BOSCHI ACHILLE

Tra le recenti acquisizioni nella Raccolta Assicoop sono da considerare le presenti tre tele applicate su cartone raffiguranti soggetti antichi. La tela di maggiori dimensioni, Festa di primavera nell’antica Roma, raffigura, al limitare di una città che potrebbe alludere nelle intenzioni dell’autore all’antica Roma, l’accoglienza festosa e trionfale da parte degli abitanti di altri uomini, sopraggiunti a cavallo. Le due tele più piccole,Amazzoni a caccia e Amazzoni a caccia di un cervo, propongono invece scene di caccia con amazzoni. È evidente che le due scene laterali costituiscono il pendent l’una dell’altra, presentando oltre che lo stesso soggetto, simile impostazione compositiva e analoghe modalità stilistiche; è altrettanto evidente che dovessero costituire le due parti laterali di un insieme più articolato: propongono infatti le rispettive figure in posizioni visivamente tendenti in un caso a destra, nell’altro a sinistra, guidando dunque lo sguardo verso uno spazio esterno alle due tele, da porre plausibilmente in un centro tra esse.

Si propone a questo punto di considerare la scena con festa in antica città quale elemento centrale di un trittico, successivamente smembrato, che vedeva appunto ai suoi lati le due scene di caccia. Alcuni dati materiali confermano tale ipotesi: la tela, molto fine, è infatti la stessa nelle tre opere; Il colore oro (poi coperto dal moderno paspartout) nella tela grande posto di contorno all’ovale della scena è lo stesso che è possibile vedere, anche se per piccole tracce, sui bordi delle due scene più piccole, ritagliate in seguito probabilmente da un incauto antiquario. Stabilita dunque l’unità dell’opera nella sua originale articolazione a trittico, come in uso con certa frequenza tra fine Ottocento e Primo Novecento, occorre considerare il problema della paternità delle tre tele. La tela centrale è firmata da Achille Boschi, e anche per riscontro stilistico sull’opera non è dato dubitare dell’autenticità della firma. Non sono invece firmate le due scene laterali (comprensibilmente, visto la loro funzione complementare).

È stato opportunamente osservato di recente da studiosi come rispetto alla tela centrale la composizione delle scene laterali cambi radicalmente, sviluppandosi in verticale, con soluzioni di notevole efficacia soprattutto nella rappresentazione dei cavalli. Ciò potrebbe in effetti rappresentare un ostacolo nel riconoscimento di una stessa mano in tutte e tre le tele del trittico. Si propone d’altra parte in questa sede di vedere nelle scene laterali la trasposizione di un originale settecentesco (oppure ottocentesco di ripresa settecentesca), probabilmente da un’incisione, come ne circolavano tante nelle riviste fra Otto e Novecento. Il riferimento ad un repertorio neosettecentesco o direttamente settecentesco nelle due tele laterali sembra fra l’altro confermato oltre che dall’andamento compositivo dai panneggi a cartoccio delle diverse figure, mentre l’ipotesi della trasposizione da incisione è avvalorata anche dalla chiara presenza di un ben delineato disegno di preparazione sulla tela. Secondo chi scrive tutte e tre le tele del trittico sono dunque da riconoscere come di mano di Achille Boschi, e le differenze di impostazione sono da riferirsi a una consuetudine eclettica (in questo caso in effetti molto disinvolta, a scapito dell’unità e organicità dell’opera) che caratterizza anche il lavoro di questo artista.

Spingono decisamente in direzione del riconoscimento di un unico autore la comune tavolozza caratterizzata da una cromia vivace e luminosa, nello stesso tempo da una stesura in più parti a piccoli tocchi e più distese pennellate di colore diviso, come la pratica del Divisionismo e più in generale di varie tendenze post-impressioniste andavano suggerendo tra gli ultimissimi anni dell’Ottocento anche a Modena. Si propone di datare il trittico di Boschi al primo decennio del Novecento.

(Luciano Rivi, 2013)