Modena, 1905 – Firenze, 1981
Nasce a Modena il 30 ottobre 1905. Si forma all’Accademia di Firenze dove studia scultura e apprende le tecniche di incisione, grazie all’insegnamento del Graziosi. Nel 1929, terminati gli studi, tenta la via del Pensionato Poletti per la scultura, ma al concorso arriva secondo dietro Bruno Semprebon (Modena, Archivio Storico del Comune, 1929, b. 1239, Eredità). Nel 1930 comincia a esporre in città guadagnandosi i titoli dei giornali insieme ai più anziani Baracchi e Forghieri; in questa occasione presenta tre ritratti e un gruppo, che nel titolo, Armonie agresti, richiama le contemporanee ricerche del Graziosi sul mondo rurale, ricerche che da diversi anni trovavano ampia eco in città.
Lo stesso anno si rivela importante anche per l’esordio in due importanti manifestazioni alle quali non mancherà di partecipare negli anni a venire. Dapprima espone alla Triennale della Società d’Incoraggiamento, manifestazione di ambito locale, ma ancora importante per un giovane artista, dall’altro si affaccia sul mercato internazionale grazie all’invito che gli giunge da Venezia per partecipare alla Biennale d’arte. Nel 1933 ottiene il primo importante riconoscimento, ancora una volta alla Triennale modenese, con l’aggiudicazione della medaglia d’argento del Re d’Italia. L’anno seguente risulta caratterizzato da numerose partecipazioni a esposizioni in tutto il paese: oltre alla Biennale veneziana, dove presenta le prime acqueforti del ciclo dedicato alla Via Crucis, espone a Piacenza e Firenze dove consegue, rispettivamente, una medaglia d’oro da parte della Provincia di Modena e il titolo onorifico di Littore della scultura. Nello stesso anno partecipa anche alla mostra interprovinciale di Bologna in cui ripresenta La bagnante (Raccolta Assicoop Modena Unipol), già esposta alla Mostra interprovinciale sindacale di Piacenza, in vendita per la somma di duemilacento lire. La statua ben si inserisce nelle ricerche di questo decennio per il marcato recupero della tradizione scultorea italiana, parallelamente a quanto vanno mostrando gli artisti legati al movimento novecentista. Nella piccola scultura bronzea la testa, un po’ fuori tono per la marcata mascolinità del prototipo, pare essere desunta da modelli donatelliani, mentre il resto del corpo mostra un recupero del classico filtrato probabilmente attraverso la conoscenza della plastica cinquecentesca, come fa ritenere la forma allungata e sinuosa della figura, memore forse dei bronzetti di Alessandro Vittoria. La scultura è da identificarsi probabilmente anche con l’opera dal medesimo titolo esposta all’VIII Quadriennale romana del 1959, altro appuntamento spesso frequentato dall’artista. La partecipazione a mostre collettive in questi anni si fa intensa: nel ’35 prende parte alle Celebrazioni Tassoniane con alcune acqueforti e con il bronzo Nausicaa, riferimento alla classicità ma attraverso modi prossimi al Graziosi, poi, l’anno seguente presenta un Cristo deposto alla Triennale modenese e l’Atleta alla Biennale di Venezia, opera che ricorda nuovamente la retorica del regime. Nella stessa manifestazione alcune sue acqueforti vengono acquistate dalla Galleria civica d’arte moderna di Torino. Nel ’37 presenta a Berlino una stampa tratta da Virgilio, I re pastori (Modena, Raccolta della Provincia), che nel 1938 viene acquistata a Bologna dall’ente provinciale modenese. Il tema, che si inserisce nell’alveo delle celebrazioni della romanità, viene demitizzato da un segno vivace richiamante esperienze espressioniste alla Ensor. Nel 1938 realizza la prima opera pubblica di un certo rilievo: la lunetta della loggia del Palazzo Comunale di Modena raffigurante un’Allegoria del lavoro. Per un’opera di carattere ufficiale ancora una volta sceglie di aderire a istanze novecentiste, col suo recupero di modelli rinascimentali. Nel 1941 assume incarichi di docenza all’interno dell’Accademia fiorentina in qualità di assistente di Italo Griselli, anch’egli autore di opere legate all’illustre tradizione fiorentina. L’attività espositiva di Zamboni continua anche negli anni a cavallo della guerra, il cui impatto sull’artista è ravvisabile nella serie dell’Apocalisse, coi suoi forti contrasti chiaroscurali e l’abbondante ricorso a linee spezzate. La serie, che ha una genesi piuttosto lunga, viene presentata per la prima volta alla Biennale del 1948 e quindi anche alla successiva edizione del 1950. Nel 1949 Franco Allegretti ne espone alcuni pezzi alla Saletta, in occasione di una monografica dedicata all’artista. Dopo la guerra le occasioni per la realizzazione di grandi opere di scultura monumentale si fanno più frequenti, anche se non tutti i progetti vedranno in seguito la luce. Partecipa al primo concorso per le porte della Basilica vaticana ottenendo una lusinghiera medaglia d’argento, poi, qualche anno più tardi, realizza un’altra opera pubblica per la città natale: il rilievo scolpito dell’Istituto provinciale per l’infanzia, per il quale adotta ancora una volta riconoscibili moduli rinascimentali. Nel 1960 si sposta a Finale Emilia per collaborare alla realizzazione del monumento Agnini, del quale esegue tre rilievi bronzei, notevoli per l’effetto bidimensionale. L’esperienza romana viene replicata anche a Modena nel 1972-73 e con ugual fortuna. Viene infatti chiamato dal Capitolo metropolitano, insieme ad altri, a fornire un progetto per la realizzazione di porte in bronzo per la Cattedrale. Zamboni elabora due disegni, conservati, per il solo portale principale e quattro bozzetti, non rintracciati. Nel primo progetto il portale risulta caratterizzato dalla presenza dei simboli eucaristici, e di una croce fra pecore che si abbeverano. Nel secondo invece la superficie risulta divisa in sedici formelle, otto delle quali con simboli evangelici e quattro con rosoni, a richiamare gli stipiti. I progetti vengono però ritenuti troppo costosi e accantonati (Modena, Archivio Capitolare, Miscellanea, 1976, b. 62, Duomo/porte). Nel 1981 Dante Zamboni muore a Firenze, città dove ha sempre mantenuto la propria residenza e l’attività.
Riferimenti bibliografici: A. Z. 1930, p. 2; La mostra d’arte…1930; Alla XXIII Triennale…1934; Dante Zamboni…1934; Premi e acquisti…1934; Fanfulli 1934; Nannini 1936, p. 328; Allegretti 1949; VIII Quadriennale…1959, p. 343; Carro – Nasi in Guandalini 1990, p. 197, n. 112; Fuoco 1993, pp. 73-76; Martinelli Braglia 1997, pp. 111-112; Stefani in Piccinini-Rivi 2001, pp. 105-117.
(Tomas Fiorini, 2008)