Modena, 1925 – 1995
Negli anni Quaranta Venturelli frequenta all’Istituto d’Arte “Adolfo Venturi” le lezioni di Arcangelo Salvarani, da cui deriva abilità nella tecnica dell’acquerello. Segue l’insegnamento di Renzo Ghiozzi e Kathy Castellucci, con cui nel 1943 compie un viaggio di studio a Roma, conoscendo così da vicino i principali esponenti della Scuola Romana, Mario Mafai e Antonietta Raphaël. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale si esercita sui temi della pittura espressionista della Scuola romana durante le lezioni di Ghiozzi, divenute ormai luogo di incontro non soltanto per docenti dell’Istituto d’Arte come Pompeo Vecchiati o Claudio Spattini e allievi come Ermanno Vanni, ma anche per pittori affermati come Marino Quartieri, Vittorio Magelli.
Si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bologna ai corsi di Virgilio Guidi e Giorgio Morandi, poi comincia la carriera nell’insegnamento: prima al Liceo Artistico di Bologna e all’Accademia di Carrara e infine, dal 1974 al 1996, sulla cattedra di Pittura dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. La prima attività di Venturelli è legata alla sintonia e all’amicizia con Spattini, l’assistente di Ghiozzi all’Istituto d’Arte Venturi, che dalla metà degli anni Quaranta condivide col più giovane uno studio in via Sgarzeria. Nella primavera del 1948 i due sono protagonisti insieme a Enzo Trevisi di una tra le prime mostre allestite a Modena presso il Caffè Nazionale dall’Associazione Amici dell’Arte. Venturelli partecipa a altre mostre promosse dalla stessa importante Associazione culturale modenese, tra cui il Premio La Saletta (24-31 ottobre 1948), Vedute di Modena (24 dicembre 1948-2 gennaio 1949), Mostra del ritratto femminile (1-12 gennaio 1953), Bozzetti per una Natività (19-29 settembre 1953). E’ presente anche alla mostra della Società d’Incoraggiamento del 1945 e a numerose esposizioni del Sindacato Belle Arti (1947, 1949, 1951, 1964). Fino alla metà degli anni Sessanta Venturelli frequenta prevalentemente mostre collettive di respiro locale come rassegne sul ritratto e sul paesaggio (Mostra del Ritratto 1954; Il Concorso di pittura paesaggio vignolese 1952), eventi legati a manifestazioni fieristiche (1961), gare di pittura estemporanea (1964). In quel periodo la pittura di Venturelli, dopo qualche prova post-cubista, comune tra gli artisti modenesi della generazione, elabora uno stile espressionista, dove il colore squillante e il contrasto dei toni raccontano gli elementi del reale, svelandone accenti ora malinconici (Ritratto di Claudio Spattini, 1960, Collezione Spattini; Ritratto di ragazza, 1962, Modena, Collezione Venturelli), ora tragici (La strega, 1948, Parma, Collezione Spattini) o infine grotteschi. Nell’aprile 1965 la prestigiosa Galleria Il Babbuino di Roma gli dedica una mostra personale con una retrospettiva sui primi anni di attività; da quella nasceranno numerosissime altre occasioni, come la mostra del 1966 alla Galleria d’Arte 32 di Milano con una testimonianza di Aligi Sassu (1912 – 2000). Espone a Parma, Bologna e Modena legandosi agli importanti galleristi cittadini Marco Cadalora della Galleria La Sfera e Mario Roncaglia della Galleria Mutina. Roncaglia era in contatto con pittori come Renzo Vespignani (1924 – 2001), Gianfranco Ferroni (1927-2001), Giuseppe Guerreschi (1929-1985), gli interpreti della “Nuova Figurazione”, il vasto movimento che dalla metà degli anni Sessanta proponeva una ripresa degli elementi figurativi tradizionali del realismo per superare l’estetica Informale. Come evidenziano i critici del tempo, in particolare Luciana Leonelli ma anche gli studiosi di oggi (ad esempio Nadia Raimondi e Gabriella Roganti, curatrici della mostra tenuta nel 2004 alla Galleria Civica di Modena, Mario Venturelli Antologica) la conoscenza del nuovo filone produce un’evoluzione nell’arte di Venturelli che sviluppa i temi onirici e carichi di dolore esistenziale tipici della sua sensibilità, in un nuovo stile di pittura dove il disegno ha un contorno più definito, il colore diventa meno chiassoso; come in Mio padre (1967, Modena, Collezione privata) o nel dipinto nella Raccolta Assicoop, Il gatto nero del 1966 – tra i più celebri tra quelli eseguiti dall’artista in quel momento.Dagli anni Settanta Venturelli predilige sempre più soggetti dove non compare più la figura umana, si tratti di paesaggi o delle numerose nature morte eseguite in strati sovraccarichi di materia pittorica. Occorre infine ricordare che Venturelli coltiva per tutta la vita un’amicizia fraterna con il poeta amatore d’arte Don Casimiro Bettelli, che ha costruito una collezione di preziose opere grafiche, ora giunte per testamento all’Arcidiocesi di Modena e Nonantola in deposito alla Galleria Civica di Modena. Bettelli redige i testi per numerosi cataloghi di mostre dell’amico Venturelli, nel 1987, nel 1990, nel 1992, nel 1995. Venturelli muore nel 1999 nella sua casa di Tre Olmi, presso Modena.
Riferimenti bibliografici: Lusardi 1947; Melli 1949; Premiati quattro modenesi…1949; Totti 1949; Quattro artisti… 1951; Mostra d’arte… 1951; Il Concorso di pittura…1952; Bertacchini 1953; Notiziario d’arte…1954; G.B., Sempre nel quadro delle manifestazioni fieristiche…1961; Successi modenesi di pittura estemporanea…1964; Mario Venturelli. Foglie e melograni…1987; Paesaggi e nature morte… 1990; Guidetti Roli 1976; Barbieri 1997, pp. 8, 29, 30, 41, 39; Ottocento e Novecento a Modena…1997, p. 241; La collezione don Casimiro Bettelli 1999, p. 76; Raimondi – Roganti 2004; La collezione don Casimiro Bettelli 2009, p. 132, 106-107
(Elisa Montecchi, 2010)