Mesola, Ferrara, 1904 – Venezia, 1994
Il recente acquisto da parte di Assicoop, in due distinte aste veneziane, dei dipinti La chiesa sul lago e Fondamenta Spirito Santo a Venezia permette di meglio ricostruire l’opera di uno di quegli artisti ferraresi che nel corso del Novecento hanno costituito un legame tra la tradizione ferrarese e il cromatismo lagunare; a partire dal grande De Pisis, per giungere a Cattabriga, Capuzzo e Silvan Ghigi. Artisti ferraresi che hanno studiato presso l’Accademia veneta, dipinto calli e canali, squeri e chiese sull’acqua o che sono voluti vivere stabilmente a Venezia: nel caso di Rino Villa, per tutto il corso di una lunghissima esistenza.
Nato nel Basso Ferrarese, a Mesola, come il più anziano pittore Cesare Laurenti (che forse lo incoraggiò e protesse), Villa si trasferì ben presto a Venezia, città in cui espose alle più importanti rassegne, dalla Biennale (cinque edizioni) alle collettive di Cà Pesaro, tra il 1923 e il 1965. Il mesolano fece parte di quel gruppo di giovani artisti, che seguendo le indicazioni dell’amatissimo Pio Semeghini, rinnovarono in chiave postimpressionista e chiarista la tradizione paesaggistica veneziana, non sfigurando egli affatto accanto agli esempi offerti da Seibezzi, Mori, Ravenna, Dalla Zorza, Da Venezia, Cobianco.
Scrisse giustamente lo scrittore Diego Valeri, presentando una sua mostra personale al Circolo della Stampa di Bologna nel 1934: “una nota gentilezza veneziana è in cima ad ogni suo canto, qualunque sia il tema”, a voler sottintendere il lieve quanto vibrante cromatismo, il disegno abbozzato con toni leggiadri quanto incisivi, il peculiare senso atmosferico. Nel contempo, il pittore mesolano non trascurava i collegamenti culturali con la provincia natìa: nel 1928 egli partecipò con tre paesaggi veneti alla mostra d’arte della cosiddetta “Settimana Ferrarese” e nel 1935 aderì alla Regionale allestita nel Palazzo Sant’Anna di Ferrara, presentando paesaggi lagunari e goriziani.
Vennero poi i dolenti anni di guerra, di cui è efficace testimonianza il dipinto La chiesa sul lago, forse il Garda, evocando così efficacemente le tragiche mestizie del periodo della repubblica salotina: il taglio prospettico-compositivo di Villa è comunque robusto e sapiente. Ad un momento più sereno corrisponde l’altro dipinto, un soggetto lagunare del 1946, ripreso nel sestiere di Dorsoduro ed oggi nella Raccolta Assicoop: le barche in navigazione, la chiesa appena scorciata, l’ombra in primo piano, il cielo denso, nell’alveo della pittura paesaggistica veneziana più consolidata, con rimandi sapienti a moduli baroccheggianti o impressionistici.
Rino Villa nel dopoguerra ottenne il prestigioso Premio “Burano” nel 1954 e una medaglia d’oro a quello dedicato alla Riviera del Brenta, ma partecipò altresì alla Quadriennale di Roma del 1948;
fece inoltre parte con una ventina di colleghi pittori veneziani dell’”Ordine della Valigia”, che voleva confermare la fedeltà al credo figurativo, contrapponendosi a quello di Vedova e degli Informali. Furono questi gli episodi più salienti di una tranquilla esistenza a base di un tran tran esercitato nella resa quotidiana del paesaggio (e nell’esecuzione di qualche ritratto), l’allestimento di rare personali, gite nelle isole lagunari o nell’entroterra mestrino, le fervide discussioni con gli amici pittori, ostinatamente tradizionalisti come lui. Suoi dipinti a tema paesaggistico si trovano nella Galleria di Ca’ Pesaro a Venezia, al “Museo del Paesaggio” di Torre di Mosto, nella collezione d’arte Fioretti-Paludetti collocata presso il Comune di Vittorio Veneto.
Riferimenti bibliografici: D. Valeri, Rino Villa, Bologna, 1934; Omaggio ai pittori della Valigia, a cura di Marco Dolfin, Mestre, 2018.
Lucio Scardino (2021)