VECCHIATI POMPEO

Savignano sul Panaro (Modena), 1911 – Modena, 1985

L’esperienza artistica di Pompeo Vecchiati si svolge a Modena tra la fine degli anni Trenta e i primi anni Settanta. Pittore incline alla sperimentazione, sensibile agli stimoli dell’arte internazionale, è ispiratore – con il poeta e conoscitore d’arte Franco Allegretti (1915-1980) – dell’attività dell’Associazione Amici dell’Arte che con mostre e eventi di rilevanza nazionale è il cuore dell’aggiornamento artistico cittadino tra gli anni Quaranta e gli anni Settanta.Dopo gli studi con il professor Arcangelo Salvarani all’Istituto d’Arte A. Venturi di Modena, frequenta le lezioni di Virgilio Guidi (1891-1984) e Giorgio Morandi (1890-1964) all’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Dal 1938 al 1971 Vecchiati ricopre la cattedra di Decorazione Pittorica all’Istituto d’Arte A. Venturi mostrando grandi qualità didattiche. Già nel 1935 e nel 1936 si era distinto ai Prelittoriali della Cultura e dell’Arte, con opere a affresco, nel 1937 aveva partecipato ai Littoriali di Firenze e nel 1938 ai Littoriali Nazionali di Palermo nella sezione del Bianco e Nero. Tra gli anni Trenta e Quaranta Vecchiati dipinge principalmente a olio su cartone, con tecnica, colore e scelte figurative nello stile espressionista evidente anche nel Paesaggio nella Raccolta Assicoop.
Nel 1947 compie un decisivo viaggio a Parigi, dove approfondisce la pittura dei Fauves, in particolare e il colore vivo e brillante di Henri Matisse (1869-1954) e degli espressionisti, tra cui predilige Georges Rouault (1871-1958). Alla ricerca di effetti di colore infuocato e sgargiante Vecchiati a Parigi si accosta al monotipo, la speciale tecnica artistica che prevede un procedimento in due fasi: in un primo momento l’artista esegue un dipinto a tempera, olio o inchiostri grassi per tipografia, in secondo luogo procede alla pressione sul primo supporto dipinto, di un secondo foglio che così riporterà l’opera finale. La tecnica del monotipo produce esemplari unici e permette una notevole libertà interpretativa, Allegretti ad esempio ci informa che Vecchiati aveva variato il procedimento introducendo l’uso del linoleum. I monotipi di grandi maestri internazionali, prima Edgar Degas (1834-1917), poi Matisse e Rouault, arrivando fino a Joan Mirò (1893-1983), a Paul Klee (1879-1940) e più tardi alle “impronte” di Jean Dubuffet (1901 – 1985) spingono Vecchiati a esplorare le possibilità cromatiche e compositive, partecipando per la prima volta alla Biennale di Venezia del 1948 proprio con tre monotipi Moulin de la Galette (1947), Caffè di Parigi (1947) e Composizione (1947). Sarà presente a Venezia, ancora con monotipi, a tutte le quattro edizioni successive fino al 1956.
Nel 1962 è invitato alla XXXI Biennale con un gruppo di quindici disegni a colori esposti nella sala XXII del padiglione centrale, con notizia critica in catalogo di Allegretti. In questi lavori tra cui La scoperta dei numeri (1959) e la serie Le origini della vita (1951) la ricerca del colore fiammeggiante cede il passo a un nuovo interesse verso i temi dell’arte informale, dal segno primitivo dei graffiti alle possibilità poetiche generate dalla materia pittorica versata a macchie sul supporto. Il linguaggio informale stimola l’arte di Vecchiati per le nuove possibilità aperte all’espressione pittorica, piuttosto che per le teorie filosofiche e psicanalitiche che ne sono sottese. Questo appare evidente nelle parole di Allegretti in presentazione della mostra tenuta nel 1961 a cura dell’Associazione Amici dell’Arte di Modena dal titolo Opere inedite di Pompeo Vecchiati: “E’ dunque accaduto che, in lui, anche quelle ricerche formali (o, come si pretenderebbe “informali”), che tormentano tanto a fondo l’arte contemporanea hanno subito lasciato cadere la pretesa di sospingersi fino ai limiti dell’inesprimibile. Uomo di altra fede egli non avrebbe mai potuto impegnarsi nel suo lavoro quotidiano come in una pratica magica, in un magico rito; […] Ecco perché anche la macchia e il segno hanno senz’altro rinunziato, in queste sue opere più recenti, a sopportare il peso di significati troppo vaghi, o troppo vagamente allusivi […]”.
Accanto alle mostre curate dall’Associazione Amici dell’Arte (1947, 1948, 1952, 1956, 1957, 1961, 1962, 1969), e le sei presenze alla Biennale di Venezia (1948, 1950, 1952, 1954, 1956, 1962) occorre ricordare la premiazione alla VI Quadriennale Nazionale di Roma nel 1951, la presenza alla VII Quadriennale del 1955 e all’VIII del 1959. Espone in mostre collettive e personali quasi ogni anno dal 1938 al 1972. Nel 1980, 1981 e 1983 la Galleria La Nuova Mutina gli dedica tre retrospettive.
Vecchiati si spegne nel 1985; un anno dopo la Galleria Civica di Modena gli dedica una mostra nella Chiesa di S. Maria delle Grazie “Paradisino” a cura di Walter Guadagnini e Mario Bertoni. Un ricco nucleo dell’opera grafica dell’artista è ora conservato nella Raccolta del Disegno Contemporaneo presso la Galleria Civica di Modena.

Riferimenti bibliografici: Prelittoriali della Cultura e dell’Arte…1935; M.N., L’inaugurazione della mostra dei Prelittoriali… 1936; Al R. Istituto d’Arte “A. Venturi… 1937; G.U.F. “Manlio Pistoni”. L’Attività delle sezioni…1938; XXIV Biennale di Venezia. Catalogo 1948, p. 162; Pompeo Vecchiati alla Saletta 1956; Bergonzoni 1961; Cecchi 1961; Guadagnini – Bertoni 1986; Guandalini 1990, pp. 152-155; La saletta degli amici dell’arte 1992, pp. 108-109, 121-122, 133, 147; Battistini 1992; Artisti Modenesi alla Biennale… 1993, p. 99-102; Ottocento e Novecento a Modena…1997, pp. 188-192; Fuoco 1998 (con bibliografia e esposizioni); Raimondi – Zanfi 1999, pp. 162-163.

(Elisa Montecchi, 2010)