici locali; per l’occasione il pittore decide di presentare le due opere premiate in precedenza nelle mostre dell’Accademia, La Samaritana al pozzo e L’incontro di Giacobbe con Rachele. Nel 1854 la sua considerazione negli ambienti cittadini è elevata se, alla Triennale, l’Atalia scacciata dal tempio, che come ci informa la guida era stata realizzata a Firenze, viene pagata ben 1225,79 lire dal conte Ferrari Moreni. Si tratta della cifra più alta della manifestazione per un’opera di pittura. La stessa cosa si ripete nel ‘57 e questa volta è il marchese Tacoli ad aggiudicarsi il Davide presentato a Saul per 1012,88 Lire. Nel frattempo si situa il soggiorno veneziano del quale resta testimonianza ne La figlia di Jefte, per i toni giocati sul rosso che rivelano la visione della pittura veneta del Cinquecento insieme, forse, alla conoscenza della Ruth di Hayez, presentata nel 1853 a Bologna. Dal medesimo soggiorno deriva anche Una passeggiata nella Laguna di Venezia nel Cinquecento, ugualmente presentata alla Triennale del 1857. Nei primi anni Sessanta, dopo la nomina a professore di Disegno all’interno dell’Accademia, segue la svolta in senso moderatamente verista operata dal Malatesta. Le ricerche dei Macchiaioli toscani sulla luminosità atmosferica trovano in Simonazzi un limitato riscontro ne I Novellieri del Boccaccio (Modena, Museo Civico d’Arte), presentato nel ‘63 alla Triennale. Allo stesso decennio è datato un bozzetto del Museo Civico d’Arte di Modena, il Convito di Baldassarre, che mostra la complessa cultura di Simonazzi, con riferimenti alla pittura dei Salons parigini per la composizione e lo studio della scenografia nelle luci colorate tra le colonne. Tra attualità e pittura di genere restano le opere presenti all’esposizione del 1870, Il trovatore e Una visita alle prigioni politiche, quelle del 1873, Mosca cieca, Il gregge, La mietitura del fieno e Una sala dell’Esposizione di Parigi e così Le lavandaie, presentata nel 1881. Nel 1880 fornisce un disegno per La Rivoluzione a Modena, dal titolo La Patria piange sulla tomba dei martiri. Nel frattempo gli incarichi in Accademia aumentano: dal ‘72 fino al 1900 è regolarmente presente nelle commissioni dei vari concorsi Poletti, nell’82 assume la direzione della Scuola libera del Nudo e nel 1886 organizza con Giuseppe Goldoni la grande retrospettiva malatestiana del Foro Boario. Al 1889 risale l’ultima testimonianza di una sua partecipazione a una pubblica esposizione. Col nuovo secolo la salute di Simonazzi si aggrava e nel 1904 è costretto a farsi sostituire da un supplente. Il 3 aprile del 1908 muore a Modena (Modena, Archivio Storico del Comune, Registro degli atti di morte, 1908, n. 339). Gli succede, come insegnante di figura, Camillo Verno.

Riferimenti bibliografici: Albo…1848; Albo…1851; Albo…1854; Albo…1857; Guida per l’esposizione…1863; La rivoluzione a Modena…1880; T., All’esposizione…25 aprile 1889; Martinelli Braglia (scheda) in Castelnuovo 1991, pp. 1026-1027; Piccinini (scheda) in Ferriani 1998, pp. 214-217.

(Tomas Fiorini, 2008)