Modena, 1930
L’Associazione Amici dell’Arte, cui si devono i principali meriti nella promozione delle arti visive a Modena nel secondo dopoguerra, dedica al pittore Ermanno Vanni una mostra personale dal 2 al 12 aprile 1955 nella sede della Saletta del Caffè Nazionale. Emilio Mattioli, allora giovane studioso di estetica, scrive nel testo in catalogo: “Una giovinezza estrosa e scapigliata, una sensibilità pronta e vivace, un innato gusto del colore, una mano che plasma o disegna con la stessa disinvolta sicurezza sono le felici risorse di Ermanno Vanni.” L’artista si era diplomato nel 1947 all’Istituto d’Arte Adolfo Venturi di Modena, dove era stato allievo di Renzo Ghiozzi e di Pompeo Vecchiati.
I due maestri avevano stimolato l’arte di Vanni particolarmente verso ricerche sulla materia cromatica, che il giovane sviluppava in graffiti su vetro, dipinti a olio, tempere, monotipi, eseguiti con varianti sempre nuove nel procedimento. Studia alcuni anni all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove è allievo di Giorgio Morandi; come scrive Gabriella Guandalini, il paesaggio Case di campagna, 1958 (Modena, Raccolta d’Arte della Provincia) è eseguito sotto l’autorità del cromatismo smorzato e della purezza formale del maestro. Vanni inizia presto a esporre con frequenza: nel 1950 presenta la terracotta La vecchina alla Mostra del ventottesimo triennio della Società d’Incoraggiamento, nel 1952 espone con Mario Gherardini, Claudio Spattini, Alfredo Vanzetti, Ghigo Zanfrognini nel Palazzo Boschetti di Modena, nel 1953 è presente alla Mostra del ritratto femminile e alla mostra Bozzetti per una Natività entrambe ospitate nella Saletta del Caffè Nazionale di Modena. Nella stessa sede, espone alla collettiva Fiori nel 1954, quando partecipa anche al Premio Alvaro Fornieri e all’ottavo Premio Michetti di Francavilla al Mare (Chieti). Il 1955 è l’anno della prima importante mostra personale (cui si accennava all’inizio) allestita a cura dell’Associazione Amici dell’Arte che l’anno successivo curerà anche la mostra collettiva Paesaggi dell’Appennino, dove presenta un’opera. Nel 1957 espone alla galleria milanese “L’Annunciata” con una prestigiosa presentazione di Carlo Carrà. Ormai dai primi anni Cinquanta Vanni ammira e segue in modo speciale la pittura di Enzo Trevisi, che a Modena proponeva uno stile espressionista dalle forme allungate, bidimensionali, in una gamma di toni spesso contrastata, dall’effetto drammatico. Sotto l’ascendente delle figure allungate di Trevisi, Vanni concepisce una serie di dipinti con fanciulle adolescenti dai grandi occhi e dalle membra flessuose, le famose “fanciulle gatto”, secondo la definizione coniata da Enrichetta Cecchi nella recensione alla personale dell’artista inaugurata nel 1959 alla Galleria La Fontanella in via del Babuino a Roma. Vanni esegue anche paesaggi e nature morte di fiori in cui accentua gli studi sugli impasti di colore. Nel 1959 e poi nel 1960 è protagonista ancora di due mostre personali a Modena, una alla Saletta del Caffè Nazionale e la successiva nella sede dell’Università del Tempo Libero. Il nome di Vanni è ricordato nell’Albo d’oro dei vincitori del Premio Marina di Ravenna del 1959 quando si aggiudica il concorso estemporaneo a pari merito con Tino Pelloni. Gli anni Sessanta sono punteggiati di mostre ogni anno, grazie al proficuo legame con Aedo Galvani, direttore della Galleria La Fontanella di via del Babuino a Roma che promuove la carriera dell’artista per quindici anni. A contatto con gli artisti vicini a Galvani come Esodo Pratelli, che redige anche il testo per una sua mostra – Vanni sperimenta le proposte stilistiche più aggiornate, dall’astrazione, fino al realismo espressionista e deformante inaugurato da Francis Bacon. Il dipinto nella Raccolta Assicoop Figura si presenta infatti come una meditazione sulla pittura del grande artista anglosassone. In quegli anni Vanni acquista una buona notorietà, che si manifesta nel 1964 quando la Rai gli dedica un servizio nella trasmissione televisiva “L’Approdo” che trattava argomenti di arte e cultura. Nel 1965 gli viene conferita in Campidoglio la medaglia d’oro dal Presidente del Consiglio per la migliore esposizione in Via Margutta. Alla scomparsa di Galvani nel 1971 Vanni rientra in provincia di Modena, apre uno studio prima a Levizzano Rangone poi a Maranello e partecipa a mostre in città come quella allestita nell’Hotel Real Fini dal 15 al 28 marzo 1975 dal titolo Pittori Modenesi dall’800 ad oggi. Nel 1986 è protagonista con il musicista Emanuele “Shaddy” Sgarbi di una performance di pittura e musica nel Teatro Storchi di Modena, in cui l’artista sotto l’ispirazione della musica e delle percussioni esegue una grande tela. Nel 1991 espone nella Sala del Paradisino a Modena, poi nel 2000 nella Chiesa di S. Paolo. Con un’opera donata alla Biblioteca Estense figura tra gli artisti documentati nella mostra L’Estense ama gli artisti, gli artisti amano l’Estense tenuta nel maggio 2007 a cura di Paola Di Pietro, Milena Luppi, Milena Ricci e Sara Arduini. Dal 18 maggio al 9 giugno 2008 si tiene l’ultima importante mostra personale di Vanni, con più di ottanta opere esposte nelle sedi di Villa Rangoni Machiavelli di Pozza e del Palazzo Rangoni, nel Borgo Antico di Castelvetro.
Riferimenti bibliografici: Rassegna d’opere d’arte…1950; Bossetti 1952; I pittori modenesi … 1954; Vanni…1955; Mattioli 1955; Successo romano… 1956; La personale all’Annunciata…1957; Cecchi 1959; Al settimo Premio “Marina di Ravenna”…1959; Vanni 1960; Ermanno Vanni… 1961; Pittori Modenesi… 1975; Guandalini 1990, p. 196 nn. 107-108; La saletta degli amici dell’arte 1992, pp. 141-142 fig. 119; Ottocento e Novecento a Modena…1997, fig. 120-121 pp. 36 e 232; Barbieri 1997, pp. 39, 41, 43, 44, 45, 49, 50.
(Elisa Montecchi, 2010)