VELLANI MARCHI MARIO

Modena, 1895 – Milano, 1979

Mario Vellani Marchi nasce a Modena il 4 agosto 1895 da Geminiano Vellani e Clotilde Marchi; frequenta tra 1910 e 1915, ricevendo costantemente premi, il Regio Istituto di Belle Arti di Modena; nel 1914 partecipa al Concorso Poletti con lo pseudonimo ‘Ars-Labor’, presentando come saggio Antigone che accompagna Edipo cieco (Raccolta Assicoop Modena – Unipol) e La guerra-frammento decorativo come ex tempore (Modena, Archivio Storico del Comune, Atti amministrativi, 1914, b. 716, Eredità), ottenendo il secondo premio. Allo scoppio del primo conflitto mondiale è richiamato alle armi e solo dopo il congedo, nel 1918, si iscrive nuovamente al Regio Istituto di Modena per terminare l’ultimo anno di studi sotto la guida di Camillo Verno (Modena, Archivio di Stato, Fondo Istituto d’Arte A.Venturi, busta b. 179, Ruolo degli alunni ammessi al Regio Istituto di Belle Arti in Modena).
Ha così occasione di frequentare Pio Semeghini e Augusto Zoboli, con i quali intraprenderà il primo viaggio veneziano. Del 1919 è la partecipazione a Reggio Emilia alla Mostra Nazionale d’Arte fra ex-combattenti e, dell’anno successivo, l’esposizione di Mirka (acquistata dal Municipio di Modena) alla Mostra Mutina Ars e l’abilitazione all’insegnamento del disegno. Al 1921 risale l’incontro con Giuseppe Graziosi – ricordato da Vellani Marchi come il mio maestro che lo avvicina alle tecniche di stampa e lo sprona a partecipare con le proprie litografie alle mostre nazionali di Verona e Bologna. Nel 1922 fonda a Modena, insieme a Casimiro Jodi, la rivista satirica illustrata ‘Il gatto bigio’ e partecipa a Firenze alla Mostra degli Illustratori e Decoratori del libro; da questo momento l’illustrazione rappresenta una costante nella produzione artistica di Vellani Marchi che realizza, tra l’altro, svariate copertine di pubblicazioni preziose come, ad esempio nel 1928, quella del volume di Ugo Nebbia La XVI esposizione internazionale d’arte Venezia MCMXXVIII. Indubbiamente la Biennale di Venezia è un punto fermo del curriculum espositivo del maestro, con ben undici presenze in ventisei anni (nel 1924, costantemente tra 1928 e 1942, poi nel 1948 e nel 1950): partendo dall’acquaforte La Salute del 1924 soggetto rappresentato anche a olio (Modena, Raccolta Assicoop-Unipol) espone un numero sempre crescente di opere, fino ad arrivare alla personale del 1936. Parallelamente, in ambito locale, partecipa a otto edizioni della Triennale della Società di Incoraggiamento di Modena tra il 1912 e il 1965. Tuttavia, il punto di svolta della carriera dell’artista si può far risalire al 1924, quando questi tiene la sua prima personale al Cenacolo del Francia a Bologna e riceve da Pieretto Bianco la commissione delle scenografie del Teatro alla Scala di Milano. Risalgono al medesimo periodo anche i primi contatti, insieme all’amico Pio Semeghini, con l’ambiente di Burano e con casa Moggioli che presto diviene il luogo di incontro degli artisti della ‘Scuola di Burano’. Nel 1925, dopo la vittoria della medaglia d’oro alla Biennale di Brera, si trasferisce definitivamente a Milano; da questo momento Vellani Marchi sdoppia la propria residenza, trascorrendo il maggior tempo possibile nella serenità di Burano e il rimanente nella frenetica Milano. Nel 1926 inizia le collaborazioni con il ‘Corriere della Sera’ e ‘L’Illustrazione Italiana’; con Orio Vergani è tra i fondatori del Premio Letterario Bagutta e, in occasione della sua personale alla saletta della rivista ‘Lidel’, rinsalda i rapporti con il gruppo novecentista oltre a partecipare alle mostre di Torino, Firenze, Roma e New York. Nel 1927 inizia a insegnare all’Istituto di Arti Decorative di Monza, tiene una personale presso la Galleria Bracco di Brescia ed espone a Milano, Torino, Roma e Lipsia; del 1928 è la partecipazione alla mostra Artisti di Bagutta e del 1929 le mostre di Milano, Bologna, Barcellona e Zurigo. A questo periodo risalgono due bozzetti (Modena, Raccolta Assicoop-Unipol) probabilmente realizzati nell’ambito di uno studio scenografico. Gli anni trenta e i primi anni quaranta sono caratterizzati dall’assidua presenza ai principali avvenimenti artistici nazionali e internazionali; nel 1934, in qualità di inviato del ‘Corriere della Sera’, realizza un reportage grafico esposto nel 1940 alla Mostra Triennale delle Terre d’Oltremare di Napoli; mentre nel 1935, a Parigi, è coinvolto nell’ambito della rassegna L’Art italien des XIX et XX siecle. Il secondo lustro degli anni trenta è segnato dagli appuntamenti internazionali del Carnegie Institute di Pittsburgh, dell’Esposizione Universale di Parigi dove espone Settembre nell’orto grande a Burano che ottiene la medaglia d’argento e della mostra presso l’Accademia Prussiana di Berlino; inoltre gli ultimi anni trenta sono caratterizzati dagli appuntamenti nazionali della personale di incisione presso la Galleria di Roma, dalle due Permanenti di Milano nella qual occasione vince il premio Emilio Malerba e dalla prima mostra del Paesaggio Ligure che gli vale il premio Bagutta-Spotorno. A questa altezza temporale risale il paesaggio dai toni chiari e squillanti Vigneto d’autunno a Torcello (Raccolta Assicoop Modena – Unipol). Durante il conflitto, tra 1943 e 1946, il maestro si ritira completamente a Burano; a questo periodo rimontano opere che hanno come soggetto le merlettaie (uno studio per Merlettaie è conservato di nuovo nella Raccolta Assicoop Modena – Unipol). Risalgono al 1941 e al 1954 le due mostre personali organizzate dalla Galleria Gian Ferrari di Milano; del 1947 e del 1952 le personali presso la Galleria del Naviglio a Milano, del 1948 la personale presso la Galleria Barbaroux e del 1949 la mostra ‘Pittori di Bagutta’ tenutasi presso la Saletta di Modena; al 1949 risale anche il viaggio in Marocco come inviato di ‘Fortune’. Datano 1952 la personale alla Saletta degli Amici dell’Arte di Modena e la mostra ’25 anni di Bagutta’ presso il circolo della Stampa di Milano. La Galleria Ponte Rosso di Milano dedica due personali al maestro nel 1976, nel cinquantesimo del Premio Bagutta, e nel 1979, anno in cui anche la Città di Modena tributa il proprio omaggio all’illustre concittadino con una retrospettiva presso la Sala Poletti del Palazzo dei Musei. Pochi giorni dopo l’inaugurazione della mostra modenese, il 4 ottobre 1979, Mario Vellani Marchi muore nella sua casa milanese.

Riferimenti bibliografici: Alla mostra…1920; Radius 1956; Ghilardi 1987; Bertoni 1992, pp. 133-134, 139-140; Gualdoni, Vellani Marchi… 1994; Fuoco 1999; Pontiggia 2006; Stefani (scheda) in Piccinini – Stefani 2007, pp. 6-14; Virelli (scheda) in Piccinini – Stefani 2007, pp. 21-22.

(Elisa Bellesia, 2008)