VACCARI WAINER

Modena, 1949

Sono in molti a voler rintracciare nel periodo trascorso da Wainer Vaccari in Svizzera con la famiglia dal 1956 al 1965 quelle atmosfere nordiche che si ritrovano in gran parte della sua produzione pittorica. In essa, un posto di prim’ordine è del resto occupato dal disegno, amato fin dalla giovane età assieme alla pittura ad olio, all’illustrazione e alla grafica; l’evidente predisposizioni per tali pratiche gli consentirono di svolgere l’attività di illustratore presso le Edizioni Panini di Modena dal 1967 al 1971.
L’esordio espositivo di Vaccari avviene nel 1970 attraverso la partecipazione con alcuni dipinti di matrice surrealista alla mostra collettiva ‘Pitture e sculture di sette giovani artisti modenesi’, allestita presso la cittadina galleria ‘La Sfera’. Due anni dopo, nel 1972, nella stessa galleria, tiene la sua prima personale; ne segue una seconda nel 1974 alla Galleria Civica di Modena. Dal 1975 al 1982 si dedica al solo lavoro di studio, evolvendo il suo stile e maturando scelte e linguaggi espressivi che saranno tipici della sua opera futura. In quegli anni la pittura di Vaccari recupera elementi propri della Nuova Oggettività tedesca e, dal punto di vista tecnico, riprende metodologie della pittura antica e ottocentesca. I numerosi ritratti realizzati riflettono la sua volontà di porre l’osservatore in un forte rapporto comunicativo nei confronti del soggetto dell’opera, coinvolgendolo dal punto di vista psicologico ed emozionale. È questa una caratteristica che gli rimarrà nel tempo.
Sempre nel 1982, l’importante incontro di Vaccari col gallerista modenese Emilio Mazzoli ha come esito un’ampia personale e una notevole spinta in avanti nella sua ricerca e produzione pittorica. Il 26 maggio dello stesso anno è inaugurata alla Galleria Civica di Modena la mostra collettiva ‘Forma senza forma’; Vaccari vi partecipa assieme ad un vasto numero di artisti italiani contemporanei, tra cui Calzolari, Cremaschi, Cucchi, Dessì, Kounellis, Mainolfi, Merz, Paladino, Pistoletto e Tirelli.
Sono queste le basi perché, nel 1983, Vaccari si possa definitivamente affermare sulla scena artistica nazionale e, gradatamente, all’estero. Le sue tele partecipano ad importanti collettive (Pisa, Graz, Acireale…) riscontrando un buon successo di pubblico e di critica. Achille Bonito Oliva ne cura in diverse occasioni la recensione.
Nel 1984 a Torino espone per la prima volta alcuni pastelli, tecnica che avrà un ruolo assai significativo nella sua carriera pittorica. Nel 1985 alla galleria Susan Wyss di Zurigo tiene invece la sua prima personale all’estero. È questo l’inizio di una serie di esposizioni che lo fanno apprezzare in Germania (Amburgo, Monaco, Colonia), Spagna (Maiorca, Madrid), Svizzera (Basilea), Olanda (Amsterdam) e New York. A partire dal 1986 Vaccari partecipa raramente a mostre collettive in Italia; per questo bisognerà attendere il 1991 per una sua personale allestita a Bologna.
La dimensione intimista e spettacolare della sua arte si estende nel 1986 anche al teatro attraverso la realizzazione dei costumi per lo spettacolo di danza ‘Tufo’ del gruppo ‘Sosta Palmizi’ di Raffaella Giordano e Michele Abbondanza.
Nel 1989 vengono esposti quindici suoi disegni alla Galleria Civica di Modena e, nel 1990, il critico Vittorio Sgarbi individua in Wainer Vaccari l’artista dell’anno in occasione di un inchiesta promossa dal mensile ‘Arte’ . All’inizio del nuovo decennio si rafforza in Vaccari l’interesse verso il disegno: carboncini e pastelli vengono presentati in diverse personali e collettive, alternando a questi l’esposizione delle consuete grandi tele.
Quantitativamente minore è la sua produzione scultorea; in essa, per quanto i temi rimandino pure ai dipinti, alla pittura ‘pulita’ delle tele, dalle figure rifinite e analiticamente descritte, si contrappongono le superfici scabre dei soggetti scolpiti, sulle quali la luce restituisce tutto il lavoro manuale che sottende la materia manipolata.
Durante gli anni novanta e tutt’ora continuano per Vaccari le mostre personali e collettive in Italia e all’estero. L’eco surrealista che caratterizzava i dipinti della fine degli anni sessanta ha probabilmente posto le basi per quelle atmosfere enigmatiche di cui la sua produzione matura è pervasa, incrementando forse quella componente velatamente artificiosa e teatrale della sua pittura, di cui lo stesso Vaccari è regista unico.
Sono aspetti questi che si ritrovano fortemente in quella parte della sua produzione in cui emerge il confronto con la storia dell’arte, in particolare con la pittura antica, sviluppando, come è stato notato, un originale ‘accademismo rivitalizzato’.
Lo studio dell’arte antica, della pittura attraverso la copia e lo stesso esercizio pratico del ‘lavoro dell’arte’ tramite una meticolosa osservazione del vero o di quanto è stato realizzato dai maestri del passato, hanno costituito per Vaccari un fondamentale percorso formativo. Almeno da un punto di vista compositivo, alla base del forte senso narrativo della sua opera si crede in particolare debbano essere rintracciati elementi ‘barocchi’: per la forte componente spettacolare e per la stessa architettura visiva dell’immagine risolta nei movimenti, nelle pose delle figure e nella scelta dell”inquadratura’. Tali contaminazioni, nell’opera di Vaccari, derivano anche dalla fotografia, dal fumetto, dall’illustrazione e dal cinema.
Gli ultimi lavori realizzati dall’artista hanno come soggetto volti e ritratti di modelle, pugili, e personaggi dello spettacolo o della politica. Avviene ora un evidente cambiamento stilistico: la pennellata si fa materica, così da restituire il movimento e l’azione stessa del dipingere. Emerge il gesto che ha dato vita al segno, da intendersi come tracciato visibile di un percorso mentale, in grado di far affiorare quanto stava al di sotto della forma diligentemente compiuta. In queste opere, il brulicante groviglio pittorico, portato in primo piano, fa sì che quel senso di inquietudine che da sempre ha caratterizzato la sua produzione, non sia solamente concettuale, ma si mostri ‘formale’, concreto, fisicamente tangibile.

Riferimenti bibliografici: Vitale 1977; Bargiacchi 1982; Bonito Oliva 1983; Sgarbi 1989; Cobolli Gigli – Dell’Urso 1990; Gualdoni 1992; Gualdoni 1994; Wainer Vaccari… 1998; Bonito Oliva 2001; Teodoro 2004.

(Stefano Bulgarelli, 2008)