progetto un'idea di modena

Un’idea di Modena. Testimonianze artistiche e fotografiche fra Otto e Novecento dalla Raccolta Assicoop e dal Fotomuseo Giuseppe Panini.

La mostra è allestita presso l’Ex Ospedale Sant’Agostino, aperta dal 19 giugno al 17 luglio 2011, ed è stata realizzata grazie alla collaborazione fra Assicoop Modena&Ferrara e la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena/Fondazione Fotografia, con il contributo del Museo Civico d’Arte. La mostra resterà aperta da domenica 19 giugno a domenica 17 luglio 2011 nei seguenti orari: giovedì e venerdì ore 16.00 – 19.00; sabato e domenica ore 11.00 – 19.00; chiuso da lunedì a mercoledì. Ingresso libero

Il percorso espositivo si incentra sull’immagine di Modena tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento: come era e come veniva rappresentata da artisti e fotografi modenesi. Un confronto tra diversi punti di vista nell’interpretazione figurativa di un periodo storico caratterizzato da grandi mutamenti.

la mostra in sintesi

“Qualsiasi dipinto di qualità racconta in un qualche modo la storia della città in cui l’artista opera; quelle opere che raffigurano monumenti, attività, scorci della città e del territorio lo fanno almeno due volte: perché rappresentano un passato che altrimenti risulterebbe più difficile documentare; e perché costituiscono la traccia di un modo sempre diverso di vedere la città e il territorio, esprimono l’idea (per immagini) che ci si forma del luogo in cui si vive. La proposta di sviluppare una mostra che documenti la storia delle nostre comunità mediante il quadro e la fotografia, unendo gli intenti di due entità quali Fondazione Cassa Risparmio di Modena e Assicoop, affiancate dall’istituzione cittadina del Museo Civico d’Arte, ci ha pienamente coinvolti e convinti” spiega Milo Pacchioni, presidente di Assicoop Modena&Ferrara. “Un’idea di Modena”, in riferimento alle possibilità documentarie della Raccolta Assicoop, (certamente parziali ma significative), racconta come artisti, fotografi e intellettuali modenesi hanno guardato alla loro città e al territorio nel corso del tempo, come l’hanno interpretata e quali particolari hanno ritenuto significativi: i monumenti, l’attività e la vita cittadina, i borghi, il lavoro e la vita dei campi.

Non considera dunque tanto i cambiamenti architettonici e urbanistici, che pure costituiscono un importante riferimento; cerca piuttosto di mettere a fuoco alcuni dei modi in cui in questo periodo la città e il territorio hanno voluto raffigurarsi, per via pittorica e fotografica, in una sorta di autocoscienza non necessariamente sempre coincidente con quanto descrivibile attraverso dati di ordine urbanistico, economico o sociale. Il punto di partenza, per intenzione iniziale del progetto, è costituito dalle testimonianze figurative provenienti da specifiche realtà collezionistiche e documentarie modenesi: dipinti e stampe provengono infatti esclusivamente dalla Raccolta Assicoop Modena & Ferrara (già Assicoop Modena), mentre le fotografie provengono dalla raccolta del Fotomuseo Giuseppe Panini di Modena e dall’Archivio fotografico del Museo Civico d’Arte di Modena. Quella che scaturisce è un’immagine di Modena sospesa tra passato e futuro, tra sensibilità neoromantiche di esaltazione dalle vestigia medievali e la spinta propulsiva di un primo Novecento attratto dal progresso e dall’industrializzazione, guidato dalla borghesia in ascesa e da nuovi concetti di pianificazione urbana. Tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, infatti, Modena è investita da una continua e straordinaria trasformazione: dopo oltre mille anni vengono abbattute le mura, e la città – perduto il simbolo della sua antichità – è chiamata a riflettere sul suo futuro, interrogandosi su quali tracce salvare del suo passato. In un periodo di transizione qual è quello che la città sta vivendo, maturano, convivono e si alternano visioni antitetiche, tra l’iconografia compiaciuta della piccola e operosa comunità paesana, con la sua Piazza Grande e il suo mercato contadino (es. Mario Vellani Marchi, Veduta di Piazza Grande con il mercato 1925), e un’esigenza di modernità ancora poco definita, incerta se ricercare i suoi prodromi nella magnificenza dei monumenti medievali, illustri raffigurazioni di un passato glorioso ed austero (es. Ubaldo Magnavacca, Absidi dell’abbazia di Nonantola), o se lanciarsi nell’atmosfera europea della Belle Epoque, traslandola in un’architettura urbana improntata al decoro cittadino e alla necessità di spazi verdi per il nuovo tempo libero della classe borghese e metropolitana (es. Augusto Zoboli, Palazzina dei Giardini 1919).

Incrociando la prospettiva pittorica, quella fotografica e quella letteraria, a seconda del momento, risulta che le diverse pratiche della rappresentazione trovano punti di assoluta coincidenza o, al contrario, divergono profondamente: se da un lato, infatti, esistono momenti storici in cui la pittura si attiene alla fotografia in quanto strumento più scientifico (es. confronto fra l’olio su tela di Raimondo Muratori “Vicolo del bue” del 1873, e la fotografia “Vicolo del bue” sempre databile nel 1873, di autore sconosciuto), ve ne sono altri in cui le due arti hanno ruoli complementari: tra la prima e la seconda guerra mondiale, ad esempio, la fotografia è più attenta alle cronache cittadine, mentre la pittura torna ad occuparsi dei paesaggi della provincia, in una riflessione più distaccata e di astrazione rispetto alla realtà sociale ed economica.

La mostra “Un’idea di Modena” è composta da 32 dipinti provenienti dalla Raccolta Assicoop Modena&Ferrara (composta oggi da oltre 450 opere di pittura, scultura e grafica di oltre 80 artisti modenesi dell’Ottocento e del Novecento) e 25 fotografie del Fotomuseo Giuseppe Panini o del Museo Civico d’Arte. Completano il percorso di analisi e di riflessione sulle testimonianze pittoriche e fotografiche due riviste modenesi, senza dubbio rappresentative in particolare del periodo tra le due guerre: “Mutina” e “La settimana modenese” .

articoli correlati